Sulla proposta di un “museo del fascismo” / Consigli al sindaco di Predappio

29 Marzo 2016

Confesso di provare simpatia per il sindaco di Predappio, che cerca di uscire da una sgradevole situazione. Non è invidiabile il suo ruolo istituzionale. Per quanto paradossale possa sembrare è più tranquillo il vivere del primo cittadino a S. Anna di Stazzema, ma in un paese civile non possono esistere amministrazioni comunali di serie A e di serie B a seconda delle nostre ondivaghe politiche della memoria. Provo soprattutto forte l’istinto di proteggere il Sindaco dalla boria litigiosa dei nostri storici, ciò che rinvierà in eterno la realizzazione di un progetto condiviso. Non essendosi messi d’accordo quando era il momento giusto su che cosa sia stato davvero il fascismo, difficilmente i nostri storici giungeranno a un progetto condiviso, del resto basta leggere gli interventi di questi giorni. Quello di Predappio, mi dispiace per il Sindaco, è soltanto l’ultimo progetto di una lunga lista di Musei rimasti sulla carta ancorché riccamente dotati di investimenti pubblici. Di qui il bisogno di mettere in fila pochi e piccoli consigli.

 

Primo. Si guardi il Sindaco dagli storici di mezza età e cerchi di mettere insieme un comitato scientifico di studiosi stranieri o italiani ma under 35. Ieri come oggi gli storici in età adulta si sono espressi tenendo d’occhio non gli archivi ma i palazzi del potere e dunque se oggi abbracciano o sparano contro il primo cittadino di Predappio è perché vedono profilarsi dietro di lui l’ombra di Renzi e del suo governo. Non mancano poi storici che non si ricordano nemmeno delle cose che hanno fatto e fanno e così sparano a zero contro l’ipotesi di un museo tutto effetti speciali dimenticando di avere a loro volta allestito in giro per la penisola mostre e non-luoghi che più disneyani non si potevano immaginare. I conti con il fascismo non sono mai stati la nostra specialità, se così fosse stato e quei conti li avessimo saldati per tempo (forse) il Museo avrebbe qualche speranza di essere realizzato. È il “consenso” al regime il vero buco nero di cui nessuno parla, nemmeno fra gli storici ebrei che dimenticano il consenso dato al regime dagli ebrei italiani. Troppo comodo pensare che il Museo del fascismo debba essere costruito a Fossoli, un’inebriante ma patetica metonimia storiografica che acceca, a quanto pare, la memoria. Molti storici che si schierano contro il progetto-Predappio cadono nella vecchia trappola di giudicare il passato immedesimandosi con il punto di vista “antifascista”, pensando cioè che un Museo sul ventennio possa esaurirsi raccontando la storia dal punto di vista dei suoi oppositori, errore già denunciato, mentre erano in carcere, da Riccardo Bauer, Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini. I luoghi dove sorgono i musei sono importanti almeno quanto i contenuti dei medesimi. Predappio sarebbe il più sbagliato di tutti, ma sarebbe egualmente sbagliatissimo se la scelta cadesse, che so, su via Tasso, Regina Coeli, villa Torlonia, Trieste-San Sabba. Il fascismo non è stato purtroppo soltanto Salò, ma una malattia che ha rovinato i nostri padri e i nostri nonni.


Un’ultima riflessione: per quanto ben fatto, e con un comitato scientifico di trentenni e poco borioso al timone, dubito fortemente che un Museo del fascismo a Predappio potrà far cessare lo spettacolo indecoroso cui oggi si assiste davanti alla tomba di Mussolini. Anzi, aumenteranno le contrapposte reazioni, anche violente. Avendo vivo il ricordo – da tutti invece allegramente dimenticato – della tragica e anacronistica divisione, tra fascisti e antifascisti immaginari che ci divise nei recenti anni Settanta, temo che quei fantasmi potranno risorgere ogni mattina non davanti alla nicchia di Mussolini, ma davanti al portone d’ingresso dell’edificando Museo. E sarebbe questo l’incubo che dovremmo a tutti i costi evitare, in primo luogo agli adolescenti che frequenteranno le scuole a Predappio. 

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