Capitolo Sesto

5 Settembre 2015

Apparentemente, ci sono delle divergenze tra quella me prima di annegare, quella me che annega, e quella me ripescata.

Non so quale versione sia la più aggiornata del software.

Qual è il legame con Sandra Jorgensen, ingegnera pensionata, volo delle 18:40 Göteborg - Firenze, 28 luglio, domicilio provv. Hotel Ritz (sporge denuncia contro di me, il renaiolo, persino il museo.)

Qual è il legame con Massimo Ciatti, elettricista, renaiolo per hobby, residente v. Milton, denunciato rissa Calcio Storico 1997 (sporge denuncia contro di me, la fu-danese svedese, più bestemmie).

Non ho perso la memoria: ricordo la triste brigata sotto il sole, la caduta rovinosa, l’acqua che non fa mai splash, se ci cadi male.

 

Francesco Natali, Narrarno

 

L’ho detto al carabiniere che vuole accompagnarmi indefesso all’uscita dall’ospedale.

I brividi, di certo, ricordo i violentissimi brividi. Il nome di Andrea ripetuto a cavallo dei brividi.

Gli ho spiegato che il mio non è stato un atto intenzionale, che una roba come il suicidio non mi passa per la testa. Ho testimoni. (Ma la fiumana versatile dei turisti avrà cambiato occhi, durante la mia notte in ospedale, e quindi zero testimoni: un nastro oculare completamente cancellato.)

Mi ha chiesto perché mi riferissi ad una tenda, appena ripescata. Testimonianza del vigile, ha detto: mio salvatore, mio delatore.

Perché c’è, una tenda, sull’Arno, ho risposto.

Mi prendono per scema, forse ho tradito Andrea (andranno a cercare se c’è realmente una cosa del genere.)

Come è possibile, che ci sia una tenda, sull’Arno?, ha sbalordito il carabiniere. Faccia attenzione, sia precisa, mi ha minacciata.

Lei penserà di certo, gli ho detto, che è tutto un abbaglio per la calura, che l’acqua mi è entrata in testa, e non solo nei polmoni, e che io ho allucinato quella cosa lì verde, picchettata sull’Arno…

Vuole che contattiamo il suo Andrea?, fa lui tranchant e misericordioso.

Non ha capito, ho ribattuto: Andrea è nella tenda. Bisogna cercarla per trovarla.

Non solo ho creato nella sua mente, e un po’ anche nella mia, una tenda fantasma, ho creato il fantasma di una sessualità ambigua.

Andrea allora è donna?

Annuisco. Mi alzo dal letto, inforco il giubbino di pelle.

E qual è la principale occupazione di questa Andrea?

Che ne so, ho detto confusa: attendermi, confortare. E mi son messa a raccogliere il necessaire che mi aveva evidentemente portato mamma.

Senza fissa dimora?, ha inquisito ancora, ed io ho firmato il foglio di dimissioni.

Piuttosto una che ne genera di parecchie, dipende dai punti di vista.

Il suo legame con Andrea?

Amanti, ovvio. Se vuole anche coinquiline! Lo scriva nel verbale. Ma dove va tutto questo?

Le ha mai parlato di Vienna?

Chi, Andrea? Mi ha parlato di un grande raduno austriaco, quello sì. Una scusa per fare della nostra relazione una cosa pericolante, e per questo, più avvincente. Perché, è rilevante?

 

Francesco Natali, Narrarno

 

Stamattina in un piccolo break al museo, mi sono messa a passeggiare nella Sala degli Elementi, davanti all’Allegoria dell’Acqua del Vasari. I piani di rappresentazione sono osceni, bisogna dirlo. Quasi nessuno se ne frega della nascita di Venere. Tutti paiono aver sbagliato scena, essere giunti in ritardo, trafelati. O come pescatori in attesa del proprio pesce che guardano in disparate direzioni, sebbene fiduciosi. Nettuno ha perso i suoi cavalli, i tritoni portano strani regali fuori luogo. Disastri dell’allegorico.

Qual è ora il legame con Andrea, mi domando, scomparsa a Firenze 10 gennaio durante gita con amici, riaffiorata a casa dei propri genitori Vienna 4 settembre, dichiarata dispersa, svanita nel nulla, ma emersa solo per me, poi ritornata alla sua normalità viennese? (Non un biglietto, non una denuncia, non una recriminazione per aver mancato l’appuntamento di ieri sera, mia cara Andrea! Solo l’identikit sul quale ho riso.)

Eppure lei è come quella Venere, magari un po’ più goffa, incoerente, schedata dai carabinieri di Firenze in carta riciclata. Nessuno se ne è accorto, bagnate le ginocchia nelle acque basse del vivere. Tutti ne hanno forse beneficiato in meraviglia. Io, ne ho beneficiato in meraviglia.

Ridonata completamente a questa città nella sua vista più ruffiana sul fiume – quella al Piazzale – come ridonata ad un pacchiano abbraccio viennese con lacrime genitoriali, faccio i miei passi indietro verso la macchina. Accolgo con piacere che la sera più blu spinga un chiosco di bibite ad accendere i propri neon, come in un corteggiamento dal quale ognuno trae il proprio favore per fini differenti.

 

FINE

 

 

English Version

 

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Capitolo II

Capitolo III

Capitolo IV

Capitolo V

 

La versione cartacea ed in italiano di questo capitolo è apparsa originariamente su «Corriere della Sera - Corriere Fiorentino». La sua traduzione in inglese è di Johanna Bishop.

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