Risposta al ragazzo della via Gluck

12 Novembre 2013

È di questi giorni la polemica tra il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il cantante e nouvel maître à penser Adriano Celentano in merito alla decisione di Palazzo Marino di porre sotto tutela paesaggistico-ambientale quattro zone del capoluogo lombardo: il QT8, il Villaggio dei fiori, l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini e via Gluck. Proprio riguardo a quest’ultima Celentano sembra abbia dichiarato: «La tutela arriva tardi, oggi quella via è una delle più brutte d’Italia». Meno secca e più propositiva la risposta di Pisapia all’ex ragazzo della via Gluck: «Mi dispiace che questo sia il suo giudizio: forse non sa che la richiesta di tutela su via Gluck fa parte di un progetto complessivo che vuole rendere più attraente la città, salvando luoghi storici come, appunto, quella strada, anche attraverso la rivitalizzazione del verde».

 

 

Ora, è vero che in via Gluck «là dove c’era l’erba ora c’è una città» da almeno cinquant’anni, da quando cioè Miki Del Prete e Luciano Beretta scrissero il testo della nota canzone, nel 1966, musicata da Celentano. E che dunque sarebbe sicuramente tardi metterla sotto tutela se si fossero volute salvare quelle case «in mezzo al verde», «fuori città». Oggi via Gluck è un susseguirsi più o meno ininterrotto di case e capannoni industriali, conficcato tra viale Lunigiana, che a sud ne segna il limite verso la circonvallazione esterna, e via Lesa, che ne conclude verso nord il poco glorioso destino di anonimato. Soltanto la prima parte, quella tra viale Lunigiana e via Bruschetti, conserva ancora le tracce della “vecchia Milano”, ovvero delle tipiche case di ringhiera alte pochi piani e con le caratteristiche corti interne.

Sono proprio queste tracce che potrebbero trarre giovamento dal vincolo di tutela promesso dal Comune di Milano. Si tratta naturalmente di brandelli di un paesaggio urbano che si presentano ormai frammisti ad altri segni di ogni genere; così come, per converso, si potrebbe rilevare che esistono numerosissimi altri contesti analoghi che altrettanto a buon titolo varrebbe la pena preservare. Tuttavia, non è forse nei confronti di questa giunta che risulta opportuno aprire la polemica, essendo in fondo la prima a porsi il problema, dopo decenni di colpevole oblio e disinteresse. A meno che la polemica stessa non sia da inscriversi in un disegno più complessivo e mirato di attacco a Pisapia e ai suoi assessori; un disegno che, dietro la sortita di Celentano (la cui efficacia è sempre garantita da un punto di vista mediatico), nasconde le manovre compiute da vecchi e nuovi “amici” per mettere in difficoltà la giunta.

Ma lasciando da parte le dietrologie, forse davvero la risposta – e la proposta – di Pisapia avrebbero potuto e dovuto sforzarsi di essere più inventive. Forse davvero il tentativo d’inseguire l’ombra lunga del “molleggiato” a ormai troppi anni di distanza, oltreché storicamente fuori tempo massimo, finisce per risultare anche politicamente inattuale, e proprio per questo banale. Forse ci vorrebbe più fantasia, come diceva Giorgio Gaber, anche in politica, anche nei provvedimenti di tutela. Ad esempio, bisognerebbe proteggere quegli ambienti che in questo momento stanno iniziando a scomparire, o neppure, quegli ambienti che rischierebbero di scomparire domani se non si incominciasse a proteggerli fin da oggi. Forse, davvero, bisognerebbe avere più fantasia, non solo in politica ma più in generale, essere meno schematici, sovvertire maggiormente le attese. Forse bisognerebbe smettere di “ascoltare” Celentano, e dare più ascolto a Giorgio Gaber.

 

 

In questo senso, forse la miglior risposta all’ex ragazzo della via Gluck – in termini d’inventività, di assenza di retorica, di capacità di sovvertire le attese – è proprio quella che Giorgio Gaber aveva dato a Celentano nel 1966, a pochissima distanza dall’uscita del Ragazzo della via Gluck. Si ascolti La risposta al ragazzo della via Gluck. Ma si ascolti pure Com’è bella la città, del 1969, “immagine” dialettica e priva di accenti nostalgici delle seduzioni e delle insidie della grande città. Si dia più ascolto a Giorgio Gaber.

 

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO