Speciale

Minimo comun denominatore

18 Agosto 2011

Cerco di trovare sempre dei legami. Fra le cose piuttosto che le persone. A matematica ricordo mi piaceva il minimo comun denominatore. Anche secondo me per quel comun tronco, un po' da marcetta, da opera magari. L'etichetta riassuntiva delle cose che non mi piacciono porta scritto: “Cambiamenti di stato”.

 

 

Per questo sono un gran passeggiatore. Io starei sempre a letto. Alzarsi dal letto, la mattina soprattutto, comporta una serie di cose e azioni che avranno termine molto tempo dopo tutte diverse. Non solo bisogna alzarsi in piedi dopo avere scostato le coperte, infilato le pantofole, guardato l'ora, pensato cosa bisognerà fare quel giorno; bisogna anche cambiare di stanza – quasi sempre – entrare in contatto con elementi estranei, l'acqua, che non sta mai ferma, i vestiti, che bisogna valutare se sostituire, separare i puliti dagli sporchi, vedere come ci stanno.

 

 

Bisogna capire che temperatura ci sarà fuori e prendere delle decisioni di conseguenza. Non mi piace. Non mi piace, non mi piace, già svegliarsi è molto brutto, non bisognerebbe doverci aggiungere poi tutte quelle azioni anche confuse che separano dallo stato iniziale in un lento, fastidioso, srotolarsi sino a notte. Si fa. Tutto si fa. Poi si esce.

 

 

È cambiata la modalità, si cammina. Dappertutto andrei a piedi. Non mi fermerei. Come dormire a letto, camminare è una modalità con uno statuto molto preciso ma che offre una gamma ricca di svaghi e piaceri che aiutano a dimenticarsi di sé. Ho un’andatura veloce e regolare. Vado a piedi anche lontano – eccetto se piove: l’acqua, la sua mobilità mi frena, cerco un balcone che mi faccia riparo, so però che è illusorio, basta poco vento. Se il bus fosse a porte aperte accanto alla fermata né in frenata né in ripartenza ma fermo e pronto a ripartire dopo che io fossi salito potrei salire. Mi piace il bus. Mi piace stare seduto nel bus a vedere fuori. Non mi dispiace aspettare il bus. Il bus però poi arriva e io che ero passato dallo stato camminante allo stato statico, che mi guardavo intorno e guardavo le persone – smetterei mai di guardare le persone – devo cambiare, salire e andare via.

 

 

Se cammino il momento in cui dovrò cambiare è lontano. Odio la metropolitana, salire scendere aspettare scale mobile scale normali, a Parigi quando stavo a Parigi andavo a piedi dalla rue de la Roquette agli Champs-Elysées, andavo a comprare il giornale la strada mi piaceva l’avevo percorsa in macchina anni prima la sera in cui arrivai.

 

 

Non ricordo cosa vedo quando cammino. I piedi li rimetto dove li ho messi il giorno prima, guardo, tutto è nuovo e solitamente vedo cose che mi piacciono e tutto allegro vado per la strada telefono al mio fidanzato per dirgli le cose belle che sto vedendo e dopo un po’ di mesi che ci frequentavamo ha preso a dirmi con allarmante frequenza me lo hai detto ieri, l’altro ieri, due giorni fa.

 

Non telefono più va bene. Forse te lo racconterò, forse ti porterò con me una volta. Facciamo questa strada, se mi ricordo, e non ci fermiamo fino a casa.

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