Quando finisce una storia
“Cosa ti è mancato di più dopo la fine della tua ultima storia?”, ho chiesto ad alcune persone amiche, visto che le cose andate a finire male sono una mia grande passione.
Fortunatamente nessuno si è scomposto troppo alla mia domanda, a parte forse Benedetta, che, con gli occhi lucidi, ha rievocato la bravura di Pinuccio (sic), suo ultimo fidanzato, nell’imitare Topo Gigio, in particolare la famosa battuta “Ma cosa mi dici mai?”.
“La sera, prima di dormire, ancora me lo sento nelle orecchie”, mi ha confessato, e due furtive lacrime le hanno solcato il volto, annegando nello spritz.
A me Pinuccio era sempre sembrato una versione sfigata di Alvaro Vitali, ma non l’ho detto a Benedetta: l’avevo già fatta soffrire abbastanza.
“Di Giovanni mi mancano i tremila euro che mi deve”, mi ha risposto invece Simona, senza esitare.
“Nient’altro?”
Ci ha pensato su: “No.”
“Non ho ex fidanzati”, si è rammaricata Paola, che in effetti ha sposato un suo compagno delle medie. “Però se vuoi posso dirti cosa mi manca di più del povero Giulio.”
“E chi è?”
“Il mio cane, è morto l’anno scorso.”
“Grazie, Paola, ma non è proprio la stessa cosa…”
“Ah, no?”
A cena con Cinzia e Lara, due nuove conoscenze, ho dovuto farmi coraggio prima di azzardare la mia domanda: avevo temuto di risultare invadente, ma l'impeto sociologico ha avuto il sopravvento.
È calato un silenzio imbarazzato.
“Perché non ci dici cosa manca a te?”, mi ha chiesto Cinzia, con l'intento evidente di evitare di rispondermi.
“Quello che manca a me è avere qualcuno, ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette, al quale poter raccontare tutto, come in un flusso di coscienza, senza distinzioni tra eventi importanti, pensieri futili e liste della spesa per il pranzo della domenica. È una bella comodità; considera che una volta, in un momento di particolare difficoltà, ho provato a chiamare cinque persone diverse e NESSUNO mi ha risposto. Ed erano le sette di sera, mica le quattro di mattina", ho detto tutto d'un fiato.
“Lo sapevo: sei una stalker.”
"Di Alessandro non mi manca niente", è intervenuta Lara. "Se n'è andato talmente di fretta che ha lasciato tutto da me: vestiti, libri, cd, persino la Fender Stratocaster che, del resto, non sapeva suonare. Ho messo tutto in vendita su Ebay, a parte i libri di Fabio Volo: quelli li ho bruciati in giardino."
Altre persone mi hanno risposto in maniera più convenzionale: a chi mancavano le lunghe conversazioni, che sul finire della storia si erano però spesso trasformate in litigi con annesso lancio di oggetti vari; a chi le cenette intime (Roberta, il cui ex fidanzato fa il cuoco in una trattoria a Testaccio); a chi, addirittura, le camicie da stirare e i piatti da lavare (“Mi facevano sentire utile”, sempre Roberta); a chi il sesso, e i bei regali, e “non doversi sbattere a organizzare i fine settimana”.
La conclusione della mia indagine è stata quindi che l’uomo ideale è un cuoco logorroico con la voce da Topo Gigio, una discreta tendenza alla satiriasi e molte camicie da stirare.
Un incubo.
“Che domanda del cavolo”, ha osservato Edoardo, l’unico uomo che abbia interpellato, e solamente perché è il mio ex fidanzato, e speravo mi rivelasse qualcosa di interessante su di me.
Infatti ha detto: “Non mi manca niente di te. Sei una rompiscatole dittatrice e lunatica. E oltretutto non sai cucinare”.
Per fortuna eravamo al telefono, così ho potuto riattaccargli in faccia.