Oggetti d'infanzia | Angioletti

14 Agosto 2013

Cristalli di tempo ancora tutti lì.
Conservati nella memoria come se non fossero – in un tempo d’infanzia – andati perduti.
Forme e colori diversi. Erano tanti ciondoli, ciondoli come tanti, come quelli che – vent’anni fa – le bambine della mia età mettevano al collo e scambiavano tra loro con aurorale, innocente, femminile complicità.

 

“Ce li hai gli angioletti che si baciano? Se me li regali, io ti regalo l’orsetto che brilla.”
Scintillanti mi ritornano, mai dimenticati, gli occhi di una bambina di venti anni fa: i miei, presi nell’incanto di quella forma: la sagoma di due innamorati con le ali che si scambiavano il gesto più dolce del mondo: non c’era orsetto luccicante che potesse reggere il confronto!
“Sì, ce li ho ” e la compagna di giochi mi mostrò tanti angioletti innamorati: stessa la forma, vario il colore.
“Scegli, a me piace di più l’orsetto... Ce l’hai solo rosa?”
No, non ce l’avevo solo rosa: contraccambiai il generoso gesto, esponendo anch’io la mia collezione di orsetti nelle loro varie nuance colorate

 

Di lì a poco, tanti altri occhietti curiosi si distendevano su quei ciondoli e, nell’arco di un baleno, era tutto un tintinnare di piccoli ornamenti per piccole donne, a cui seguiva un intrecciarsi di mani che scambiavano oggettini e sorrisi che illuminavano volti che tra breve avrebbero dato voce a teneri segreti di bimbe , confidati da custodire: di cui l’orsetto rosa era – ad esempio – simultaneamente il pegno d’amicizia e la chiave segreta, per accedere al cuoricino vibrante di “cose da dire” dell’amichetta appena conosciuta e già così cara, come lo fosse stata da sempre.
Ma come tutti i ciondoli che si rispettino, anche i più fascinosi e scintillanti hanno un rovescio: quello di essere fonte di invidia tanto quanto di amicizia.

 

Ricordo come una bambina, durante l’intervallo a scuola, mi strappò con rabbia dal collo proprio quei cristallini, tanto desiderati, angioletti innamorati. Erano trasparenti, riflettevano la luce, ma in quel momento, nella loro piccola forma, avevo visto specchiarsi lo sguardo ardente di una bimba che al grido di “miei!” con forza me li strappò dal collo.
Oltre a quei tanto amati angioletti, ad adornarmi c’erano tante altre “formine materiali”: mezzelune, fiorellini, fatine… che a ogni urto si sparpagliavano con un tintinnio malinconico sul pavimento del cortile.

 

Fu un lampo: mentre io immobile e impotente stavo a guardare, bambine con treccine, codini, cerchietti e nastrini, si precipitavano in una caccia a un tesoro fin troppo facile da trovare, mentre le mie cose preziose andavano perdute: in un battito di ciglia: bagnate da opachi ciondoli di lacrime.

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