Sanguinello e callicarpa / Rosso e viola per il nuovo anno

27 Dicembre 2020

Quest’anno il giardino s’è impegnato con maggior lena per le feste decembrine. 

La camelia sasanqua dalle accese corolle basta a far Natale da sola. La neve dei giorni scorsi ne ha ridotto l’abbondante fioritura senza sgualcirla troppo. Il più discreto ciliegio d’inverno (Prunus subhirtella) si esibisce per il consueto inganno primaverile: sui rami spogli manciate di delicati, candidi capolini tremolano, penduli, nell’umidore della foschia. Il nespolo giapponese schiude i fiori sul feltro delle rigide pannocchie, e l’ardimentosa mahonia japonica irraggia i pennacchi gialli tra i pungoli delle lamine pennate. Il calicanto odora dai suoi calici di cera e gli ellebori hanno rialzato le testoline biancorosate ai piedi del castagno. Questi i fiori che si arrischiano impavidi sulla soglia dell’inverno.

C’è però chi non ha bisogno di petali e sepali per salutare il nuovo anno. 

 

Non so quale criterio mi abbia guidato nel mettere a dimora davanti alla legnaia alcuni cespi di sanguinello (Cornus sanguinea) e, poco lungi, altri di callicarpa (Callicarpa bodinieri giraldii): l’effetto è sorprendente e all’occhio s’impone il viola metallico delle bacche dell’esotica callicarpa sulla nuda ramatura rossa dell’indigeno corniolo. Per giunta, un alloro e un ilex hanno scelto questo angolo a propria dimora e completano il quadro decorativo l’uno con il verde quasi inchiostro della chioma, l’altro con il tradizionale e mai scontato augurio di foglie puntute e bacche squillanti. 

Vita Sackville-West, prodiga di consigli e di idee perché casa e giardino scavallino l’inverno con qualche fresco ornamento, non dimentica di parlarci dell’uno e dell’altro, pur senza maritarli. Il lungo poema in versi scritto durante la Seconda guerra mondiale e intitolato Il giardino (trad. di Silvia Bre, Elliot 2013) oltre a cantare in cadenza stagionale numerose le piante e le attività del giardiniere, ha il merito – dichiarato in esordio – di rivendicare senza remora alcuna la dignità – vorrei anco dire: l’eticità – del tema: 

 

 

«Piccoli piaceri devono emendare grandi tragedie,

dunque di giardini nel pieno della guerra

io con coraggio parlo».

 

Già, discorrere d’alberi in tempi bui è «quasi un delitto» scriveva Bertolt Brecht all’ingresso della medesima bufera. Tempi brutti per la poesia quelli in cui il poeta si dibatte tra «l’entusiasmo per il melo in fiore» e «il terrore per i discorsi dell’imbianchino», e solo da quest’ultimo è spinto alla scrivania.

La filosofia di Vita salta a piè pari le ambasce ideologiche e i sospetti del disimpegno, se ne infischia di quel che potrebbe apparire come una fuga dalla storia, un rifugio nel proprio angolo di verde aristocratico, e fa versi su quel po’ di gioia che la natura continua a donare anche sotto le bombe. Ci si salva anche così. E oggi è più che mai evidente che non è salvezza di minor valore, e che cantare il mondo naturale può salvare il mondo tout court.

Dunque, in questo poema di circa 2.500 versi, questi sono quelli dedicati al sanguinello:

 

«Guarda la rossa sanguinella laccata dalla pioggia.

È caparbia, è selvaggia, resisterà al tenace

logorio dell’inverno fino a quando la nuova primavera

vestirà con foglie meno belle le sue venature indiane».

 

 

In anni tanto difficili come non vedere in questi versi sull’umile piantina anche il suggerimento su un’attitudine da far propria? 

Intellettuale, scrittrice, poeta e giardiniera, Vita Sackville-West era donna dalle idee chiare e dai gusti definiti, e i suoi giudizi green sono sempre (quasi sempre) apprezzabili. Comunque, non è poi così male il Cornus sanguinea in livrea primaverile. Le foglie, d’un verde chiaro – ma ve ne sono anche di variegate – sono ovate con margine ondulato e apice appuntito, solcate da nervature nette, che in autunno si colorano di calde sfumature aranciate. Fiorisce con corimbi terminali di bianche stelline a quattro petali e quattro sepali saccheggiate dai maggiolini. I frutti, poi, sono piccole e lucide drupe nerastre gradite a merli, codirossi e capinere. Perciò, arbusto da pastura e di rifugio, e anche per quest’importanza ecologica recuperato nella progettazione del verde pubblico. 

È cespuglio ramificato fin dalla base, dal portamento espanso, irregolare e sinuoso. Spontaneo su tutto il territorio nazionale, tende a colonizzare i terreni marginali o incolti, si assiepa lungo i fossi e al limitare dei boschi di latifoglie.  

 

 

Certo, il suo momento migliore l’ha nei mesi freddi, quando i rami – specie i giovani – mostrano il rosso vivo della scorza. Maritiamolo alla callicarpa e avremo un abbinamento coloristico da haute couture

Nel libro illustrato del giardino (a cura di Robin Lane Fox, Elliot 2013), Sackville-West, tra le molte varietà americane e orientali, esorta a prendere in considerazione la cinese Callicarpa bodinieri giraldii che ha bacche più vistose e raggruppate in glomeruli assai natalizi.  Ecco le ragioni per piantare questo «arbusto legnoso e attraente» in vaso o in aiuola:

 

«rappresenta un cambiamento rispetto ai più comuni crespini e cotognastri, e offre un poco di colore in novembre e dicembre […] I fiori, che sbocciano presto nell’anno, sono poco appariscenti; la caratteristica principale di questa pianta consiste nelle bacche di un malva intenso, che crescono in grappoli strette contro i rami, all’incirca delle dimensioni di quei confettini coperti di zucchero tanto amati dai piccoli».

 

E aggiunge un saggio accorgimento da non sottovalutare: 

 

 

«è una di quelle piante che amano la compagnia dei propri simili, perciò dovete piantarne almeno due o tre in gruppo, perché in caso contrario non otterrete bacche. Non è un problema di maschio o femmina, come succede con l’olivello spinoso, che non dà i suoi frutti arancioni senza essere sposato. La spiegazione nel nostro caso sembra risiedere soltanto nell’amore per la compagnia».

 

Possiamo integrare con queste notazioni: appartiene alla famiglia delle Verbenaceae, non supera i tre metri di altezza, porta foglie lanceolate dal margine finemente seghettato d’un verde brillante che vira all’ambra dorata in autunno. Fu portata in Occidente dal missionario francese Émile-Marie Bodinier nella seconda metà del XIX secolo e furono i botanici inglesi di Kew Gardens a ottenere da seme i primi esemplari. Infine, nomen omen, dove diavolo trovate una bacca così bella? e con questo insolito tono di viola!

Proposito per il nuovo anno: incrementare le piantine di sanguinello e di callicarpa per un effetto più shocking.

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