Schaubühne: 50 anni tra classici e innovazione

17 Ottobre 2012

La Schaubühne di Berlino compie cinquant’anni. L’anniversario di uno dei più importanti teatri berlinesi, fondato da Jürgen Schitthelm nel 1962 e diretto dal 1970 al 1985 da Peter Stein, è stato celebrato il 21 settembre scorso da alcuni dei suoi attori storici e attuali come Jutta Lampe, Edith Clever, Angela Winkler, Lars Eidinger in una festa conclusasi a notte fonda con la musica dello stesso Eidinger in veste di dj.

 

 

Thomas Ostermeier, dal 1999 direttore del teatro, ha proposto per la serata il suo Hamlet come lavoro rappresentativo della nuova Schaubühne. Lo si potrà rivedere in sede il 25 e 26 ottobre, mentre tra il 20 ottobre e il 17 novembre saranno proiettate le riprese video di alcuni tra i più importanti spettacoli di Stein e Klaus Michael Grüber, oltre a Nora e Woyzeck di Ostermeier.

 

In occasione di questo anniversario è stato anche presentato il nuovo volume edito da “Theater der Zeit”, 50 Jahre Schaubühne a cura di Schitthelm. Dopo il 40 Jahre, uscito dieci anni fa sempre con “Theater der Zeit”, il nuovo volume ripercorre la storia del teatro nella sua prima sede a Kreuzberg e nella struttura che lo ospita dal 1982, un ex cinema costruito negli anni venti su progetto di Mendelsohn e sul cui spazio multifunzionale scrive un intervento lo scenografo Jan Pappelbaum. Nel libro si trovano anche sezioni dedicate al festival internazionale F.I.N.D., dedicato alla nuova drammaturgia e alla scuola “Zwiefachen”, oltre a una dettagliata cronologia e a una preziosa raccolta fotografica degli spettacoli più significativi.

 

 

Come è cambiata la Schaubühne negli ultimi anni e, in particolare, da quando è iniziata l’era di Ostermeier? Allievo di Manfred Karge e Einar Schleef, considerato il “cattivo ragazzo” della scena tedesca, Ostermeier passa dal teatro off della Baracke alla direzione di uno dei teatri più istituzionali del paese: aveva solo 29 anni, segno di grande apertura ai giovani e al nuovo. Come supera dunque l’uomo-simbolo della nuova generazione teatrale tedesca il teatro dei “titani” della regia, che privilegiava i classici e penalizzava i giovani autori? Ce lo dice lo stesso Ostermeier nel suo manifesto del ‘99: è necessario un nuovo realismo nel teatro, bisogna ritrovare la sua funzione di specchio della società. Per questo è necessario lasciare spazio alle nuove drammaturgie, capaci di ritrarre in modo più diretto le nostre vite.

 

Ecco che Ostermeier mette in scena opere di Sarah Kane, Ravenhill e Mayenburg. Il regista, però, trova degli alleati sorprendentemente vicini alla nostra realtà in Ibsen e Büchner e dipinge la vita privata della media borghesia in Nora, versione del 2002 di Casa di Bambola, e in Hedda Gabler (2005), ma anche la violenza e la follia dei quartieri popolari di Berlino con il Woyzeck del 2003; non manca la riflessione politica ispirata da testi di Ibsen come il Borkmann nel 2008 o Ein Volksfeind, presentato quest’anno ad Avignone e in scena alla Schaubühne il 7 e il 9 ottobre.

 

Ein Volksfeind. Fotografia di Arno Declair

 

Ma l’avventura della Schaubühne Ostermeier non l’aveva iniziata da solo: dal 1999 al 2004 il teatro è diretto da quattro artisti, Jens Hillje, Jochen Sandig e Sasha Waltz. L’intento era quello di ritrovare la dimensione del lavoro collettivo e della collaborazione tra diverse discipline come il teatro e la danza. Esperimento, quest’ultimo, mai riuscito, almeno con la Waltz; Ostermeier riuscirà tuttavia a dare vita a questo progetto con lo spettacolo Sommernachtstraum, rifacimento del 2006 dal Sogno di Shakespeare, il cui testo scompare quasi del tutto sciogliendosi nella coreografia di Constanza Macras.

 

Per Ostermeier non si ferma qui il rapporto con i classici e diventa significativo il suo percorso su Shakespeare, forse anche a causa dell’istituzionalizzazione in un teatro dal pubblico borghese come la Schaubühne. Il regista porta in scena le sue versioni di Amleto (2008), Otello (2010) e Misura per Misura (2011). Dopo la dichiarazione di voler privilegiare nuove drammaturgie, che comunque il regista non smette di proporre, giunge così alla scoperta della forza dei testi classici e in particolare ai temi del potere, del denaro e del sesso di cui sono ricchi i testi shakespeariani e che hanno sempre dominato, e dominano, con violenza, le nostre vite. L’Amleto interpretato da Eidinger, che il giorno del cinquantesimo anniversario ha calcato le scene della Schaubühne, è un uomo del nostro tempo, grassoccio, nichilista e arrabbiato, che sembra aver già risolto dentro di sé il dubbio se essere o non essere, ma che si diverte ancora a smontare il sistema delle apparenze di una società dominata dal consumismo. È il classico, di nuovo, a rivelare noi stessi.

 

Mass fuer Mass. Fotografia di Arno Declair

 

In scena

Hamlet: 25 e 26 ottobre

Othello: 25 novembre

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