Utopie realizzate / Eileen Gray e La Maison en bord de mer

14 Settembre 2016

C’è un film del 2015 che ha come protagonista una casa. Si intitola: “The Price of Desire”, opera della regista irlandese Mary McGuckian. Racconta la storia della E-1027 (leggasi: E dieci due sette), la Maison en bord de mer, sita a Roquebrune-Cap-Martin in Costa Azzurra, insieme a quella della sua progettista, Eileen Gray (1878-1976), lei pure irlandese, che l’ha realizzata tra il 1926 e il 1930.

 

E-1027  è  un acronimo alfanumerico corrispondente al nome della Gray, associato a quello di Jean Badovici (1893- 1956), suo compagno lavoro e di vita in quel periodo, un architetto di origine rumena, che dirigeva “L’Architecture  vivante”, una delle riviste di architettura più importanti del tempo. E, infatti, sta per Eileen; mentre 10 indica la decima lettera dell’alfabeto, iniziale di Jean; 2 /B è l’iniziale di Badovici e infine 7 corrisponde alla G, prima lettera del cognome Gray. 

 

In alto: la E-1027 vista dal mare; il balcone del lato sud aperto sul salone; veduta della E-1027 dopo i recenti restauri; copertina del portfolio della E-1027 pubblicato sul numero 2/1929 de “L’Architecture vivante”, edizioni Albert Morancé, Parigi (ripubblicato nel 2015 dalle Editions Imbernon © Fondation Le Corbusier / ADAG), in cui Badovici millanta di essere coautore del progetto insieme alla Gray. 

 

In questa casa, Le Corbusier ha trascorso molte estati, ospite dei proprietari, la coppia Gray-Badovici, appunto; innamorato di quel tratto di Costa Azzurra e di quel mare che gli sarà purtroppo fatale. Vi ha abitato fino a quando non si è costruito, lì nei pressi, Le Cabanon (1951), il suo rifugio spartano e aniconico. Invece della E-1027 si era divertito a decorare le pareti con sue pitture murali suscitando il disappunto della Gray che le aveva invece concepite totalmente bianche, adorne solo della luce del Mediterraneo. Sarà proprio a causa di questi murales che per lungo tempo anche il progetto  della E-1027 verrà attribuito a Le Corbusier.

Questa la trama del film e questa la vera storia della Gray, pioniera del design e dell’architettura moderna prima ignorata, poi dimenticata ma per fortuna oggi finalmente riconosciuta come una delle più alte interpreti dell’arte del Novecento. 

 

In alto: Interno del soggiorno della E-1027 dopo i recenti restauri con riproduzioni dei mobili originali, a sx la poltrona Bibendum e a dx la poltrona Transat. Le Corbusier alla E-1027 mentre dipinge un murales. In basso: Le Corbusier riposa alla E-1027 davanti a un suo murales; Le Corbusier con sua moglie Yvonne Gallis e Jean Badovici alla E-1027 fotografati da Eileen Gray. 

 

Eileen Gray ha nobili natali; figlia di Lady Eveleen Pounden Gray e di James MacLaren Smith, un artista pittore scozzese, nasce a Bronswood, in Irlanda, il 9 agosto 1878. Dopo aver intrapreso studi artistici a Londra, nel 1903 si trasferirà a Parigi, città nella quale trascorrerà il resto della vita, fatto salvo che per brevi periodi di lontananza, dovuti a cause di forza maggiore. A Parigi, frequenterà i corsi d'arte dell'Atelier Colarossi a Montparnasse e poi dell’Académie Julian e sarà in questa città che inizierà la sua attività di creatrice di oggetti in lacca cinese.

Il suo amore per la lacca cinese risale ai tempi di Londra, dove aveva fatto anche un breve apprendistato in un atelier di Soho, e finirà per connotare gran parte della sua produzione di arredi, portandola a realizzare dei veri e propri capolavori nei diversi stili con cui si esprimerà nel suo lungo percorso artistico. In lacca cinese è ad esempio la sedia Sirena del 1912, una sedia gondola visibilmente eclettica sia nella foggia che nelle decorazioni scolpite; così come in lacca è il paravento Le Destin del 1914, a suo modo Art Nouveau nel tratto sinuoso del segno; e pure in lacca è la panca del 1920 anticipatamente déco nella sua asciutta geometria e ancora in lacca è il tavolino De Stijl del 1924, “absolument moderne ”.

 

In alto: sedia Sirena in legno laccato, 1912 circa; Le Destin, paravento in lacca, 1914. In basso: panca in legno laccato, 1920 circa; tavolino De Stijl in legno laccato, 1924. 

