Alice Munro

13 Ottobre 2013

Alice Munro è il terzo Premio Nobel, dopo Gordimer e Lessing, che decora il catalogo della Tartaruga edizioni.

 

Che dire? Erano tempi felici, per parafrasare un titolo dell'autrice de La danza delle ombre felici.
Si pubblicavano libri in base alla loro qualità, in base alla loro affinità col progetto editoriale che si cercava di realizzare.

 

 

Era tutto molto semplice e difficilissimo.  Come mai mi sono imbattuta in Alice Munro? E' stato per via di Oriana Palusci, che insegnava Letteratura inglese a Torino e faceva parte del gruppo di femministe più o meno accese che circolava attorno alla Tartaruga. Allora ci si parlava, ci si confrontava, si facevano progetti.

 

Oriana mi spalancò le porte della letteratura canadese di cui negli anni novanta, non si parlava affatto. Solo adesso sul Corriere della Sera Franco Cordelli parla di Margaret Laurence, Jane Urquhart e Marian Engel, tutte nel catalogo Tartaruga.
Così mi capitò tra le mani il primo libro di racconti pubblicato da Alice Munro : The dance of the happy shades.

 

 

Rimasi folgorata dal racconto che dà il titolo alla raccolta. E' la storia di una vecchia signorina insegnante di piano che ogni anno fa una festa in cui i suoi alunni e le sue alunne si esibiscono di fronte ai genitori comprensivi e annoiati. Poi arriva una bambina handicappata, un po' idiota, e suona  meravigliosamente il  brano di Gluck che ha quel titolo. La musica finalmente prende vita e a tutti arriva il messaggio da un mondo misterioso  che nessuno conosce.

 

Sulla copertina di quella prima edizione del 1994 c'era un bellissimo quadro di Duncan Grant con una ragazzina di spalle che suona il piano, forse Angelica, figlia di Vanessa. Così avevo messo insieme Bloomsbury e il Canada, con grande affetto. Nel 1998 è uscito Stringimi forte non lasciarmi andare il cui titolo originale era Friend of my youth, difficile da tradurre e infine Segreti svelati nel 2000.

 

Poi Alice Munro fu scoperta da altri editori e quest'anno ottiene il Nobel. Sono felice per questa bella signora dai capelli bianchi e dal sorriso aperto, che vive in qualche piccola città canadese, non ha il cellulare sempre in tasca, ha scritto solo racconti, un  genere disprezzato dagli editori ma non dai lettori, ha sempre parlato di sentimenti, di rapporti umani, di nemici, amici, fidanzati e amanti, di donne e uomini che incontriamo ogni giorno.

 

Laura Lepetit (La Tartaruga)

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