Il fascino delle cospirazioni / Fake Events

27 Settembre 2018

«Come il “mondo vero” finì per diventare favola» 

F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli

 

Nell’aprile del 1953 il cadavere di una romana di 21 anni, Wilma Montesi, fu trovato sulla spiaggia di Torvaianica, vicino a Ostia. Wilma era di modeste condizioni economiche, in procinto di sposarsi con un agente di polizia, e all’autopsia risultò vergine. La polizia concluse a una morte accidentale per annegamento. Ben presto però giornalisti di varie testate cominciarono a tessere una serie di insinuazioni e ipotesi, per cui l’inchiesta fu riaperta. Si accusò la polizia di aver voluto coprire la responsabilità di alcune persone altolocate con una villa a Capocotta (parte di Torvaianica), in particolare del musicista Piero Piccioni. Si mormorava, non solo attraverso i media, di festini e orge nelle quali Wilma sarebbe stata coinvolta (ma non era vergine?). 

 

Si dà il caso che Piccioni fosse figlio dell’allora vicepresidente del Consiglio Attilio Piccioni, molto vicino ad Alcide De Gasperi, primo ministro. Ribaltando la dannazione biblica – in questo caso, i peccati dei figli ricadono sui padri – Piccioni padre dovette dimettersi e vide finita la propria carriera politica. Lo scandalo fu l’occasione per Amintore Fanfani di disfarsi del suo rivale “degasperiano” (De Gasperi sarebbe morto nell’agosto del 1954). Divenne un caso politico, con l’opposizione di sinistra scatenata contro “il mondo corrotto del governo clericale”. All’epoca del “caso Montesi” ero bambino, e ricordo che gli adulti, per mesi, non parlavano d’altro.

 

Sullo sfondo si agitavano fantasie che poi Fellini da lì a qualche anno avrebbe trasferito in La dolce vita, che descrive appunto un’orgia a Torvaianica, e finisce sulla riva della spiaggia... Si disse allora che personalità politiche e altri VIP si dessero a baccanali con ragazze e che era coinvolto persino un nipote di papa Pacelli, Pio XII. Piccioni figlio e altri due sospetti vennero arrestati, ma il processo poi, nel 1957, li scagionò completamente. Piccioni ha continuato la sua brillante carriera di musicista. Tutt’oggi sono oscure le vere cause della morte di Montesi. Ancora alla fine degli anni 60 se ne parlava, e chi aveva all’epoca seguito il caso si diceva ancora convinto che il ministro Piccioni si fosse sacrificato “per salvare il papa”, dato il coinvolgimento del nipote. Col senno di poi, possiamo dire che tutto quel clamore si basasse praticamente su nulla.

Abbiamo qui tutti gli elementi di quello che chiamo Fake Event, ovvero Grande Evento Fasullo. Un moscerino fattuale viene ingrandito a elefante mediatico. Quel che gonfia il moscerino è per lo più l’alone sessuale trasgressivo del fatto o “fattoide”. Tema ricorrente: i corrotti costumi sessuali di chi ha potere, politici in particolare.

 

Anni dopo avrebbe assunto dimensioni planetarie un altro caso, che coinvolse l’allora ministro della guerra del governo conservatore britannico (presieduto da Harold Macmillan), John Profumo. Questo nobiluomo aveva avuto nel 1961 una breve relazione con una avventuriera di 19 anni, Christine Keeler, bella e stupida, ragazza “di facili costumi” come si diceva allora. Il punto è che Christine ebbe poi una relazione anche con il Capitano Yevgeni Ivanov, attaché navale sovietico in Inghilterra, sorvegliato dall’Intelligence britannica. Si ipotizzò subito il rischio per la sicurezza del paese – anche se trovo alquanto improbabile che Profumo rivelasse, a una ragazza incolta, dei segreti militari che poi questa sarebbe andata a spiattellare al capitano sovietico! Ci fu un’inchiesta nel 1963, da cui emersero costumi e licenze del mondo patrizio e politico inglese. Stephen Ward, un osteopata che aveva messo in relazione Christine con i suoi amanti, si suicidò in quanto considerato universalmente un magnaccia. Non solo Profumo dovette dimettersi da ministro, ma l’intero governo conservatore di Macmillan si dimise nel 1963. L’anno successivo il Labour Party vinse le elezioni. 

 

Il caso sedusse il mondo. La saggista Barbara Ward ricorda che nel 1963 suo marito fece un lungo giro, per conto dell’Onu, in India, Malesia, Etiopia, Liberia e Ghana. Al suo ritorno, lei gli chiese tutta eccitata: «di che cosa parla la gente, in questi paesi duramente impegnati sulla via dello sviluppo?». Risposta del marito: «Di Christine Keeler».

Ridotta alle sue dimensioni reali, si tratta di una storia alquanto banale: una fraschetta ha vari amanti, tra i quali un ministro e un attaché straniero. Ma anche qui i fatti vengono pompati da una straordinaria forza mitopoietica, fino a farne un evento quasi storico. Mentre nel caso Montesi, però, l’alone di trasgressione sessuale era solo supposto, pura fantasia, nel caso Profumo era effettivo. 

 

Illustrazione di VIGG.


Potrei continuare con una lunga serie di eventi che si basano su quelli che Bruno Latour chiama faitiches fatticci, condensazione di “fatti” e “feticci”. Mi basterà qui ricordare il clamore, nel 1998, del caso di Monica Lewinski, che portò quasi all’impeachment del presidente Bill Clinton, per aver mentito al giudice sui suoi giochi sessuali con l’intern Monica. Nell’autunno del 1998 ero in America: i canali televisivi parlavano quasi tutti, incessantemente, del “caso”. È come se tutta l’America fosse entrata in un delirio voyeuristico.

