Speciale
#iorestoacasa / Con streaming e radio #ilteatrononsiferma?
Vivremo in streaming, discuteremo in videoconferenza? Oggi sembra sia necessario. Il teatro si sta attrezzando. Chiuse sale, laboratori, spazi di prove, residenze e cantieri creativi, sospese rappresentazioni, presentazioni, tournée, per qualche giorno c’è stato sbigottimento, perfino qualche segno di dissenso e ribellione: come facciamo senza la cultura, senza l’arte? Poi teatranti, artisti, compagnie, organizzatori hanno provato a organizzarsi, prima utilizzando almeno i contenitori, le sale, poi sempre di più da casa. #iorestoacasa. In fondo abbiamo tutti computer, videoteche, televisori. Ma come sostituire, almeno in forma palliativa, la relazione teatrale? Allora streaming: attori, poeti, teatranti ripescano dai magazzini riprese di spettacoli e li trasmettono, oppure regalano pillole quotidiane di letture, interpretazioni, invenzioni, davanti a una telecamera. In studio con pochissima gente, un tecnico e chi recita, oppure sempre di più da casa propria. Come nell’e-learning – cercando di conservare qualcosa dell’emozione del rapporto dal vivo.
Elencare tutte le iniziative è lunghissimo. Ho provato a mettere un annuncio su Facebook, e moltissime sono state le risposte. Alcune trasmissioni sono molto strutturate, altre più decisamente “casalinghe”. Tutte realizzate superando difficoltà, tanto che qualcuno ha dovuto rinunciare o ridimensionare i progetti inziali, perché con una scarsa copertura tecnica. Si legge per esempio sulla pagina Facebook del Piccolo Teatro di Milano:
Carissimi fan, rispondiamo collettivamente alla domanda posta da moltissimi di voi, ovvero perché, in questi giorni di chiusura delle sale, non proponiamo attività in streaming. Anche noi osserviamo rigorosamente le norme che ci chiedono di privilegiare il più possibile il lavoro da casa: non ci è possibile realizzare una visione in streaming di spettacoli di archivio – né tantomeno in diretta – in quanto gli attori e i tecnici non possono raggiungere il teatro, né le prove possono svolgersi.
In attesa di ritornare “dal vivo”, che è la peculiarità del teatro, abbiamo deciso di proporvi alcuni post con le immagini delle produzioni più applaudite nelle scorse stagioni, mentre continuiamo a lavorare sulla programmazione futura.
Ci sono altri, come la coppia Frosini/Timpano, che ripropongono nella loro serie #INDIFFERITA spettacoli d’archivio, come di recente La casa d’argilla di Lisa Ferlazzo Natoli, commentando però così:
Il teatro in video è una cagata, lo sappiamo bene, anzi non è teatro, è solo un resto, ma quel che ci resta in questi tempi mesti son questi umani resti, questi poveri reperti di questa antica e strana religione in cui un tempo credevamo: il teatro
E ancora, scriveva qualche giorno fa Simone Pacini, inventore degli spazi web Fattiditeatro, nel suo profilo Facebook:
Il teatro in video è brutto, noioso e nessuno lo guarda. Rassegnatevi. Meglio un libro o Netflix, o del vino.
Ha poi chiarito in una diretta Instagram con Laura Gemini, sociologa del teatro, che spesso si riversano in rete spettacoli ripresi male a camera fissa, che annoiano e tradiscono l’azione dal vivo. Ma che questa situazione “amukina mon amour”, come la chiama, può servire a interrogarsi su come comunicare efficacemente il teatro, la presenza, sul web, curando anche la forma. E ha citato varie esperienze, alcune delle quali ricorderò tra poco.
Qualcun altro sottolinea come con la corsa allo streaming si corra il rischio di inquinare un tempo di ansia con immagini inessenziali, “artigianali” nel senso peggiore”, in una cybersfera già superinquinata, che non dà il tempo per la riflessione (in questa direzione Salvatore Papa e Lucia Tozzi su zero.eu).
L’ultimo commento che riporto, di Francesca Romana Lino, sottolinea l’utilità di non chiudere tutto, di non rinchiudersi nel solo silenzio:
A me pare pleonastico anche il solo ribadire che lo spettacolo dal vivo sia... dal vivo?! Personalmente non credo che la condivisione di contenuti di questi giorni STRA-ORDINARI - non scordiamolo - sia un atto né irrispettoso, né in alcun modo narcisistico o auto referenziale. Mi pare solo un éscamotage per non far sentire il pubblico lasciato a se stesso.