 

Nel 1922 a Parigi, con l’aiuto di Badovici, con cui aveva stretto un legame professionale già dall’anno precedente, la Gray aprirà la Galleria “Jean Désert”, al numero 217 di rue du Faubourg-Saint Honoré, stabilendo un duraturo rapporto di collaborazione anche con il maestro Seizo Sugawara, esperto in lavori in lacca che proveniva dal villaggio di Jahoji, in una zona del Giappone famosa per questo tipo di artigianato. La galleria resterà aperta solo fino al 1930, quando sarà costretta a chiudere per ragioni economiche. Gli oggetti creati dalla Gray e da lei  proposti in vendita resteranno per lo più sconosciuti al grande pubblico (soprattutto per il loro costo elevato) e alla critica corrente (ancora avversa a una donna imprenditrice), mentre annovereranno tra i loro estimatori intellettuali ed artisti, tra i quali James Joyce, Elsa Schiapparelli e il couturier collezionista d’arte Jacques Doucet (a cui, indirettamente, la Gray deve la sua riacquistata fama).

 

La vetrina della galleria Jean Désert in rue du Faubourg-Saint Honorè, progettata da Badovici in ferro e vetro, dichiaratamente moderna contrastava volutamente con la facciata in pietra dell’immobile con volute e bugnato. 

 

Il rapporto di Eileen Gray con il linguaggio moderno dell’architettura prenderà avvio nel 1923 grazie a Badovici che la metterà in contatto con Le Corbusier, divenuto da subito un suo sostenitore, e continuerà alla mostra sul Neoplasticismo, allestita quello stesso anno a Parigi dalla “Galerie de l'effort moderne”, quando avrà modo di conoscere e di ammirare l’opera di Gerrit Rietvelt. Da quel momento la Gray stringerà una duratura amicizia con J. J. P. Oud, con il quale intesserà anche una nutrita corrispondenza, e l’anno successivo renderà omaggio a Rietvelt chiamando De Stijl un suo  tavolino, mentre nello stesso anno la rivista olandese Wendingen (organo ufficiale della Scuola di Amsterdam) le dedicherà un numero speciale. Negli anni successivi inizierà poi a studiare l’opera dei designers del Bauhaus, e da allora i suoi mobili e i suoi progetti risentiranno dell’influenza soprattutto di Marcel Breuer, maestro nell’utilizzo del tubolare metallico, materiale che da allora in poi la Gray impiegherà diffusamente coniugandolo spesso, in modo sorprendentemente audace, alla raffinatezza della sua amata lacca cinese, come nel caso della Petite coiffeuse, ad esempio.

 

Ma il suo ineguagliato capolavoro è la E-1027. Adagiata sull’impervia scogliera rocciosa di Cape-Martin, ha pianta libera, tetto piatto, pareti bianche con grandi finestre che si aprono da pavimento a soffitto e consentono alla luce di inondarne gli interni, e poi una scala a chiocciola dal tetto trasparente che conduce alle stanze degli ospiti, simile a quelle che si trovano sulle navi, come se la casa fosse essa stessa una nave in procinto di salpare per solcare il Mediterraneo. Qui Eileen Gray ha progettato ogni minuto dettaglio, disegnando anche i mobili con criteri d'avanguardia.

 

Acquisita nel 1999 dal ‘Conservatoire du littoral’ (l’istituto che tutela le coste e le salva dal degrado, salvaguardandone il patrimonio naturale e antropico), dopo un lungo periodo di abbandono in cui aveva subito persino atti vandalici, la E-1027 nel 2000 è stata dichiarata monumento storico dal Governo francese e contemporaneamente hanno preso avvio i lavori di restauro che l’hanno riportata al suo antico splendore. Dal 2015 è aperta al pubblico.

 

La vetrina della galleria Jean Désert in rue du Faubourg-Saint Honorè, progettata da Badovici in ferro e vetro, dichiaratamente moderna contrastava volutamente con la facciata in pietra dell’immobile con volute e bugnato.

 

Sopra: vedute degli interni della E-1027 dopo i restauri: un angolo con la Petite coiffeuse; il cielo di una delle scale a chiocciola; Le Corbusier, pittura murale nella zona bar e il paravento-quinta in muratura dell’ingresso (in parte ricostruito). Sotto: vedute del salone con la grande vetrata aperta sul mare, nella prima foto sedia Transat, nella seconda poltrona Bibendum. 

 

Purtroppo non ho conosciuto personalmente Eileen Gray ma il mio incontro con i suoi progetti di arredo è avvenuto poco dopo che questi erano diventati famosi, quattro anni prima della morte dell’artista, che aveva già più di novant'anni. E ciò è accaduto in seguito all’asta della Collezione Doucet, uno dei più grandi stilisti parigini di inizio Novecento, amatore d’arte, tra i primi a collezionare i mobili dell’artista irlandese (insieme ad altri capolavori, quale, ad esempio, “Les Demoiselles d’Avignon” di Pablo Picasso). All’asta Doucet, tenutasi a Parigi all’Hotel Drouot (8 Novembre 1972), un americano acquista il paravento Le Destin per trentaseimila dollari e Yves Saint Laurent si aggiudica la sedia Dragon (si tratta degli unici due pezzi firmati dalla Gray, dietro esplicito invito dello stesso Doucet). La notizia fa subito scalpore e rimbalza sui principali quotidiani, da Le Figaro a Le Monde, dal Times all’Herald Tribune e il nome della Gray riemerge dall’ombra dando così impulso alla ripresa di interesse per le sue creazioni. In quello stesso anno si tiene a Londra, alla Heuinz Gallery, organizzata dal Royal Institute of British Architects, la sua prima mostra monografica, dal titolo “Eileen Gray: pioniera del design”, lo stesso titolo che aveva utilizzato qualche anno prima lo storico dell'architettura Joseph Rykwert per il suo articolo, pubblicato su Domus nel dicembre 1968, il primo e unico articolo fino a quel momento dedicato alla Gray da una rivista di settore, dopo quelli di Badovici degli Anni Venti e quello del 1924 di “Wendingen”, con il testo di Jan Wils, uno dei firmatari del Manifesto del De Stijl. E nel 1979, sempre a Londra, il V&A Museum le dedica una nuova mostra, organizzata dallo Scottish arts Council e una sua mostra si tiene anche all’Architectural League of New York. Poi più nulla fino al 2002, quando il National Museum of Ireland acquisisce il suo intero archivio e allestisce un'esposizione permanente delle sue opere a Dublino.

 

Alcuni arredi della E-1027: Table portable in legno laccato e tubolare d’acciaio, 1925-30; Cap-Martin E-1027 mobile in legno laccato con cassetti basculanti, 1925-26; Petite coiffeuse mobile in legno laccato e tubolare d’acciaio, 1925-26. 

 

In seguito al fermento che consegue all'asta del 1972, anche il mondo del design "riscopre" l'opera della Gray, con particolare interesse per i pezzi da lei disegnati per la E-1027. Allora una ditta tedesca, che ne aveva licenza, contatta mio padre affinché rimetta in produzione alcuni tra i più begli arredi di quella casa. Attualmente sono tre nel mondo i brand legittimati a riprodurre gli oggetti di Eileen Gray: uno è a Londra, uno a Parigi e l'altro a Monaco di Baviera. A quel tempo io frequentavo la Facoltà di Architettura e ciò di cui non si sentiva parlare in aula era invece argomento quotidiano a casa mia. Si tratta di mobili in legno laccato di rara bellezza (la Petite coiffeuse, la Table portable, la cassettiera Cap Martin e uno dei numerosi paraveti presenti nella villa), purtroppo ancora poco noti al grande pubblico, nonostante la grande mostra che il Centre Pompidou ha recentemente dedicato all’artista irlandese (2013) nella speranza di diffonderne la conoscenza.

 

 

Eileen Gray è morta all’età di novantotto anni ed è stata sepolta a Parigi al Père-Lachaise, il cimitero degli artisti, ma i suoi mobili continuano a riscuotere enormi successi. La poltrona Dragons (1917-19), ad esempio, nel febbraio del 2009, a Parigi, all’asta della Collezione di Yves Saint Laurent et Pierre Bergé, ha battuto il record d'asta per i mobili del XX secolo; è stata infatti acquistata dalla gallerista Cheska Vallois per la cifra di 21,9 milioni di euro. Nel novembre del 2011, poi, sempre in un’asta parigina, la poltrona Transat (1926-27), progettata nel 1920 per la camera da letto del Maharajah di Indore, nell’India centrale, ha raggiunto la cifra di un milione di euro. Capolavoro del design modernista, è una dei nove esemplari documentati sui dodici originali realizzati dalla Gray.

Ma al di là di questo, resta il fatto che Eileen Gray è stata la prima donna architetto ad aver progettato e realizzato, nell’insieme e nei dettagli, un ineguagliato capolavoro dell’architettura moderna, la E-1027 con il suo straordinario corredo di mobili, veri must del design del XX secolo.

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