Potrei parlare del famoso bunga-bunga attribuito a Berlusconi e ai suoi amici e amiche. Nessuno ha mai saputo che cosa volesse dire “bunga bunga”, ma là si constata la potenza del significante: ognuno poteva metterci le proprie fantasie sessuali più sbrigliate.

Uno scandalo non sessuale. Nel novembre 2015 la banca d’Etruria, sede in Arezzo, fallì assieme ad altre tre banche. Uno dei 15 membri del consiglio d’amministrazione dell’Etruria, dal 2011 al 2015, era Pier Luigi Boschi, padre della ministra renziana Maria Elena Boschi, il cui collegio elettorale era Arezzo. Boschi padre era stato anche vice-presidente della banca per otto mesi. Pier Luigi aveva avuto più o meno le stesse responsabilità di cattiva gestione come gli altri membri del comitato di amministrazione, ma da allora la stampa si scatenò. Accadde l’inverso del caso Montesi: in questo caso i peccati del padre ricaddero sulla figlia. E da qui su tutto il governo Renzi, che nel novembre 2015 aveva salvato le quattro banche fallite (un atto che nessuno gli ha mai rimproverato). Il risultato fu che la Boschi divenne il ministro più impopolare, gli italiani si convinsero che fosse una losca trafficante che aveva fatto pressioni su banchieri per salvare la banca (illazioni poi smentite). È stata una delle cause del tracollo elettorale del PD nel marzo 2018.

 

E potremmo arrivare fino a oggi, allo scandalo Weinstein e alla campagna #MeToo, che ha tutte le caratteristiche del Fake Event: la cosa più banale e diffusa al mondo – che molti uomini ‘ci provino’ con le donne spesso in modo rozzo e volgare – è divenuta una caccia alle streghe, ovvero al Molestatore, se costui è una star o ha potere. Anche se talvolta la caccia si ritorce come un boomerang sui cacciatori stessi, che diventano preda, come è accaduto con Asia Argento.

 

In tutti questi casi avviene un processo che in linguistica si chiama metonimico, che non ha però alcuna validità logica. È come dire: “Un veronese commette un delitto a Roma. Si viene a sapere che il padre dell’assassino era amico, da giovane, dell’attuale sindaco di Verona. Dunque: il sindaco di Verona è co-responsabile del delitto a Roma.” Questa logica perversa è molto più comune di quanto non si pensi, direi anzi che impregna la maggior parte dei nostri “ragionamenti” politici e sociali. Sia di sinistra che di destra che populisti. Si passa da un elemento all’altro di una catena – come quella che va, per esempio, da un cadavere trovato su una spiaggia al vicepresidente del consiglio, nel caso Montesi – articolando così un wishful thinking: il fattoide o fatticcio viene interpretato per dare corpo alle passioni di una parte del pubblico. È stupefacente vedere come nei ragionamenti politici comuni semplici congetture diventino dimostrazioni. Nell’esempio che ho portato è chiaro che chi conclude “il sindaco di Verona è co-responsabile del delitto” odia il sindaco di Verona. Cerca alimento per poter masticare il proprio odio. I Fake Events sono sempre al servizio delle nostre passioni, insomma dei nostri pregiudizi, in particolare dei nostri odi soprattutto politici: essi mi danno ragione, dimostrano sempre quel che già credo. Lo abbiamo visto anche con il crollo del ponte Morandi a Genova il 14 agosto 2018. Benché sia stato inaugurato nel 1967, molti che detestano il PD hanno compiuto il sillogismo fatale: “Siccome il PD ha governato il paese negli ultimi cinque anni, il PD è responsabile del crollo del ponte!” Da qui i sonori fischi al segretario del PD Martina nel corso dei funerali delle vittime del crollo.

 

 

Oggi si parla molto di Fake News (si veda a questo proposito il libro di Giuseppe Riva, Fake News, Il Mulino). Ma le Fake News sono solo il caso estremo di un processo incessante di trasformazione del mondo in favola, come diceva Nietzsche. Io stesso ho parlato più in generale di Fake Knowledge (Doppiozero) ovvero dei falsi saperi di cui le Fake News si fanno emanazioni e puntelli. Noi esseri umani siamo per lo più molto realisti quando si tratta dei nostri affari personali, ma appena ci occupiamo del pubblico slittiamo verso il delirio. Non a caso seguiamo solo i media “che la pensano come me”, che ci confermano tutte le nostre credenze e preconcetti, che interpretano gli eventi in modo da farci dire “avete visto, avevo ragione io!”. Crediamo attraverso i media di avere il polso della situazione del mondo, in realtà siamo tuffati in un universo plasmato dalle nostre fantasie, in un mare di Fake Events. Perché sono questi ad appassionarci, soprattutto se indulgiamo al pensiero cospiratorio. Un altro esempio. Anni fa accadde un grave incidente ferroviario in Italia: da quel giorno, per settimane, i media ci informavano su vari piccoli incidenti di treni, che si sarebbero potuti concludere in catastrofe. Finché non si scoprì che le ferrovie italiane sono quelle che subiscono meno incidenti della maggior parte delle ferrovie europee, che insomma sono alquanto sicure. Ma per settimane ci si convinse che il sistema ferroviario italiano fosse sull’orlo del collasso.

Quel che crediamo essere la realtà, è una trama di narrazioni. Che in gran parte, come è facile dimostrare, si basano su dati falsi, su credenze fasulle. E quanti si svegliano dal sonno?

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