Fare qualcosa. Quello che si può. Per tenere aperto uno spazio, un confronto. Per esplorare possibilità. Ha provato a farlo Emilia Romagna Teatro con la lettura integrale, affidata agli attori della sua compagnia stabile, della Coscienza di Zeno di Italo Svevo, 24 ore online, concluse con le apocalittiche parole finali: “un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie” (visibile tutto sui canali social di Emilia Romagna Teatro Fondazione).
Ma questi streaming non sono solo spazi per non chiudere la presenza culturale e artistica. Servono per aprire canali di dibattito e per provare a sostenere economicamente, almeno un po’, gli artisti, spesso individui isolati, a contratto quando lavorano, lasciati a sé stessi economicamente in questa emergenza (vedi l’appello scritto da Attilio Scarpellini, Andrea Porcheddu e da me: qui).
Tra buone pratiche e mecenati, la cultura non si arrende
Dal 2004 Le buone pratiche del teatro, inventate da Oliviero Ponte Di Pino e Mimma Gallina, mettono a confronto chi cerca di trasformare la scena agendo, sperimentando, inventando nuove situazioni creative o produttive. La sede quest’anno avrebbe dovuto essere Bolzano. E lo sarà, in streaming. Dalle 14 di oggi, sabato 14 marzo, se ne potranno seguire le discussioni su YouTube a questo indirizzo. I contributi arriveranno in video e si potrà in qualche modo interagire con la discussione (qui la convocazione e il programma).
Un’altra iniziativa è quella che partirà stasera alle 21 sul canale Facebook del Css di Udine: #iorestoacasacon… e #iosonoMecenate. Non solo “restiamo a casa con gli artisti” in streaming, ma anche “diventiamo tutti mecenati culturali per sostenerli”, come si legge nel programma. Iniziano l’attrice e cantante Nicoletta Oscuro con il chitarrista Matteo Sgobino; seguirà martedì 17 una creatrice molto amata, Marta Cuscunà. Il Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia propone agli spettatori di fare una donazione (così farà anche il teatro), per sostenere chi recita, da un euro in su, usufruendo di crediti d’imposta fino al 65 per cento, grazie alle norme dell’Art Bonus.
L’assessorato alla cultura della Regione Emilia Romagna ha predisposto un vero e proprio cartellone con spettacoli in streaming, musicali, teatrali, cinematografici, per il progetto #laculturanosiferma. Ci si può collegare andando sul sito www.emiliaromagnacreativa o su www.lepida.tv.
Ma mille sono le iniziative: per esempio Triennale Decameron: storie in streaming nell’era della nuova peste nera, narrazioni personali online affidate a artisti, designer, architetti, intellettuali, musicisti, cantanti, scrittori, registi, giornalisti. I Racconti in tempo di peste si possono seguire sui canali del Teatro pubblico ligure (www.teatropubblicoligure/teatrointempodipeste). Il Teatro della Pergola annuncia l’avvio di un canale Youtube dedicato, FirenzeTv, per far arrivare direttamente il teatro a casa con attori vicini all’ente, come il prossimo direttore artistico Stefano Accorsi, e poi Gabriele Lavia, Pierfrancesco Favino, Glauco Mauri, Roberto Sturno, Michele Santeramo, Vinicio Marchioni, Elena Sofia Ricci. #ilteatrononsiferma (canale YouTube), partito dal Teatro di Rifredi, sta raccogliendo l’adesione di artisti e organizzazioni dell’area toscana: con appuntamenti serali, alle 21, con brani di spettacoli o pezzi recitati. MaMiMò di Reggio Emilia (mamimo.it) offre tutti i propri spettacoli, da vedere on demand. E molti altri completano l’elenco, dal napoletano Beggar’s Theatre che propone novelle di Giambattista Basile alla fiorentina Silvia Frasson, ai bolognesi Teatro dell’Argine e Teatro delle Temperie, al Biondo di Palermo, ad Animanera di Milano, agli appuntamenti serali di lettura da Rodari di Capotrave eccetera.
Sui profili Facebook di attrici e attori li si può ritrovare a recitare o leggere: così fa Elisabetta Pozzi, con brani da libri o con puntate dallo spettacolo interrotto, Apologia. #ilbelcontagio raccoglie vari materiali, tra i quali alcuni brani di poesia o teatro letti da Federica Fracassi, che, a casa, poco fiduciosa nel teatro in streaming, sta ragionando su altro, preparando frammenti poetici, visioni. Lino Guanciale condivide ogni giorno sui suoi profili social pillole da romanzi, poesie, saggi; dalla prossima settimana ogni mercoledì e ogni sabato leggerà brani dal Barone rampante, “storia – dice – di un bambino che diventa uomo, che da una posizione di esilio volontario trova il modo di essere partecipe della sua comunità”: una metafora per i nostri giorni.
