Speciale

Pastine, sassi, bottoni e foto sbagliate

2 Febbraio 2025

Il nome della collana è Manìe, ma il risultato è una sana passione, non una malattia.

k
(foto di Francesco Spallacci).

Probabilmente le nostre Manìe finiranno prima o poi sul banco di un mercatino, non importa quanto valore avessero per noi o quanto sia stato difficile ripescarle dalla sorgente della nostra infanzia (citando Gadda).

Le nostre Manìe hanno pochissime possibilità per evitare questo triste destino o quello ancora più crudele dell’indifferenziata. Hanno forse una unica via di fuga, uscire dai cassetti e dalle scatole, trasformarsi in disegni, diventare parole che si fissano su libri. Permettersi di ironizzare su loro stesse e sullo scarso valore commerciale che le accomuna.

Già da parte dell’editore aspettare il tempo giusto per aprire una collana con quattro soggetti è difficile ma geniale, comunque iniziare con un soggetto che non ha nulla di commerciale, oltre che difficile è anche eroico.

La prima per appartenenza al progetto è Pastina, di Emi Ligabue. Ha una copertina dove otto stelline (nella forma della pastina in brodo), navigano su un fondo azzurro polvere che ricorda i vecchi manifesti che pubblicizzavano la pasta come prodotto di consumo.

L’attenzione grafica e filologica per il soggetto, il calibro e la proporzione sono perfette. Immediatamente ci riportano a tutte le minestrine che ci sono state servite nell’infanzia, gustate o guardate con sospetto a casa nostra come in quelle delle zie che ci ospitavano. Le Stelline sono fra le protagoniste di questo racconto, le ultime otto restavano sempre attaccate al piatto, quanti di noi sono stati sgridati per questo? Pulisci bene il piatto! Provassero loro – i grandi – a staccarle da un plat à soupe, quelle piccole bastarde.

j
j
Emi Ligabuecon un testo di Massimo Montanari.

Anellini, capelli d’argento, conchigliette, corallini, ditalini (con questo ultimo tipo di pastina si confezionavano anche le collane), la citazione che Emi ha fatto diverte le ex bambine. Una forma che sorprende trovare nella lista della sua memoria sono le Puntine, alcuni possono ricordare che quelle piccole canaglie si comportavano come branchi di sardine che non volevano essere catturate, addirittura sguisciavano dal cucchiaio. Mai si saprà se fosse un errore da parte della produzione o un passatempo scientificamente studiato per i bambini che non amavano mangiare la minestra.

Il piacere con cui tutti questi ricordi sono stati messi in ordine è fresco e richiama la grazia con cui Erberto Carboni, grande grafico pubblicitario, ha trattato lo stesso tema, le citazioni colte che Emi Ligabue nasconde con colori come il rosso e il nero, che non appartengono a quella storia pubblicitaria, non ingannano la nostra memoria e la raccolta dei nostri ricordi.

k
Antonio Marinonicon un testo di Marco Belpoliti.
k

Sassi artificiali, – Alzi la mano chi non ha mai raccolto dei sassi per portarseli a casa –  Così inizia il testo di Marco Belpoliti che accompagna e illumina il soggetto del secondo libro della collana Manìe. Come potremmo mai difenderci da questa manìa. Molti possono parlare di un sasso che hanno in casa, rigiralo fra le mani, ricordare il luogo, forse anche l’ora o la persona presente al ritrovamento.

A una manìa diffusa Antonio Marinoni, ha aggiunto qualcosa di raro, una passione quasi archeologica per i frammenti di piastrelle, marmette, cocci e vetri modificati dal tempo e dall’acqua impastandoli con l’amore per il disegno. In un paio di casi ha affiancato i suoi sassi a oggetti che ci confondono perché fuori scala, divertendosi con l’inganno delle proporzioni.

Antonio tratta i suoi sassi artificiali come gemme rare che hanno il potere di evocare i sassi che abbiamo visto quando eravamo bambini, che non abbiamo raccolto ma che tuttora sono presenti nella memoria, come quelli perduti nei vari traslochi che stiamo ancora distrattamente cercando nei cassetti e nelle scatole (sempre senza dare troppo peso alla cosa).

k
Gabriella Giandellicon un testo di Ilaria Tontardini.
j

Bottoni. Tutti i ricordi si riscrivono nel disegno, il disegno ha la forza dell’immaginazione, semplifica e esalta la memoria allo stesso tempo; a cosa servono dei bottoni se non a immaginare l’abito su cui erano cuciti, chi lo indossava o la sarta che li aveva scelti. Se si tratta di una scatola piena di bottoni si apre un mondo di piccoli personaggi, non a caso Gabriella Giandelli ha dato dei nomi in latino ispirati agli insetti come Lagria simplex. Esiste effettivamente un coleottero che si chiama Lagria hirta e, a ben guardare, la cuticula di questo ricorda i colori del bottone ritratto. L’autrice scrive che la selezione è stata dolorosa e che non è stato facile sceglierne alcuni ed eliminare altri, li tratta proprio come degli esserini viventi.

Per Gabriella è difficile separare i disegni dalle parole, gioca sapientemente unendo realtà e invenzione, ed è impossibile per noi resistere a un nome come Harpalus inquieto senza sorridere immaginando, con quel bottone, un coleottero turbato e pensieroso.

k
Pia Valentiniscon un testo di Clément Chéroux.

Fotografie sbagliate. Mentre le disegnavo per questo libro, ho scoperto che la parola «sbagliare» significa togliere bagliore, lasciare «senza luce». La cosa mi ha sorpreso, perché il mio mestiere è quello di «illustrare», che significa «illuminare», «rendere chiaro». Scrive Pia Valentinis nell’introduzione e prima ancora dichiara che le piace “pescare” queste immagini nei mercatini, così ci permette di ritornare all’inizio della storia. Ma soprattutto al fatto che un tempo le foto non si buttavano, anche se erano sbagliate. Era più frequente che una bella foto venisse bruciata o fatta in mille pezzi se il soggetto ritratto era un bastardo traditore. Oggi le foto sbagliate hanno vita breve, pochi secondi; – fammi vedere… no, no, butta, butta! – è una frase ricorrente, rimbalza nelle feste, al ristorante, nelle gite e nelle strade.

L’autrice, come tutti noi, ha di certo un piccolo archivio familiare di foto sbagliate che forse non hanno trovato la collocazione nell’album di famiglia ma nelle scatole delle foto, dove le date si mescolano e, la ragazza in ombra non si sa se è la mamma da giovanissima o una sua amica, dove un dito davanti all’obiettivo nasconde – il cugino? O il fidanzato della zia? – E le teste della fila alta della foto di gruppo sono tagliate e mai sapremo di chi fossero quei corpi. La Manìa scelta da Pia è doppiamente anomala perché colleziona e disegna gli errori di cui abbiamo nostalgia.

Manìe, Marinonibooks, Dicembre 2024, 64 pagine, 12 x 16,5 cm, Copertina morbida, Rilegatura a filo refe, 22,00 euro.

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO