Golfino azzurro

3 Luglio 2013

Tratta Udine – Padova,  ore 8.07 (andata)

 

Hanno appena annunciato un cambio di binario, seguito dal brontolio di fondo dei “signori viaggiatori”. Una signora con un golfino azzurro si avvicina spaesata e con l’occhio vitreo mi chiede se il treno che sta arrivando è quello che va a Padova. Devo avere un’aria noiosamente rassicurante, perché succede spesso che si rivolgano a me per informazioni varie quali orari e binari. Vorrei confermare, precisando che il treno va fino a Mestre e poi da lì si prende la coincidenza per Padova. Invece mi ascolto mentre pronuncio la frase che mi garantirà il viaggio che non vorrei: – Non si preoccupi signora, anche io vado a Padova!–. Da quell’istante non potrà più separarsi da me, lo sento.
Prende posto di fronte e, inevitabilmente, inizia a parlare e parlare. Ha un’età indefinita, forse settanta, i vestiti sono di buona qualità, ma i colori sciapi e gli abbinamenti privi di personalità.
Estraggo il libro per lanciare un segnale. Il segnale cade nel vuoto e non produce reazione.
Finalmente dice una frase che mi incuriosisce – Non sono mai salita su un treno! –. Io rispondo allegramente – Non ho mai conosciuto una persona che non fosse mai salita su un treno! –. A questo punto, purtroppo, la signora inizia a spiegarmi le sue motivazioni, noiose e scontate. Mi spiega che vive a Lignano, che è il posto più bello del mondo (io lo detesto) e bla bla e – …che bisogno c’è di viaggiare quando si vive in un posto di vacanza così? – continua – ...perché mio marito ha avuto l’ictus, ma adesso sta meglio sa, vado a Padova proprio a trovarlo e...–.
Inizio a odiarla, anche se non ce l’ho con “golfino azzurro” ma con me stessa, incapace di dire con fermezza e cortesia “Scusi, vorrei leggere.”

 

Lei parla e parla, mentre io ragiono cercando di trovare una bugia che possa essere credibile, tipo “Mi perdoni signora, lavoro nell’editoria, sto andando a Padova per discutere con un editore se rieditare questo libro...”. No, troppo complessa... “Devo preparare un articolo su questo argomento...” No, troppo antipatico... “Faccio il correttore di bozze e...” neanche. Lei intanto continua a parlare – Sa, mia cognata, a Padova, ha un negozio di alimentari, ma adesso ci hanno fatto un supermercato vicino e allora... – Sono disperata. Ma improvvisamente “golfino azzurro” dice una frase che annulla tutti i miei pensieri – ...anche se io ho sempre e solo amato suo fratello!– .
La guardo con attenzione. I suoi occhi perdono l’ottusità che avevo notato prima, diventano intensi. E continua – Tanti anni sa, insieme a mio marito, ma io non ho mai smesso di pensare a lui, forse avessi avuto dei figli lo avrei dimenticato, forse, invece adesso che sono vecchia lo penso ancora di più sa? Penso alla bella vita che avrei fatto con lui, sarebbe stato bello, bello noi insieme vero? –.
Abbassa lo sguardo. Noto tre macchie scure sulla gonna beige nello stesso istante in cui si forma la quarta. Non aggiunge nulla a quelle lacrime fino a Padova e io faccio altrettanto. All’arrivo, sempre in silenzio, scendiamo dal treno.



 

Tratta Padova – Udine, ore 19.15 (ritorno)
Vagone di testa



Da sempre, quando salgo a Padova, confondo la direzione e rischio di passare dai cinque ai dieci secondi nel panico per il dubbio di avere sbagliato treno. Oggi sono così stanca che mi lascerei trasportare verso Napoli senza agitarmi, ma invece, senza tempo per rilassarmi, scendo subito a Mestre e senza esitazione prendo la coincidenza per Udine. Brava Giovanna. Salita in treno, come un cauto cacciatore inizio a fiutare la mia traccia verso un angolo di pace. Mi allontano più che posso dal vociare di una scolaresca al rientro dalla gita e inizio a scrutare i volti alla ricerca di soggetti assonnati, muniti di giornale o con le cuffiette. Cerco persone che mi promettano un rientro quieto. Sono arrivata in testa al treno. Due carrozze prima i posti erano più comodi, ma qui il silenzio è garantito. Devo probabilmente ringraziare qualche film catastrofico su terribili incidenti ferroviari se finalmente riesco a leggere.
– È libero?–  La domanda mi coglie nel bel mezzo di un vagone vuoto e al centro della pagina 255 de “I nostri antenati”. Senza attendere risposta “golfino azzurro” si siede di fronte a me e si addormenta poco dopo.

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