Bitcoin è una moneta?
Una moneta serve come unità di misura dei prezzi. Serve, come unità di misura, per scrivere i bilanci delle imprese e delle pubbliche amministrazioni (non tutte lo fanno), che sono uno dei modi di spiegare cosa fanno delle risorse che ricevono. Serve anche come unità di misura per capire se di fronte a un piatto di pasta o a una bottiglia di vino siamo disposti a separarci da quella esatta quantità di valore per averlo/a. Il bitcoin almeno per ora non è unità di misura, sicuramente.
Una moneta serve come mezzo di scambio. Se voglio vendere il mio tempo, da passare a una scrivania a produrre utili documenti scritti e preziosi commenti verbali, chiedo in cambio non un elenco pignolo di determinati beni ma un mezzo generico che io potrò scambiare con quei beni una volta uscito dal lavoro (qualcuno, che aveva gli scantinati del suo luogo di lavoro occupati da supermercati abusivi, si procurava beni contemporaneamente al tempo di lavoro, ma questo è un caso speciale). Lo stesso se voglio vendere il prodotto fisico del mio lavoro, mi va bene di ricevere in cambio moneta, se penso che potrò scambiarla facilmente con i beni che voglio consumare/usare. Oggi la moneta non è più un oggetto fisico, nella maggior parte dei casi, in quanto i pagamenti più grossi vengono fatti con Bancomat e carta di credito (o assegni), sempre di più. Anche le imprese comprano e vendono per la gran parte muovendo in modo elettronico dei depositi bancari. Anche il bitcoin è una moneta elettronica, quindi la sua novità non è in questa caratteristica, di essere virtuale (qualunque cosa si intenda dire).
Qui cominciano le complicazioni: la moneta cui siamo abituati è “moneta legale”, il che significa che se compro qualcosa (per semplificare: qualcosa che richieda un passaggio di proprietà registrato) tipo una automobile, e faccio il passaggio di proprietà, succede che il venditore è obbligato dalla legge a prendere i miei soldi e a trattare il mio debito verso di lui come estinto dal pagamento in moneta legale. Non gli devo più nulla. Posso vivere senza moneta legale? Sì, posso diventare proprietario di una automobile a credito, poi più tardi posso cedere al venditore di auto il credito che ho acquisito a mia volta verso qualcuno a cui ho fabbricato un garage dietro casa, e così via. Ma non proprio: c’è una cosa che non posso pagare con crediti verso qualcuno: le tasse (qualcuno non le paga e quindi questo argomento non lo riguarda). Mentre coi privati posso accordarmi per avere i beni a credito, poi scambiare debiti con crediti, ed è del tutto legittimo, con la Pubblica amministrazione no. Il bitcoin non è moneta legale. Usualmente la moneta legale viene emessa da una “banca centrale” (che non è una banca ma un ente pubblico specializzato), il che significa che è un debito della “banca centrale”, a cui tutti quelli che hanno banconote in tasca fanno credito (esattamente come tutti quelli che hanno in tasca un bancomat fanno credito a una banca). Un tempo la moneta era “garantita”, si poteva andare a chiedere una certa quantità di metallo prezioso in cambio, ora non più. Il bitcoin non è il debito di una banca centrale. Invece il fatto che non sia garantito non è una caratteristica che lo rende diverso dalla moneta “normale”.
Il fatto che lo Stato garantisca che posso pagare le mie obbligazioni verso di lui con la moneta legale è però una sottile o non tanto sottile forma di garanzia. Significa che la moneta legale a qualcosa serve certamente, in futuro, dopo che l’ho accettata in cambio di qualcos’altro.
Il bitcoin è un mezzo di scambio fino al momento in cui trovo qualcuno che accetta di estinguere un credito che ha verso di me in cambio di bitcoin. Fino al momento in cui la fiducia di trovare un altro che lo accetta è diffusa.
La moneta è, infine, una riserva di valore, si presta a trasferire valore dal presente al futuro, futuro anche non tanto vicino, e a mantenere valore da qui al futuro in cui intendo scambiare questo valore con beni o servizi. La caratteristica di essere una riserva di valore richiede alcuni commenti: una riserva di valore è tale quando conserva nel tempo il potere reale di ottenere le cose che vorrò acquistare in futuro. Una riserva di valore deve essere certa, o il meno incerta possibile. Qui cominciano i guai del bitcoin. Dobbiamo fare una ipotesi (ahi). Che in futuro io voglia spendere il mio valore in beni italiani (pane, pasta, olio, vino). Allora voglio una riserva di valore che si conservi in termini di euro, però il bitcoin, diciamo un bitcoin, negli ultimi due anni è molto cresciuto in termini di euro con cui si scambia. Quello che aumenta molto di valore può anche scendere di valore, forse. Da cosa dipende?
