Learning from the Salone del Mobile

8 Maggio 2015

Da un po’ di tempo mi è capitato di notare che ogni volta che un personaggio legato alle istituzioni parla di una nuova iniziativa pubblica lanciata a Milano a un certo punto, in un modo o nell’altro, tira in ballo il Salone del Mobile. Ricordo in aprile dell’anno scorso, il discorso di Diana Bracco in qualità di presidente dell’Expo che in occasione della celebrazione dei 60 anni della rivista "Interni" nell’Università Statale di Milano, in un un’aula gremitissima annunciò che l’Expo avrebbe attirato migliaia di visitatori da tutto il mondo proprio come il Salone del Mobile. Con la sola differenza che ne avrebbe attratti (di visitatori) molti, ma molti di più rispetto ai 310.000 (circa) della Fiera. I visitatori sarebbero arrivati in milioni a visitare una specie di grande Salone del Mobile ingigantito.
Lo stesso tipo di analogia ho notato essere stata utilizzata in occasione della presentazione del XXI Triennale che si terrà nel 2016 per tenere viva, anche dopo l’Expo, l’attenzione su Milano quale capitale del design e del buon vivere.


Insomma anche in quell’occasione è stato comunicato che il nuovo evento sarebbe stato un po’ come il Salone del Mobile, solo più culturale e anche notevolmente meglio (e questo detto dal Politecnico che nel corso di tutti questi anni si è fatto notare per l’assenza sulla scena del settimana del design milanese).
Insomma il Salone del Mobile con il contraltare del Fuorisalone costellato di Design District in ogni quartiere, con questo nome troppo italiano e poco ‘glamourous’, è un sistema talmente anarchico, caotico, vitale e incontrollabile (e quante lamentele si leggono qua e là per la mancanza di un controllo che renda tutto più fluido!) da apparire un modello anche per le istituzioni più volonterose di agire sul presente.
A parte tutto, le giornate del Salone offrono ai milanesi il vantaggio di essere turisti nella propria città. Così anch’io come tutti, mentre giravo qua e là per gli eventi e le mostre del Salone mi sono divertita a scattare qualche foto. Sono in buona compagnia. La mia macchina non è un granché e non c’è mai abbastanza luce, comunque alla fine ho raccolto le foto, le ho un po’ aggiustate e lo ho fatte montare dal programma automatico del mio personal e questo è il risultato. Non ha la pretesa di essere un quadro esaustivo, né di essere una classifica.

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