Annarosa Buttarelli. Sovrane

26 Novembre 2013

Leggendo Sovrane di Annarosa Buttarelli (Il Saggiatore 2013), ho riconosciuto una scrittura politica di tipo nuovo, l’ho riconosciuta per la prima volta, nonostante che la comunità Diotima, io stessa e tante altre la pratichiamo da anni. Ma mai mi ero resa conto delle sue caratteristiche così bene come questa volta. La ragione, forse, è che l’autrice di questo libro non ha la preoccupazione di pagare tributi alla tradizione. In ciò mostra di essere veramente quello che lei stessa dice di sé, una seguace di Carla Lonzi.

 

Il sottotitolo, “l’autorità femminile al governo”, è una specificazione del titolo e una proposta politica. Ma il titolo da solo dice di più e fa capire meglio il senso del libro.    

 

Il libro si sviluppa avendo a sua disposizione una cultura ormai riccamente articolata, fatta di ricerche in tante direzioni, di prove letterarie e artistiche, di pratiche e riflessioni teoriche, e soprattutto di vissuti, confronti e conflitti. Questa cultura è cresciuta per l’impulso della presa di coscienza femminista. Che non s’impara dai libri, naturalmente. In Sovrane come negli altri testi della nuova scrittura si trovano però i suoi frutti.

 

 

Sovrane è essenzialmente un’idea. Un’idea degna di questo nome (ha scritto un filosofo) è come una madre di famiglia numerosa che raccoglie amorosamente intorno a sé i suoi figli. Non si riassume in poche righe. Posso però indicarla in una precisa intuizione di Annarosa Buttarelli: donne e popolo sono una “strana coppia” in cui soltanto può sostanziarsi il concetto di sovranità popolare. Che mi ha fatto pensare: è vero! E poi chiedermi se non lo abbiamo capito troppo tardi. Insomma, un libro da leggere e discutere.

 

Il nuovo di questa scrittura che dicevo all’inizio, ora vedo in che cosa consiste. Sta nel lavoro dell’immaginazione. Che vuol dire: fine della pseudo scienza politica e fine dello pseudo marxismo portato in cattedra da generazioni di accademici.

 

Il risultato sembra un miraggio ma non è tale, è un disegno che legge la realtà attraverso i desideri, e i desideri attraverso la realtà. Questo non è scientifico, si obietta. Lo è, invece, per chi ha la consapevolezza che il reale non è soltanto fuori ma ci attraversa, e i desideri che abbiamo dentro possono andare fuori.

 

“L’immaginazione è una forma di libertà, una sempre rinnovata capacità di percepire ed esprimere la verità”: parole grandiose che riporto qui avendo fiducia in colei che le ha scritte, Iris Murdoch.

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