Ancona, 10 febbraio 1951 – Ancona, 21 aprile 2021 / A Francesco Scarabicchi
PORTE CHIUSE, INCONTRI, CANCELLI
Chiusa per sempre una porta
di tormento e speranza, quasi senza
dolore: era tempo. Mi allontano
dalla parte di me laggiù rimasta
ammutolita. Cammino.
*
Un altro varco conduce ora nel verde
di un parco cittadino,
un assedio diverso
in cui mi guida qualcuno che ancora non parla
ma osserva fronde, riflessi e a tratti lancia
grida stridule, di gabbiano che picchia
nella luce. Non parla,
e sembra invece animato da una foga
di dire, dal vento della vita che si fa
o presto si farà parola, gioia
forse aspra e per ora inesplosa.
Non è poco,
mi ripeto, è moltissimo, è tutto.
Incontro gente ignota,
donne che fanno yoga, una ragazza
seduta che disegna quel che crede di vedere,
poi un amico col cane: la felicità, dice guardandoci,
è dalla vita che viene non dalla poesia.
*
Mai pensato il contrario. Ma
quelle antiche vampe di festa osservate da lontano,
lo stare sempre ai margini… Inutile crucciarsi
a questo punto: la parola
voleva forse planare in quel vortice,
ambiva a farsi luce, segnavia.
Intanto svariano
nei prati gli ultimi fiori di settembre,
dietro un canneto si indovina il torrente
che giunge alla sua foce. E poi spunta nel verde
il tuo cancello, Francesco, affacciato sull’acqua
o sul vuoto o sul tempo trascorso
che oggi lo fa assurdo, quasi, tolto
com’è dal suo racconto inenarrabile, ridotto
a immagine stranita
che chiama, chiama e turba,
e chiama ancora verso un oltre
che non è oltre ma qui
e nel qui si cela.
*
Quello che resta, il poco:
ancora questo il filo che ci interroga?
Stretta per te la cruna più di sempre,
un giogo opprime i tuoi anni, costringe.
Ma quel cancello,
il tuo, come una vela
rimane, aperto al vento
e al vento amico.
Io cammino, ti penso.
Questo abbiamo, mi dico
a te parlando, lontano e inascoltante,
questo resta, che vale:
bagliori, imperfezioni, desideri.
Un filo d’aria
non mite non irosa
e le parole che insistono a cercare
quello che sfugge e va. Seguo un airone
immobile sul sasso, grigio al grigio, in attesa.
Lo guardo, apre le ali, forse vola.