Lettera ai cavalli di Trieste

16 Luglio 2012

Il 27 novembre 1997 Peppe Dell’Acqua e Franco Rotelli hanno invitato a Trieste, alla sala Tripcovich, diversi amici di Franco Basaglia fra cui Luigi Pintor, Gino Paoli, Alfredoo Lacosegliaz, Freak Antoni. Chi ha cantato, chi detto, chi ha fatto. Io ho scritto la Lettera ai cavalli di Trieste e l’ho letta. Fuori, sull’ingresso, c’era Marco Cavallo.

 

 

         Cari curatori della mente

         e della mania,

         cari matti,

         cara gente qui riunita stasera,

         caro Franco Basaglia

 

         trot torotòt trot torotòt

 

         voglio divertirmi a correre

         spaziare nei prati liberi, volare

         voglio portare i fagotti

         della biancheria netta

         e anche

         andare a cavallare.

 

         trot torotòt trot torotòt

 

          La fantasia di molti qui presenti

- e assenti -

è legata

 - da quasi 25 anni -

all’apparizione di un cavallo magico

grande e azzurro

che stasera è di nuovi qui - ah, cavàl!

 

trot torotòt trot torotòt

 

È matto come un cavallo -

si diceva e si dice.

Ma perché un cavallo è matto?

 

trot torotòt trot torotòt

 

Ad accompagnare Dioniso, dio figlio di dio,

dio della vita e anche della mania,

nel corteo si vedono a volte delle figure

mezzo uomo e mezzo cavallo:

come mai?

Chi erano, a quei tempi, i cavalli?

 

trot torotòt trot torotòt

 

Astolfo, famoso cavaliere, perdigiorno e fatato,

va sulla luna per ritrovare il buon senso fuggito

di Orlando

diventato furioso per amore:

e ci va sopra un cavallo alato,

cavallo uccello - ippo grifo :

che sicuramente salendo cantava:

Voglio divertirmi a correre, volare.

 

trot torotòt trot torotòt

 

Una volta, molto una volta,

credevano che ogni mattina il Sole,

appena lasciata la barca d’oro su cui aveva attraversato l’Oceano

salisse su un carro tirato da quattro cavalli

e che quei cavalli un giorno

mal guidati dal figlio Fetonte

perdessero la testa e precipitassero in terra

fra terremoto e disastri.

Che cavalli!

Si chiamavano Infuocato, Fiammeggiante, Lucente, Bruciante.

Che cavalli!

Eppure avevano perso la testa anche loro.

 

trot torotòt trot torotòt

 

Un giorno di non molti anni fa

Nietzsche, filosofo coi baffi,

perdette, come Orlando, la testa

a Torino, città beneducata,

diventando matto:

e chi andò ad abbracciare?

Un cavallo! Un cavallo!

 

torotòt, torotòt

 

Chi è un cavallo?

 

trot torotòt trot torotòt trot

 

Qualche anno fa un amico

non del tutto a posto nei sentimenti

mi ha confessato

che mentre stava giacente con la sua sposa

gli uscì improvvisamente dalla bocca un grido:

a cavallo!

E che la sposa fu così esterrefatta

che ebbe - da allora -

paura di lui - perché,

se uno s’imbizzarrisce

e diventa improvvisamente cavallo,

ahi! può fare paura.

Chi è cavallo? Siamo tutti, forse, un po’ cavalli?

 

trot torotòt trot torotòt

 

Ma oggi dove sono i cavalli?

Si sono forse rifugiati dentro le auto mobili?

 

trot torotòt trot torotòt totrrrrr vuuu vuuuum vm

 

Una volta, ai tempi dei poemi epici,

c’erano per le strade molte cacche di cavallo

e i ragazzi e i grandi

con badili e scope

passavano a raccoglierle

per usarle da concime. Sissignori!

I cavalli erano orgogliosi

di tutte quello loro cacche così ricercate -

ed erano orgogliosi anche di essere cavalli,

volare sui prati liberi -

benché quel modo di dire

“matto come un cavallo”

li lasciasse, forse, perplessi:

ecco perché i cavalli

avevano conoscenza dei manicomi.

E i manicomi

avevano conoscenza dei cavalli?

 

trot torotòt trot torotòt trot

 

Il signor dottor direttore

Franco Basaglia

 

trot  torotòt torotòt

 

la prima volta l’ho incontrato

nel 1971 - verso Colorno, in riva al Po,

con Mario Tommasini - in una fattoria protetta -

mi ha fatto pensare, guardandolo,

che fosse un po’ cavallo: ma sì. ma sì,

sì - caval Basaglia! - ehi!

 

trot torotòt trot tot torotòt

 

ehi! Franco Basaglia!

 

DICE FRANCO BASAGLIA

  Venite pure - accomodatevi.

  Bisogna trasformare il manicomio

  in un residence.

 

DICE IL CAVALLO

  Eccomi qua - sono pronto,

  basta che mi insegni a volare.

 

DICE FRANCO BASAGLIA

  Cosa vuoi che sia volare -

  è una cosa naturale per i cavalli -

  sono proprio nati per volare.

 

  Forse sì, - DICE IL CAVALLO -

  ma non l’avevo mai saputo.

 

  Sta attento, - DICE FRANCO BASAGLIA.

  Attento a cosa, orpo de Diana! - DICE IL CAVALLO.

 

  Caro cavallo, - DICE FRANCO BASAGLIA -

  devi stare attento perché c’è gente

  che vorrebbe trovare il modo di far fare

  a uomini e cavalli la cacca che non puzza.

 

  Ah! - DICE IL CAVALLO. - Che disumanità!

 

trot torotòt trot torotòt trot torotòt

 

Col cavallo, 23 anni fa,

abbiamo attraversato Trieste

su per San Giusto -

a Trieste ove son tristezze molte

e segretezze di gente e di contrada

e il vento entra nella mente:

sì! sì! abbiamo dovuto sfondare il muro

perché il cavallo era più grande della porta -

di ogni porta.

 

trot torotòt trot torotòt trot torotòt

 

chi ascolta, sotto, il passo del cavallo?

 

Batte batte

sotto sotto

ben qualcuno

ci sarà

 

ff ff ff ff

 

e quando vola

sospeso - col fiato sospeso -

 

ff ff ff ff

 

tutti quelli che stanno nell’aria

ah, come ascoltano!

 

Quelli che stanno sopra

quelli che stanno sotto

quelli che stanno dietro

quelli che stanno davanti

quelli che stanno qui

come li tiene vivi

il passo del cavallo!

 

trot torotòt ff ff torotòt trot ff torotòt trot ff ff

 

Caro caval Basaglia,

e Tinta cavàl, e Cucù cavàl, e Giovanni Doz cavàl, e Enzo Sarli cavàl, e Michele Risso cavàl, e Gianfranco Minguzzi cavàl, e Rosina cavalla e tutti

i cavalli, i cavalli!

 

trot torotòt

 

Lo so

che sono i cavalli matti

che ci tengono in corsa

e svegliano i semi ai prati,

lo so, lo so

che siete tutto intorno

pronti a balzare su -

come erbe, e pettirossi, e merli, e narcisi, e ogni fiore e frutto -

e andare - trot torotòt trot - andare, andare -

a cavallare - trot torotòt torotòt

 

 

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