Un documentario / Klimt e Schiele. Eros e psiche

3 Gennaio 2020

Partiamo dalla fine: il 31 ottobre 1918 il pittore austriaco Egon Schiele muore nella sua casa di Vienna dopo aver contratto l'influenza spagnola. La pandemia inizia nella primavera e continua fino al 1920, uccidendo oltre dieci milioni di persone in tutto il mondo e superando la tragica conta delle vittime della Prima Guerra Mondiale. 

La fine è il segno che marchia a fuoco la storia della Secessione, il movimento che nasce a Vienna a cavallo di Otto e Novecento. Un momento storico irripetibile in cui emergono le figure di Gustav Klimt e di Egon Schiele, tra gli artisti più amati dal pubblico contemporaneo, e che il documentario Klimt e Schiele – Eros e psiche, realizzato da 3d produzioni e Nexo Digital con il sostegno di Intesa Sanpaolo, racconta a poco più di un secolo di distanza. 

Attraverso i tasselli delle vite degli intellettuali e degli artisti che trasformarono la capitale asburgica in un centro culturale nevralgico per il passaggio dalla cultura ottocentesca alle istanze delle Avanguardie, il documentario ripercorre i brevi anni incandescenti della Vienna della Secessione, tesa verso l'abisso della Grande Guerra e presaga della fine di un mondo che celebrerà con un florilegio di idee innovative, di intuizioni e di opere in grado di cambiare definitivamente il paradigma dell'arte corrente. 

 

La nascita della Wiener Secession viene sancita a Vienna nel 1897 da un gruppo di artisti guidati da Gustav Klimt, che traducono in azione la volontà superare gli insegnamenti dell'accademia, ritenuta impermeabile a ogni tipo di innovazione. Gli artisti che animano il nascente movimento fanno dello “stile nuovo” (Jugendstil, Art Nouveau o Liberty) la propria bandiera, perseguendo il sogno della Gesamtkunstwerk, l’opera d'arte totale, mettendo in atto una fusione tra le arti applicate e le arti “pure” che porrà le basi di quella che sarà poi l'esperienza del Bauhaus. Gustav Klimt, punto di riferimento della Secessione, ha trentacinque anni ed è un artista affermato, Schiele ne ha solo cinque: le loro vicende umane e artistiche saranno l'emblema di una stagione di cambiamenti e si concluderanno fatalmente nello stesso anno, malgrado la grande differenza di età. 

 

Il documentario procede attraverso le collezioni dell’Albertina, del Belvedere, del Kunsthistorisches, del Leopold, del Freud e del Wien Museum, rievocando la forza dirompente dell'opera dei due viennesi, alfieri di una sensibilità scandalosa, e ricostruendo il ricco quadro storico e culturale in cui i due compiono la loro parabola esistenziale. Avvalendosi del contributo di studiosi tra cui Jane Kallir, storica dell'arte e curatrice del catalogo completo delle opere di Schiele, Eric R. Kandel, Nobel per la medicina, Elisabeth Schmuttermeier, curatrice del Mak di Vienna e Elisabeth Leopold, dell'omonima Collezione, e condotto dalla voce narrante di Lorenzo Richelmy, già volto di Marco Polo nell'omonima serie Netflix, il documentario mette in evidenza la modernità del progetto secessionista e le relazioni tra l'anima inquieta degli artisti viennesi d'inizio secolo e la contemporaneità. L'irruzione dell'inconscio nelle arti sposta l'asse della rappresentazione verso territori vergini: da un lato la ricerca di Klimt, che dal punto di vista formale compie una svolta verso l'utopia dell'opera d'arte totale, mettendo in scena un teatro allegorico dove virtù, tentazioni, simboli e citazioni si fondono in una messa in scena opulenta che lascia emergere un sostrato psichico animato da una sessualità pulsionale e da slanci trascendentali; dall'altra, l'opera aspra e dai tratti ossessivi di Schiele, fatta di autoritratti deformati e abbracci dolenti, soggetti impudichi e di un pervasivo senso della morte che si accompagna a una ricerca radicale sulla nudità, intesa anche come metafora della tragica condizione umana. 

 

 

Klimt e Schiele rappresentano due facce speculari dell'arte del tempo, due artisti che hanno anticipato i grandi temi del Novecento: da un lato c'è Klimt, figlio di un incisore e subito adottato dalla borghesia più modaiola, che da pittore accademico di successo si evolve fino a far confluire Simbolismo e Art Nouveau in una sintesi nuova, nella quale la soggettività dell'io e le inquietudini di una sessualità femminile in piena emancipazione sono bilanciate dall'utopia di un'arte in grado di trascendere l'immanenza e di illuminare l'Uomo attraverso i propri valori eterni. Opere come Nuda Veritas (1899), Giuditta (1901), Danae (1907-1908), o il Fregio di Beethoven (1902), la sua più grande opera monumentale, realizzata per la mostra della Secessione del 1902 e dedicata al compositore tedesco, sono esemplari di uno stile dove il decorativismo è elevato all'ennesima potenza, percorso dall'eros, influenzato dall'orientalismo e dal dilagante pensiero esoterico, uno stile che fa propria un'iconografia lussureggiante che oscilla tra dettagli iperrealistici e sintesi geometrica. Autore di Il bacio (1907 1908), una delle opere più celebri e riprodotte della modernità, Klimt rimane un parziale enigma per la scarsezza di contributi teorici e la sua refrattarietà al testo scritto. Tutto il suo mistero è chiuso nella sua opera, emblema di un erotismo vitale e di una bellezza che continua a sedurre lo spettatore. 

