Giovannin senza paura
C'era una volta un ragazzetto chiamato Giovannin senza paura, perché non aveva paura di niente. Girava per il mondo e capitò a una locanda a chiedere alloggio. - Qui posto non ce n'e, - disse il padrone, - ma se non hai paura ti mando in un palazzo.
- Perché dovrei aver paura?
- Perché ci si sente, e nessuno ne è potuto uscire altro che morto. La mattina ci va la Compagnia con la bara a prendere chi ha avuto il coraggio di passarci la notte.
Figuratevi Giovannino! Si portò un lume, una bottiglia e una salciccia, e andò.
A mezzanotte mangiava seduto a tavola, quando dalla cappa del camino sentì una voce: - Butto?
E Giovannino rispose: - E butta!
Dal camino cascò giù una gamba d'uomo. Giovannino bevve un bicchier di vino.
Poi la voce disse ancora: - Butto?
E Giovannino: - E butta! - e venne giù un'altra gamba. Giovannino addento la salciccia.
- Butto?
- E butta! - e viene giù un braccio. Giovannino si mise a fischiettare.
- Butto?
- E butta! - un altro braccio.
- Butto?
- Butta!
E cascò un busto che si riappiccicò alle gambe e alle braccia, e restò un uomo in piedi senza testa,
- Butto?
- Butta!
Cascò la testa e saltò in cima al busto. Era un omone gigantesco, e Giovannino alzò il bicchiere e disse: - Alla salute!
L’omone disse: - Piglia il lume e vieni.
Giovannino prese il lume, ma non si mosse.
- Passa avanti! – disse l’uomo.
- Passa tu, - disse Giovannino.
- Tu! - disse I'uomo.
- Tu' - disse Giovannino.
Allora I'uomo passo lui e una stanza dopo l’altra traversò il palazzo, con Giovannino dietro che faceva lume. In un sottoscala c'era una porticina.
- Apri! - disse I'uomo a Giovannino.
E Giovannino: - Apri tu!
E I'uomo aperse con una spallata. C'era una scaletta a chiocciola.
- Scendi, - disse I'uomo.
- Scendi prima tu, - disse Giovannino.
Scesero in un sotterraneo, e I'uomo indico una lastra in terra. - Alzala!
- Alzala tu! - disse Giovannino, e I'uomo la sollevò come fosse stata una pietruzza.
Sotto c'erano tre marmitte d'oro. - Portale su! - disse I'uomo.
- Portale su tu! - disse Giovannino. E I'uomo se le portò su una per volta.
Quando furono di nuovo nella sala del camino, I'uomo disse: - Giovannino, l'incanto e rotto! - Gli si staccò una gamba e scalciò via, su per il camino. – Di queste marmitte una è per te, - e gli si staccò un braccio e s’arrampicò su per il camino. – Un’altra è per la Compagnia che ti verrà a prendere credendoti morto, - e gli si staccò anche l’altro braccio e inseguì il primo. – La terza è per il primo povero che passa, - gli si staccò l’altra gamba e rimase seduto per terra. – Il palazzo tientelo pure tu, - e gli si staccò il busto e rimase solo la testa posata per terra. – Perché dei padroni di questo palazzo, è perduta per sempre oramai la stirpe, - e la testa si sollevò e salì per la cappa del camino.
Appena schiarì il cielo, si sentì un canto: Miserere mei, miserere mei, era la Compagnia con la bara che veniva a prendere Giovannino morto. E lo vedono alla finestra che fumava la pipa.
Giovannin senza paura con quelle monete d’oro fu ricco e abitò felice nel palazzo. Finché un giorno non gli successe che, voltandosi, vide la sua ombra e se ne spaventò tanto che morì.