Lettera ai cavalli di Trieste
Il 27 novembre 1997 Peppe Dell’Acqua e Franco Rotelli hanno invitato a Trieste, alla sala Tripcovich, diversi amici di Franco Basaglia fra cui Luigi Pintor, Gino Paoli, Alfredoo Lacosegliaz, Freak Antoni. Chi ha cantato, chi detto, chi ha fatto. Io ho scritto la Lettera ai cavalli di Trieste e l’ho letta. Fuori, sull’ingresso, c’era Marco Cavallo.
Cari curatori della mente
e della mania,
cari matti,
cara gente qui riunita stasera,
caro Franco Basaglia
trot torotòt trot torotòt
voglio divertirmi a correre
spaziare nei prati liberi, volare
voglio portare i fagotti
della biancheria netta
e anche
andare a cavallare.
trot torotòt trot torotòt
La fantasia di molti qui presenti
- e assenti -
è legata
- da quasi 25 anni -
all’apparizione di un cavallo magico
grande e azzurro
che stasera è di nuovi qui - ah, cavàl!
trot torotòt trot torotòt
È matto come un cavallo -
si diceva e si dice.
Ma perché un cavallo è matto?
trot torotòt trot torotòt
Ad accompagnare Dioniso, dio figlio di dio,
dio della vita e anche della mania,
nel corteo si vedono a volte delle figure
mezzo uomo e mezzo cavallo:
come mai?
Chi erano, a quei tempi, i cavalli?
trot torotòt trot torotòt
Astolfo, famoso cavaliere, perdigiorno e fatato,
va sulla luna per ritrovare il buon senso fuggito
di Orlando
diventato furioso per amore:
e ci va sopra un cavallo alato,
cavallo uccello - ippo grifo :
che sicuramente salendo cantava:
Voglio divertirmi a correre, volare.
trot torotòt trot torotòt
Una volta, molto una volta,
credevano che ogni mattina il Sole,
appena lasciata la barca d’oro su cui aveva attraversato l’Oceano
salisse su un carro tirato da quattro cavalli
e che quei cavalli un giorno
mal guidati dal figlio Fetonte
perdessero la testa e precipitassero in terra
fra terremoto e disastri.
Che cavalli!
Si chiamavano Infuocato, Fiammeggiante, Lucente, Bruciante.
Che cavalli!
Eppure avevano perso la testa anche loro.
trot torotòt trot torotòt
Un giorno di non molti anni fa
Nietzsche, filosofo coi baffi,
perdette, come Orlando, la testa
a Torino, città beneducata,
diventando matto:
e chi andò ad abbracciare?
Un cavallo! Un cavallo!
torotòt, torotòt
Chi è un cavallo?
trot torotòt trot torotòt trot
Qualche anno fa un amico
non del tutto a posto nei sentimenti
mi ha confessato
che mentre stava giacente con la sua sposa
gli uscì improvvisamente dalla bocca un grido:
a cavallo!
E che la sposa fu così esterrefatta
che ebbe - da allora -
paura di lui - perché,
se uno s’imbizzarrisce
e diventa improvvisamente cavallo,
ahi! può fare paura.
Chi è cavallo? Siamo tutti, forse, un po’ cavalli?
trot torotòt trot torotòt
Ma oggi dove sono i cavalli?
Si sono forse rifugiati dentro le auto mobili?
trot torotòt trot torotòt totrrrrr vuuu vuuuum vm
Una volta, ai tempi dei poemi epici,
c’erano per le strade molte cacche di cavallo
e i ragazzi e i grandi
con badili e scope
passavano a raccoglierle
per usarle da concime. Sissignori!
I cavalli erano orgogliosi
di tutte quello loro cacche così ricercate -
ed erano orgogliosi anche di essere cavalli,
volare sui prati liberi -
benché quel modo di dire
“matto come un cavallo”
li lasciasse, forse, perplessi:
ecco perché i cavalli
avevano conoscenza dei manicomi.
E i manicomi
avevano conoscenza dei cavalli?
trot torotòt trot torotòt trot
Il signor dottor direttore
Franco Basaglia
trot torotòt torotòt
la prima volta l’ho incontrato
nel 1971 - verso Colorno, in riva al Po,
con Mario Tommasini - in una fattoria protetta -
mi ha fatto pensare, guardandolo,
che fosse un po’ cavallo: ma sì. ma sì,
sì - caval Basaglia! - ehi!
trot torotòt trot tot torotòt
ehi! Franco Basaglia!
DICE FRANCO BASAGLIA
Venite pure - accomodatevi.
Bisogna trasformare il manicomio
in un residence.
DICE IL CAVALLO
Eccomi qua - sono pronto,
basta che mi insegni a volare.
DICE FRANCO BASAGLIA
Cosa vuoi che sia volare -
è una cosa naturale per i cavalli -
sono proprio nati per volare.
Forse sì, - DICE IL CAVALLO -
ma non l’avevo mai saputo.
Sta attento, - DICE FRANCO BASAGLIA.
Attento a cosa, orpo de Diana! - DICE IL CAVALLO.
Caro cavallo, - DICE FRANCO BASAGLIA -
devi stare attento perché c’è gente
che vorrebbe trovare il modo di far fare
a uomini e cavalli la cacca che non puzza.
Ah! - DICE IL CAVALLO. - Che disumanità!
trot torotòt trot torotòt trot torotòt
Col cavallo, 23 anni fa,
abbiamo attraversato Trieste
su per San Giusto -
a Trieste ove son tristezze molte
e segretezze di gente e di contrada
e il vento entra nella mente:
sì! sì! abbiamo dovuto sfondare il muro
perché il cavallo era più grande della porta -
di ogni porta.
trot torotòt trot torotòt trot torotòt
chi ascolta, sotto, il passo del cavallo?
Batte batte
sotto sotto
ben qualcuno
ci sarà
ff ff ff ff
e quando vola
sospeso - col fiato sospeso -
ff ff ff ff
tutti quelli che stanno nell’aria
ah, come ascoltano!
Quelli che stanno sopra
quelli che stanno sotto
quelli che stanno dietro
quelli che stanno davanti
quelli che stanno qui
come li tiene vivi
il passo del cavallo!
trot torotòt ff ff torotòt trot ff torotòt trot ff ff
Caro caval Basaglia,
e Tinta cavàl, e Cucù cavàl, e Giovanni Doz cavàl, e Enzo Sarli cavàl, e Michele Risso cavàl, e Gianfranco Minguzzi cavàl, e Rosina cavalla e tutti
i cavalli, i cavalli!
trot torotòt
Lo so
che sono i cavalli matti
che ci tengono in corsa
e svegliano i semi ai prati,
lo so, lo so
che siete tutto intorno
pronti a balzare su -
come erbe, e pettirossi, e merli, e narcisi, e ogni fiore e frutto -
e andare - trot torotòt trot - andare, andare -
a cavallare - trot torotòt torotòt