 

Dall'altra parte c'è la ricerca di Schiele, segnata dalla morte del padre ferroviere e da uno sguardo che scava nelle profondità del sé in una sorta di incessante autoanalisi impietosa; una vita brevissima che porta gli stigmi della guerra e dalla perdita, ma anche lo slancio vitalistico della passione erotica e una fede incrollabile nella forza redentrice dell'arte. Schiele che ammira il patriarca Klimt ma che si allontana dal Simbolismo per fondare nel 1909 il Neukunstgruppe, Schiele violento e sentimentale, con uno sguardo che si impone sulle modelle e le costringe a una dolorosa ostensione del corpo ma anche capace di rivelare con forza abbagliante la verità profonda dell'umano, i suoi bisogni, la sua caducità, come in La donna e la morte  del 1915, dove mette in scena la sua separazione dall'amata musa e modella Wally Neuzil per un matrimonio di convenienza con la borghese Edith Harms. La sua pittura si appropria dei caratteri dello Jugendstil viennese, con il suo sintetismo, le linee nevrili, l'appiattimento delle superfici a scopo decorativo e antinaturalistico, la tavolozza carica di tonalità smaglianti, e li traghetta verso l'Espressionismo, caricandola di pathos, optando per un rigore compositivo che non concede nulla alle facili seduzioni degli stilemi più estetizzanti dell'epoca ma che mira a un disvelamento dell'essenza tragica dell'essere.

 

Per entrambi, il nudo rappresenta un tema inesauribile: Klimt osa rappresentare donne scandalosamente sensuali e consapevoli del proprio potere in una Vienna percorsa da rivendicazioni di emancipazione, ma tiene nascosti nel proprio atelier centinaia di disegni erotici per non incappare nella legge che difende i costumi moralisti dell'epoca; Schiele viene processato con l'accusa di aver rapito e abusato di una ragazzina (accusa poi subito caduta) e condannato a tre settimane di carcere per detenzione di materiale pornografico rappresentato dalle sue stesse opere. Un'esperienza che lo segna profondamente e da cui nascono alcuni dei suoi lavori più intensi di tutta la sua carriera. Anche dopo la morte dell'artista, i suoi nudi continueranno a essere considerati opere scandalose fino a incappare, in tempi recenti, nella censura di Facebook e di un ente per la moralità britannico che ne ha proibito l'uso pubblicitario, vittime di un rinnovato puritanesimo.

 

Sia Klimt che Schiele lavorano su variazioni tematiche o su opere a tema, entrambi sono concentrati sulla figura umana ma affrontano anche la pittura di paesaggio: Klimt compone tele dalle superfici che diventano puro ornamento, dove lo spazio si annulla e si scioglie in una composizione ritmica di punti, linee e colore; Schiele dipinge scenari desolati, dalla tavolozza terrea, dove l'aria sembra essersi solidificata: bandita la presenza umana, gli spazi si fanno forma, le linee si spezzano, qua e là il colore risuona come una nota acuta che fa vibrare per un istante fugace la superficie pittorica.

 

Attorno a loro, emerge un paesaggio umano composto da intellettuali, musicisti, architetti, scienziati e collezionisti. Nel documentario si rincorrono i nomi degli artisti che nel 1897 fondano con Klimt la Secessione: Koloman Moser, che illustra la rivista del gruppo Ver Sacrum e che, insieme a Joseph Hoffmann, crea i laboratori della Wiener Werkstätte, nei quali arte e artigianato si incontrano per “nuova estetica del quotidiano”; Otto Wagner, Oskar Moll, Joseph Maria Olbrich, architetto del celebre Palazzo della Secessione dalla cupola d'oro, Adolf Loos e Maximilian Kurzweil; Bertha Zuckerkandl-Szeps, giornalista, critica d'arte e animatrice di uno dei salotti letterari più importanti di Vienna, il fotografo Otto Schmidt, le cui foto di nudo vengono collezionate da artisti e pittori; e ancora, il compositore Richard Strauss che con l'opera Il bacio di Salomé viene bandito da Vienna, la fotografa Dora Kallmus, la più richiesta della capitale, e Albert Schönberg, primo compositore a sperimentare il superamento del sistema tonale, con il suo circolo composto dagli allievi Alban Berg, Anton Webern e Alexander Zemlinsky; e poi Max Oppenheimer, Alma Mahler, Oscar Kokoschka, Karl Moll, Anton Peschka, Carl Jung e molti altri, attori di una città in preda alla febbre, fervida e decadente, in cui la storia dell'arte si intreccia inestricabilmente a quella della psicanalisi, consapevole di avviarsi verso un incipiente abisso eppure determinata ad affrontare il caos che sta per travolgere l'Austria Felix e l'Europa.

 

“L'artista dev'essere il più nobile fra i nobili, il più generoso fra i generosi nel restituire. Dev'essere umano, più di chiunque altro, e deve amare la morte e la vita.” scrisse Schiele nel 1914 in un articolo apparso sul Die Aktion, quattro anni prima di morire, appena ventottenne. Pochi anni prima, nel 1898, Klimt pubblicava su Ver Sacrum una versione grafica della Nuda Veritas con l'iscrizione “La verità è fuoco e dire la verità significa illuminare e ardere – Nuda Veritas”. Entrambi hanno amato l'arte tanto da farne una fede, entrambi hanno cercato una verità che superasse l'orrore della Storia e la condizione umana. Una verità che arde ancora nell'oro infinito delle tele di Klimt e nelle profondità combuste dei nudi di Schiele.

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