Abitare il Tempo
Metafora, storia e comunità nell'opera di Enrico Palandri
Il testo esamina l’opera di Enrico Palandri, uno dei principali esponenti della letteratura italiana contemporanea, identificando alcuni fil rouges rintracciabili in tutta la sua produzione.
Innanzitutto la metafora in cui tutti viviamo – “nella danza delle parole”, come scrive Palandri in Flow – e che ritorna come una sorta di tema musicale ricorrente. Dalla metafora deriva una precisa visione della letteratura, una sorta di musica, in levare, consegnata nei romanzi ed esplorata nella produzione saggistica. Ben oltre il senso stretto della figura retorica, la metafora in Palandri implica l’alterità, poiché è dalla polivocità semantica della parola che scaturisce un processo plurale, comunitario, un confronto con “l'altro-da-sé”.
Altro tema fondamentale è la filìa (amicizia), dove di nuovo l’attenzione è posta sul rapporto con l'altro, soprattutto quando Palandri affronta il ruolo della “minorità”, e dunque del rapporto del singolo con la comunità. Proprio a questo proposito il saggio evidenzia il nesso con alcuni concetti mutuati dalla tradizione culturale ebraica (per esempio quello dell’esilio, anche nella rappresentazione datane da Kafka).
Infine, si affronta il concetto di Storia: vissuta – e narrata – a partire dalle storie dei personaggi palandriani, essa si dimostra impossibile da interpretare secondo parametri deterministi, che non possono render conto di flussi e mutamenti. Proprio la metaforicità, sottesa a tutte le opere, mette in discussione la presunta univocità del processo storico e tutte le interpretazioni lineari degli eventi, come risulta evidente dalla lettura che Palandri fa di Giacomo Leopardi.
La produzione di Palandri (con particolare attenzione agli esiti più recenti) viene messa a confronto con interlocutori a lui vicini, come Gilles Deleuze, Félix Guattari, Emmanuel Levinas, Giacomo Leopardi, Gianni Celati, Primo Levi, con riferimenti puntuali e citazioni dal corpus narrativo.
Chiude il volume un'intervista all’autore dedicata alla sua opera più recente, Le condizioni atmosferiche, lavoro che condensa, in un unico volume, tutte le tematiche a lui care, in una sorta di grande romanzo europeo, accostabile – per l'approccio ed il respiro – ai lavori di W.G. Sebald, Jan Brokken, Milan Kundera, Ian McEwan, Cees Nooteboom.
“Tutto quel che ho scritto, da Boccalone ma anche prima, nelle canzoni e le poesie e persino prima, nell’atto stesso di parlare, è un andare verso l’altro. E saperlo accogliere, perché anche l’altro viene verso noi. Ascoltare, leggere. Ed essere insieme.”