L'ultimo pane. Estratto del documentario

12 Marzo 2016

‘L’ultimo pane’ è stato girato nel 2000 a Gavorrano, un piccolo comune toscano in provincia di Grosseto. Protagonista di questo documentario è la più importante miniera di pirite d’Europa, che dal 1898 agli anni ’80 del ‘900 caratterizzò l'economia di questo territorio. La miniera di Gavorrano era sotto il monopolio della Montecatini, celebre colosso industriale d’Italia. La società intuì sin da subito che gli innumerevoli giacimenti di pirite del grossetano avrebbero acquistato un’importanza strategica a livello economico. Da questo minerale si produce infatti l’acido solforico, che a quei tempi rappresentava l’elemento di base di tutta l’industria chimica.

  

L’intera economia e la vita del paese si resse per anni sulla Montecatini che per la popolazione, come raccontano diverse testimonianze, era diventata una sorta di ‘padrone di casa’. Le abitazioni dei minatori erano di sua proprietà, forniva la luce, la legna e l’acqua, ma soprattutto per anni costituì il fulcro della vita sociale del piccolo comune. La grande società industriale gestiva infatti la squadra di calcio, il dopolavoro e persino il cinematografo organizzando anche il tempo libero dei minatori. Con l’avanzare della modernità però l’acido solforico verrà sostituito dal petrolio.

  

 Dopo una lunga serie di scioperi politici e lotte sindacali, inizialmente contro il dispotismo della Montecatini unito al fascismo e successivamente legati all’inevitabile fallimento della pirite in favore del petrolio, la miniera venne chiusa e i lavoratori licenziati. Il documentario mostra una realtà sommersa; nell’attuale Gavorrano vige una profonda desolazione animata sporadicamente dai ricordi e dai racconti dei minatori ormai in pensione. Sul territorio infatti non è presente nessun altro tipo di insediamento industriale poiché la Montecatini deteneva il monopolio su tutta la zona. ‘L’ultimo pane’ è scritto e sceneggiato da Maurizio Orlandi, insegnante e documentarista torinese che insieme a Chicca Richelmy (regista del documentario) ottenne un finanziamento dal Comune di Gavorrano con l’obiettivo di sollevare l’attenzione e pubblicizzare il parco Minerario Naturalistico di archeologia industriale (inaugurato nel 2003) che si erge sulle colline metallifere, un tempo sedi di estrazione. La storia del progetto del Parco Naturalistico di Gavorrano nacque negli anni successivi alla chiusura delle miniere. Alla fine degli anni ‘80 gruppi ambientalisti e associazioni locali decisero di recuperare gli edifici e i siti minerari a fini museali. Il parco, vero e proprio sito archeologico, fu progettato proprio per rivalutare questo territorio ormai depresso. Il documentario è stato distribuito e presentato in tutti i paesi minerari della provincia di Grosseto e del Canavese. È stato proiettato inoltre al Teatro Juvarra nel 2002 e al Cinema Massimo di Torino nel 2010 (durante una serata commemorativa dedicata alla scomparsa della regista Chicca Richelmy). Il montaggio di questo breve estratto è stato realizzato da Matteo Arcamone.

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