Muore a 74 anni il pugile più influente del '900 / Muhammad Ali. C'era una volta un Re
Muhammad Ali/Cassius Clay, che sul ring “svolazzava come una farfalla e pungeva come un'ape”, nella vita seppe dire di no al reclutamento nell’esercito americano che faceva guerra al Vietnam, gettare nelle acque del fiume Ohio il proprio oro olimpico per denunciare il razzismo imperante negli Stati Uniti, lottare per i diritti civili e la fine della segregazione razziale, convertirsi all’Islam in un paese che di quella religione farà poco tempo dopo un tabù politico.
Nero di classe media meridionale ,"niente a che vedere con la classe media bianca" – come ha fatto notare la scrittrice premio Nobel Toni Morrison, editor della sua autobiografia, The Greatest: My Own Story – il pugile più amato e influente della storia è uscito quietamente di scena dopo trent’anni di convivenza con il morbo di Parkinson.
Oggi il presidente in carica Barack Obama, nero di classe media come lui, ricorda “la sua eccezionale capacità di far appello a una forza e a un coraggio straordinari di fronte alle avversità, di navigare in mezzo alla tempesta senza mai perdere la rotta”. La fotografia, o meglio l’icona, del pugile vittorioso che sovrasta lo sconfitto campione del mondo Sonny Liston, appesa alla sua parete come a quella di molti americani, ha avuto, nell’immaginario politico di varie generazioni, lo stesso peso simbolico del volto di Malcom X , di Martin Luther King, delle Pantere nere.
Non si tratta di retorica: in un paese dal sistema democratico a prova di grimaldello, la questione razziale continua a essere una ferita aperta. Quel combattente mite e determinato, che non rifiutava l’uso della forza, ma sapeva disciplinarla e organizzarla, ha impedito all’America di dimenticarsi il colore della sua pelle, di ‘visualizzarlo’ solo attraverso le sue vittorie. Grazie a Muhammad Ali, ‘l’uomo invisibile’ e ‘il fantasma seduto accanto alla porta’ delle case nordamericane hanno acquistato, irreversibilmente, un corpo e una voce.
Milano, 4 giugno 2016.
La sua poesia, qui dalla sua voce, sull'avversario storico, Joe Frazier:
Ding! Ali comes out to meet Frazier
	But Frazier starts to retreat
	If Frazier goes back any further
	He'll wind up in a ringside seat 
Ali swings to the left
	Ali swings to the right
	Look at the kid
	Carry the fight 
Frazier keeps backing
	But there's not enough room
	It's a matter of time
	Then Ali lowers the boom 
Now Ali lands to the right
	What a beautiful swing!
	And deposits Frazier
	Clean out of the ring 
Frazier's still rising
	But the referee wears a frown
	For he can't start counting
	Till Frazier comes down 
Now Frazier disappears from view
	The crowd is getting frantic
	But our radar stations have picked him up
	He's somewhere over the Atlantic 
Who would have thought that 
	When they came to the fight 
	That they would have witnessed 
	The launching of a coloured satellite!