Speciale

Dizionario Levi / Differenze

21 Settembre 2019

Il testimone, il chimico, lo scrittore, il narratore fantastico, l'etologo, l'antropologo, l'alpinista, il linguista, l'enigmista, e altro ancora. Primo Levi è un autore poliedrico la cui conoscenza è una scoperta continua. Nel centenario della sua nascita (31 luglio 1919) abbiamo pensato di costruire un Dizionario Levi con l'apporto dei nostri collaboratori per approfondire in una serie di brevi voci molti degli aspetti di questo fondamentale autore la cui opera è ancora da scoprire.

 

Nel pieno della Seconda guerra mondiale, il destino dell'Europa sembra già segnato. Un giovane torinese di famiglia ebrea, che anni dopo a un io narrante capiterà di istituire sovente come io narrato, si mette alla prova negli studi universitari d’una scienza e, con metodica sostanzialmente mimetica, anche nella vita. 

La storia, anzi, la Storia si sarebbe incaricata di lì a poco di proporre a lui e a milioni come lui prove estreme. Egli ne è però ancora ignaro, per quanto, con altri come lui, nebulosamente presago. Così studia chimica: una disciplina o forse un’arte combinatoria quanto nessun’altra, forse in ciò comparabile, si renderà conto nella prassi anni dopo, con l’arte della lingua. La studia ma non la tiene, forse già per istinto, per una fonte assoluta di certezze. In ciò è diverso, si vorrebbe dire di spirito più acuto e moralmente migliore dei tanti, dei troppi cui già la sola parola scienza e, ancora di più, il gigantesco, labirintico apparato dei riti relativi, i sociali, non meno dei teoretici e degli sperimentali, facevano e fanno ancora l’effetto di un oppiaceo, come ci fu chi osservò facesse un dì la religione.

 

Sa del resto che “le origini della Chimica erano ignobili, o almeno equivoche”. Alla ricerca d’un metodo, ma anche, se non soprattutto, di un modo di proseguire quegli studi che la Storia appunto si sta già incaricando di impedirgli di completare, gli accade di venire in contatto con un giovane astrofisico speculativo e anche lui piuttosto dubbioso, pur nella devozione a una ricerca del “Vero” che si annuncia inesausta e difficilmente destinata non si dice al successo, ma a una qualche sua soddisfazione. Faute de mieux, costui è assistente di Fisica sperimentale, “prosa, elegante ginnastica della mente”, ma anche disciplina depositaria sin dalle origini della “strenua chiarezza dell’occidente”. È d’altra parte il solo ad accettare il chimico in erba in un laboratorio: tutti gli altri si sono piegati ai divieti imposti a lui e a loro dalle Leggi razziali.

 

È quanto comincia a narrare “Potassio”, la quinta delle brevi prose che compongono Il sistema periodico. Ed ecco come prosegue la vicenda, muovendo inesorabilmente verso una chiusa morale, come ogni pagina di Primo Levi. Chiamato dal suo mentore alla verifica sperimentale di una “equazione di Onsager” (qui, in proposito, non si sa andare al di là del velo onomastico), il giovane chimico si lancia nelle operazioni con i fortunosi mezzi che trova. Ha da procedere a una distillazione che comporta l’uso del sodio. Ma il sodio, nella contingenza, è irreperibile. Si serve così del potassio, ritenuto analogo. Non ignora d’altra parte bene i pericoli connessi e prova di conseguenza a prendere ogni precauzione. Quelle che prende non bastano a impedire che accada ciò che deve. A un certo momento e fuori d’ogni sua previsione di cautela, la sua procedura innesca un incendio che fa fatica a domare e che ne mette a repentaglio la vita stessa. 

 

In conclusione, l’apprendista stregone riferisce dell’esperienza all’assistente: “mi guardava con occhio divertito e vagamente ironico: meglio non fare che fare, meglio meditare che agire, meglio la sua astrofisica, soglia dell’Inconoscibile, che la mia chimica impastata di puzze, scoppi e piccoli misteri futili. Io pensavo a un’altra morale, più terrena e concreta, e credo che ogni chimico militante la potrà confermare: che occorre diffidare del quasi-uguale (il sodio è quasi uguale al potassio: ma col sodio non sarebbe successo nulla), del praticamente identico, del pressappoco, dell’oppure, di tutti i surrogati e di tutti i rappezzi. Le differenze possono essere piccole, ma portare a conseguenze radicalmente diverse, come gli aghi degli scambi; il mestiere del chimico consiste in buona parte nel guardarsi da queste differenze, nel conoscerle da vicino, nel prevederne gli effetti. Non solo il mestiere del chimico”. Non solo il mestiere del chimico, appunto. Come l’io narrato avrebbe appreso non molto dopo da cavia in ben altro laboratorio e, venutone fortunosamente fuori, l’io narrante avrebbe riferito a (vano?) beneficio di tutti, nella capacità di conoscere e di valutare le differenze consiste il mestiere di vivere.

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