Carrère è un autore di culto e ora anche di successo, ovvero di massa. Fascino e intelligenza non bastano, Emmanuel Carrère è un grande scrittore, cosa che c’entra con il raccontare storie e nel suo caso storie di sé e di altri insieme. Legando la propria vita, i propri affetti a perfetti sconosciuti dal profilo etico e morale spesso quanto meno improbabile.
Inventore di storie vere, Emmanuel Carrère racconta sostituendo il personaggio con l’uomo reale, l’autore con se stesso, il finale con una suggestione narrativa in perenne tensione. L’unico che rimane al proprio posto è il lettore, vero amore non dichiarato del grande autore francese.
Luigi Grazioli fruga nei romanzi di Carrère, svela la sua bravura (e anche la sua furbizia) e ci restituisce un vero e proprio ritratto intimo della sua opera: una sala degli specchi dalla cui rifrazione è impossibile sfuggire.
L’avversario, Vite che non sono la mia e ora Limonov sono solo alcuni dei libri che hanno reso celebre Carrère e inconsapevoli uomini qualunque elementi decisivi della sua storia di scrittore. Come è stato possibile? Qualche idea Luigi Grazioli ce l’ha.
Luigi Grazioli ha pubblicato i volumi di racconti: Cosa dicono i morti, Campanotto, 1991; Racconti immobili, Greco&Greco, 1997; Il primo Congresso del Sindacato dei Profeti Viventi, Effigie, 2008; e i romanzi Lampi orizzontali, Greco&Greco, 2004, e Tempesta, Effigie, 2011. Dirige dal 1999 la rivista “Nuova prosa”; è caporedattore e editor degli ebook di www.doppiozero.com. Il suo sito personale è A spasso nella caverna.