Un robot che vola come un uccello

23 Settembre 2011

doppiozero guarda TED è una nuova sezione in cui pubblichiamo e approfondiamo i video delle oramai famosissime conferenze del progetto TED. Con questa iniziativa vogliamo contribuire a diffondere le idee, i pensieri, le ricerche e il sapere delle migliori menti internazionali.

 


 

Markus Fischer e il suo team hanno costruito SmartBird, un robot in fibra di carbonio, traendo ispirazione dalla figura del Gabbiano Reale.

I suoi meccanismi interni sono coordinati in modo da riuscire a imitare perfettamente il volo di un uccello. Un modello potente e ultraleggero le cui qualità aerodinamiche aiutano a risparmiare energia. Con un’apertura alare di circa due metri, la lunghezza complessiva di poco più di un metro e un peso di 450 grammi, spiega Fischer, il consumo energetico è di circa 25 watt al decollo e dai 16 ai 18 watt in volo.

 

 

 

 

All’improvviso si vede uno splendido uccello bianco che vola alto, lontano, irraggiungibile.

 

Dal buio originario un bagliore di luce fende lo schermo e tocca i nostri occhi: non vi è alcuna traccia di carne palpitante, nervi tesi o materia organica.

Una scia bianca, leggera, eterea colma lo sguardo e con il suo mistero avvolge le nostre cellule cerebrali.

 

Markus Fischer rinnova con un meccanismo il mito di una seconda creazione: la colomba che esce dall’arca di Noè. Poco importa se la sua struttura interna è di metallo, se non c’è un cuore che batte e dal suo becco non si ode alcun suono. I nostri occhi non riescono a staccarsi da quell’illusione in movimento, le braccia quasi ne ripetono le movenze.

 

Del golem conserva la leggerezza della parola soffiata come un alito di vento nelle pieghe delle sue ali. Ogni loro battito è un riscatto per tutti i passi goffi dell’albatro baudelairiano, mentre il suo volo rovescia la prospettiva terrena di chi guarda verso il basso: ora il pubblico in sala si muove a ondate come un unico corpo, gli occhi levati in alto ad ammirare quell’apertura alare che si riprende lo spazio dell’aria.

 

Uno spazio dove si affiancano tecnica e poesia, o meglio dove la tecnica diventa poesia, come se i versi di Charles Baudelaire potessero trasformarsi nella rete di filamenti che consentono a questo nuovo albatro, artificio incorporeo e poetico, di alzarsi in volo.

Non più ciurme che catturano uccelli marini e li pongono per scherno sulle tolde delle navi e nemmeno viaggiatori alati che trascinano ai loro fianchi le grandi ali inerti.

Il poeta non è più esiliato sulla terra, il grande albatro bianco vola libero e trasmuta l’ampia stanza chiusa in uno spazio senza gravità.

 

L’armonia è nei suoi movimenti, nelle linee immaginarie tracciate nel vuoto, nel profilo del suo corpo luminoso che rimane impresso nelle pupille e nei pensieri .

Ce qui manque à nous tous, suggerisce un’opera di Man Ray. Credo che questa creatura fiabesca sia uscita proprio da quella bolla di vetro.

Non è forse un sogno dell’umanità volare come un uccello?

 

 

 

 

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