Claudio Panzavolta. L'ultima estate al Bagno Delfino
L’Italia alla fine del secolo: il rito della vacanza, gli amori in spiaggia, le nostalgie e le malinconie giovanili. L’ultima estate al Bagno Delfino (ISBN edizioni) copre un arco di tempo che va dalla fine degli anni Ottanta al 2014, un gruppo di ragazzini che crescono in un sorta di quotidianità vacanziera già in parte fuori dal tempo. La spiaggia come microcosmo di storie e passioni, un luogo a tratti immaginifico a tratti desolante in cui ognuno ha un ruolo dal bambino all’adulto, dal bagnino alla madre ansiosa e soprattutto un luogo dentro al quale prima o poi ognuno è chiamato a recitare la parte dell’altro. Si gioca, si cambia e s’invecchia sulla spiaggia al cambiar delle stagioni, al passare degli anni.
Fabio mette i piedi sul fondo di assi della barchetta e imbraccia uno dei remi, mentre Antonino mi tende la mano. Ha uno sguardo diverso, adesso. È lo stesso che aveva quando eravamo più piccoli. Afferro la sua mano, e mi lascio aiutare. Mi ci siedo di fronte. Lui impugna l’altro remo e rivolge a Fabio uno sguardo d’intesa. Pochi istanti dopo, stanno spingendo la barchetta in mare aperto. Fabio mi guarda. Sembra felice.
Ogni capitolo una stagione, un anno, un racconto. Claudio Panzavolta costruisce con scrittura densa una narrazione circolare, i protagonisti come personaggi di un serial ritornano ciclicamente ogni volta un po’ diversi, con addosso qualche anno in più. Ogni volta qualche sfaccettatura si aggiunge, definisce un carattere che è generazionale, ma anche strettamente legato ad un tempo, quello che va dagli anni Novanta ai giorni nostri segnato da un lento e calibrato declino tutto italiano. Claudio Panzavolta racconta la lieta vacuità di una spiaggia che diventa educazione e a tratti struggimento per un tempo, quello dell’allegria, destinato a svanire sotto il peso di una depressione nazionale che ha derubricato a lusso felicità e allegria.