The Teacher in the Rye. Di che cosa stiamo parlando?

24 Maggio 2013

Ci sono giorni in cui scopri che la realtà supera la fantasia e che la burocrazia-amministrativa può superare in surrealtà il Moretti di Bianca o il vecchio Woody Allen. In Italia e nella scuola questo capita di più che in altri posti e in altri settori.

 

Un collega che ha visitato la Fiera del libro di Torino in questi giorni e si è recato allo stand del Miur ha potuto ricevere un simpatico omaggio che ha portato in salainsegnanti: un etilometro usa e getta impacchettato e griffato, in un pacchetto che reca lo slogan La vita è in un soffio!

 

Ora, non si tratta di una campagna per cui noi come docenti e dunque funzionari della Repubblica siamo chiamati a sensibilizzare gli adolescenti ai rischi del consumo alcolico, sempre più diffusi e precoci, ma una iniziativa inserita in una serie di interventi relativi alla sicurezza sul lavoro nel settore pubblico e privato.

 

 

Ho passato un'interessante ora in aulamagna con i miei colleghi con una formatrice che ci ha illustrato la questione e dunque sul tema sono caldo. Sì, perché mentre fuori c'è la peste della depressione culturale, nelle aulemagne noi parliamo di cose simili. Funziona così, perdonate la sintesi: molti incidenti sul lavoro sono correlati al consumo di alcol. Alcune categorie di lavoratori sono più esposte di altre e quindi alcune leggi regionali prevedono che non si possa assumere alcol né prima né (ovviamente) durante il lavoro. Dunque è possibile che si facciano, su istanza del datore di lavoro, esami a campione tra i lavoratori e che un eventuale tasso superiore a zero potrà venire sanzionato.

 

Tutto giusto, penso io, siamo nel Paese del vino come cultura e in cui si continua a dire che un bicchiere in gravidanza non fa male a nessuno. Cosa non funziona: benché gli insegnanti non risultino tra le categorie a rischio particolare per consumi di alcol, sono stati inseriti insieme a guidatori di bulldozer, chirurghi e piloti di aereo per motivi inspiegabili. Nel dubbio, al posto di parlare di didattica e di ragionare seriamente, ad esempio, sull'Invalsi, facciamo i corsi relativi alla dissuasione del consumo di alcol lo stesso e poi si vedrà. Ok, dico io, ma bastava se non una mail  una circolare. Poi, per assurdo: è riscontrato a livello statistico un alto rischio di burn out e correlato uso di psicofarmaci o altre sostanze, per i quali non è previsto alcun controllo.

 

Non che la medicalizzazione o che il controllo a campione possano risolvere la situazione, lungi da me invocare dispositivi biopolitici pervasivi della vita degli individui senza intervenire sulle cause dei problemi, ma almeno iniziative in quel senso potrebbero avere una qualche ratio. Resta comunque da discutere sulla legittimità e sulla fattibilità della cosa e dei limiti di intervento dello Stato in termini più generali; più nello specifico, capire perché gli insegnanti sono oggetto di controllo ed altri lavoratori pubblici no.

 

Ma torniamo alla legge in questione, in sintesi: si parla di test a sorpresa sui docenti per controllarne il tasso alcolemico, anche se non si sa cosa succederà a chi venga trovato positivo al test, sulle interpretazioni Stato e Regioni divergono. Alla mia obiezione, durante quella seduta di formazione, che come docenti abbiamo altre più gravi priorità e altri problemi e che forse per questo sarebbe stato più sensato dare mandato ai Dirigenti scolastici e ai delegati del Benessere scolastico (o come si chiamano) per eventuali controlli su soggetti soggetti a consumo alcolico, mi è stato risposto che non si può perché si tratterebbe di un caso di discriminazione. Quindi, fatemi capire, perché sono un filosofo di formazione e non giurista: se ho un collega con evidenti problemi di alcol non si può fargli un test, ma comunque bisogna testare tutti i docenti della scuola per sapere se entro le due ore precedenti hanno consumato alcol. Il tutto a fronte di statistiche che dicono che l'alcol non è un problema per i docenti. In ogni caso, poiché si tratta di evitare incidenti sul lavoro e non di puritanesimo, perché gli altri lavoratori della scuola (Ata e segreteria, non me ne abbiano) che hanno realmente rischi sul lavoro maggiori dei nostri sono esclusi dai provvedimenti?

 

Il primo pensiero va a colleghi/e che prendono rimedi omeopatici o fiori di Bach, notoriamente in soluzione idroalcolica, che rischiano grosso se non passano subito al consumo di psicofarmaci seri. Il secondo è che vorrei essere stato presente nella stanza in cui al Miur qualcuno attorno a un tavolo proponeva di fare uno stock di etilometri usa e getta da regalare ai docenti. Essere lì per sapere cosa si sono detti, chi ha autorizzato la spesa e quanto si spende per tutte le numerose cialtronerie come questa, il tutto mentre continuiamo ad affondare ogni giorno di più nella mancanza di prospettive e risorse che non siano le proprie.

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