Il bitcoin è una moneta emessa non da una banca centrale di uno Stato che la accetta in cambio dell’obbligo di pagare le tasse, ma da persone che la “producono” mimando la fatica di scavare e purificare e fondere l’oro da una miniera (o l’argento). Il meccanismo è stato stabilito da un gruppo di fondatori (“fonditori”?) e certamente il meccanismo limita l’emissione a un certo tetto, e collega la quantità emessa al tempo/potenza di uso dei circuiti (CPU) di un computer (una “fatica”, inutile nel senso tecnico della parola). Da cosa dipende il valore futuro di un dato ammontare di autonominata moneta? Dal fatto che qualcuno la accetterà, sapendo che essa esiste e che è una moneta. La notorietà è un carattere imprescindibile del valore.
Ci sono due motivi per cui l’esistenza del bitcoin è una “notizia”, ché altrimenti sarebbe una delle mille forme del credito rappresentato da un “contratto standardizzato” privato come erano i mini assegni degli anni ’70 del secolo scorso in Italia. Uno: il fatto che venisse accettato da siti web che si dice vendessero armi e droga (una testimonianza a favore della veridicità di questa “leggenda” è che il sito è stato chiuso e il responsabile arrestato). Due: che il suo valore sia aumentato in termini delle monete più diffuse di centinaia di volte in pochi mesi, diventando così il mezzo, per qualcuno, per arricchire senza fare nulla di utile in cambio (senza aumentare il mucchio delle cose che interessa agli umani consumare).
Più in particolare: diventando il mezzo di arricchire i primi che entrano e comprano/partecipano. Ma per questo scopo ci sono già le catene di santantonio, o finanziamenti piramidali, o finanza di Ponzi. L'ansia di miracoli prevede temi fissi da millenni, i soldi, la salute. Non c'è cosa come il vicino “diventato ricco” in pochi giorni per cambiare il cervello dei condomini. Però sono solo i primi a entrare che escono con un guadagno, e solo all’inizio ci sono guadagni veramente grossi. Forse è per questo che qualcuno ha contato 164 nuove monete private virtuali diffuse in rete e scambiate con valute “normali” in qualche mercato?
Ma c’è anche un motivo del tutto diverso per il successo mediatico del bitcoin, oltre alla sollecitazione della pura e semplice avidità individuale. La promessa di liberazione alternativista da banche, finanza e signoraggio. Il signoraggio è una delle più diffuse tra le fissazioni minori che viaggiano (“serpeggiano” è la frase fatta adatta) nella rete e fuori tra i complottisti e i sospettosi. Al tempo in cui la legge era poco garantita, la moneta era poco più di un pezzo d’oro su cui qualcuno stampava una garanzia che di oro e di quel peso fisso si trattasse. Il conio era proprio il sigillo apposto su un pezzo d’oro, che il signore locale apponeva in un apposito ufficio/officina; in cambio prendeva la percentuale: da qui il termine “signoraggio” per dire la tassa sull’emissione di moneta. Oggi il signoraggio è quasi nulla, rispetto alla tassazione totale, ma è vero che si tratta di una tassa non trasparente, che non si vede, e la poca dimestichezza con la matematica e i numeri rende qualcuno sospettoso che si tratti di enormi cifre. Il bitcoin è privato, quindi l’antipatico e opaco signoraggio non va all’odiato Stato.
Il bitcoin è alla fine utile per spiegare le basi dell’economia monetaria, ad esempio cambiando posto e pensando al mondo delle nostre merci quotidiane viste usando il valore del bitcoin come unità di misura: due anni di vertiginose diminuzioni dei prezzi! Cosa fareste voi in un mondo del genere? Aspettereste a consumare ancora un po’ in modo da consumare di più fra poco. Quanto poco? Se la discesa che vi aspettate è forte, il più possibile. In effetti i dieci miliardi di dollari di bitcoin esistenti sono pigri, solo una piccolissima parte si muove per comprare e vendere, la maggior parte rimane ferma nelle tasche di un migliaio di persone. Se la dimensione del mondo bitcoin fosse “grande” (è molto molto piccola rispetto alla dimensione del resto delle monete)? Ecco una economia bloccata, in cui molti rinviano i consumi e gli investimenti e invece tesaurizzano le scorte di valore. Fabbriche ferme, negozi chiusi, licenziamenti. Interessante innovazione.