Dal vivo, invece, un bigliettino o un gesto quando si va a fare la spesa, qualcosa dal balcone, un manifesto attaccato a un cartello stradale, un segno di vicinanza ideale, sono le Re-azioni poetiche a Fermignano e in altri posti, un’idea lanciata da Luoghi Comuni.
Damiano Caverna pubblica sul suo profilo e su quello di Teatro Caverna documentari radiofonici e radiodrammi.
Le consolazioni della radio e dell’immaginazione
Certo, la radio lo fa da sempre: accende la fantasia con le sole parole. Su RaiPlay potete trovare grandi romanzi letti da attori, con la voce che apre paesaggi, definisce colori, personaggi, trattiene e precipita nelle situazioni.
Radio 3 Rai ha abitualmente vari spazi riservati al teatro. In questi giorni, pur con studi che lavorano a ranghi ridotti, con pochi tecnici e senza invitati, sta avviando nuovi formati. All’interno del contenitore serale Radio 3 Suite sta trasmettendo, a cura di Laura Palmieri, Voci fuori scena, brani di spettacoli che sarebbero dovuti andare in scena in questi giorni e che sono stati bloccati per l’emergenza in atto. I frammenti sono introdotti dall’artista, con riflessioni, commenti, testimonianze. Si sono ascoltati Vincenzo Pirrotta, Marco Baliani, Galatea Ranzi, Roberto Latini; da lunedì andranno in onda Federica Fracassi, Nicola Borghesi e Paolo Nori, Oscar De Summa e altri. Domenica alle 23.40 circa Fabrizio Gifuni racconta Amleto di Shakespeare e il 21 si ascolterà il suo reading su Giorgio Caproni registrato al teatro Vascello di Roma. Il lunedì e il giovedì saranno riprese trasmissioni di repertorio, della serie Tutto esaurito!
Questa situazione in fondo ci consente di ridisegnare l’immaginario staccandoci dal consumo della visione. Lo streaming pone problemi, e ben vengano per ridefinire il nostro rapporto con le immagini, con lo spettacolo generale nel quale siamo vissuti fino a ieri e nel quale ancora ci immergiamo.
Le voci della radio hanno bisogno della nostra collaborazione immaginativa, ci chiedono di diventare attivi. È in fondo quello che ci domanda questa emergenza: ascoltare, pensare, ascoltarsi, riascoltare, spingere oltre il pensiero e il sentimento. Spegnere forse, almeno per un po’, le voci dei media. Lavorare a dare corpo alle parole silenti dei libri, dei poeti, alla memoria, all’immaginazione, allo sguardo.
Ascoltare il respiro, quello che viene a mancare, come ha sempre raccontato un grande autore di teatro e letteratura come Thomas Bernhard, da sempre malato di polmoni, un’affezione che si è trasferita nel suo fraseggio magmatico, avviluppante, con la sua voglia di provocare ossia di cavare fuori dalle abitudini, dagli stereotipi, di sfidare il buio.
Leggere, per esempio il libro sui dieci anni della compagnia Laminarie, Anni incauti, (Cue Press edizioni, anche in e-book), un esempio di teatro contemporaneo che si misura con la comunità in cui risiede, che si allarga alla società, alla memoria, ad altre arti, alle persone.
Leggere Solo il teatro salverà il mondo di Giuliano Scabia, nella raccolta di scritti vari Una signora impressionate, edizioni Casagrande:
…agire per smascherare / le parole mascherate. / Più di tutto, più teatro di tutto è / l’atto di togliere la maschera. / Svelare i caratteri del falso nella lingua: / la lingua falsa: / trovare la lingua: / una via per sapere. / Per salvare il mondo? Sic! / Se tragedia è l’implorazione dei morti, i senza più maschera, e teatro, all’inizio, luogo di manifestazione degli dei, forse il bisogno di verità / è / era il dio. / Se il falso è la forma rituale del mondo / e il vero la necessità della vita di fecondarsi / per ritrovare continuamente senso/ allora il destino del teatro / cioè della poesia / è / sotto la finzione/ l’acqua fuoco della visione nuda (…).
Passeggiare, con Robert Walser, andare verso la foce con Gianni Celati: ah, che nostalgia!
Giustamente fermi a casa. Nella notte oggi dobbiamo guardare. A nuttata ha da passa’.
L’ultima immagine raffigura lo spazio vuoto di Dom di Laminarie a Bologna, prima dello spettacolo Altissima povertà di Virgilio Sieni, ph. Mario Carlini.