Le guerre e i conflitti di Valerio Evangelisti

18 Aprile 2023

Un anno fa, il 18 aprile 2022, moriva Valerio Evangelisti. Per molti è l’autore di Eymerich, il malvagio inquisitore protagonista del ciclo narrativo di tredici libri, oggi raccolti nei tre volumi della Titan edition Mondadori. La nascita di quel ciclo coincide con l’esordio narrativo dell’autore, cioè con la pubblicazione di Nicolas Eymerich, inquisitore, vincitore del Premio Urania 1993 e pubblicato sul n. 1241 della collana nel 1994. In realtà, la produzione di Evangelisti è molto più vasta, come hanno testimoniato anche gli interventi di studiosi, lettori e artisti in occasione di “Ora e sempre Valerio Evangelisti – Tre giorni per parlare del Magister e proseguire le sue lotte”, organizzata dalla “Associazione Valerio Evangelisti – Il sole dell’avvenire” dal 14 al 16 aprile scorso, a un anno dalla scomparsa dell’autore. Evangelisti ha infatti firmato una trentina di romanzi, una quarantina tra racconti e romanzi brevi, spesso editi in più redazioni con varianti, e un numero ancora imprecisato di interventi saggistici e pubblicistici, tra cui studi storici (nasce infatti come storico), analisi politiche, recensioni di libri e film in quotidiani e periodici cartacei e online, introduzioni o postfazioni a volumi antologici o di singoli autori, e persino una rubrica su “Rolling Stone” sui classici della musica heavy metal, di cui era appassionato. Senza considerare che è stato persino attore amatoriale di fantasiosi cortometraggi fantascientifici autoprodotti, e ha recitato in una puntata dell’ispettore Coliandro. Va infine aggiunto che la sua opera, o meglio il suo universo narrativo, è stato accresciuto da una corposa produzione di cui Evangelisti è co-autore solo a volte: canzoni per gruppi metal italiani, fumetti, radiodrammi, giochi di ruolo, librogame, videogame, corto- e mediometraggi, fan fiction e fan art.

A una produzione così vasta è stata dedicata, nel corso di quasi tre decenni, anche una significativa attenzione critica. Negli anni hanno scritto di lui scrittori e studiosi di ambiti diversi, come ad esempio Sergio Brancato, Tiziano Scarpa, Alan D. Altieri, Serge Quadruppani, Flavio Santi, Luigi Matt e Severino Cesari, e la sua figura è stata affrontata all’interno di saggi accademici sulla letteratura italiana contemporanea, ad esempio di Daniele Giglioli, Raffaele Donnarumma e Gianluigi Simonetti. Inoltre, alla sua opera sono state ad oggi dedicate anche tre monografie, centrate in particolare sulla figura di Eymerich, vero e proprio perno della sua produzione, ovvero L’anima dell’inquisitore. L’opera di Valerio Evangelisti di As Chianese (UNI Service 2004), Valerio Evangelisti di Luca Somigli (Cadmo 2007) e Nicolas Eymerich. Il lettore e l’immaginario in Valerio Evangelisti del sottoscritto (Odoya 2018).

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Dopo la sua scomparsa, si sono moltiplicati gli interventi commemorativi e critici, tra cui quello di Marco Malvestio su questa rivista e i molti ospitati da “Carmilla online” (rivista che Evangelisti ha fondato cartacea nel 1995, ed è migrata in rete nel 2003), oltre ai ricordi radiofonici di Loredana Lipperini che ha ad esempio ospitato un immediato e sentito intervento di Giuseppe Genna il giorno dopo il decesso. Se quindi Evangelisti è senza alcun dubbio una figura rilevante del panorama letterario italiano contemporaneo, più difficile è collocarlo come autore di genere. Non perché non sia autore di letteratura di genere, ma perché nella sua produzione ha ibridato e reinventato i generi. Così negli anni è stato ovviamente incluso in monografie dedicate alla fantascienza, come Distopie, viaggi spaziali, allucinazioni di Giulia Iannuzzi (Mimesis 2015), o alla sperimentazione narrativa, come New Italian Epic. Letteratura, sguardo obliquo, ritorno al futuro di Wu Ming (Einaudi 2009), e più di recente è stato ascritto al new weird, e posto tra i padri nobili del “novo sconcertante italico” da Carlo Mazza Galanti.

In questo contesto è maturata anche una piccola polemica letteraria: i titoli dei giornali, dando la notizia della sua morte, hanno infatti parlato di autore “fantasy”, genere che però Evangelisti sosteneva di non praticare, pur rispettandolo. Gli piaceva poco, e non ne ha mai parlato bene. Eppure si possono trovare nella sua opera elementi riconducibili persino al fantasy, tanto che anche un autore come Raul Montanari ha fatto riferimento a questo genere in occasione del dossier dedicato a Evangelisti da Mauro Pagani nella trasmissione “Alphaville” della Radio Svizzera Italiana, dal 5 al 9 settembre 2022. Oltre a Montanari, Pagani aveva coinvolto Fabio Camilletti, Malvestio, Nicoletta Vallorani e il sottoscritto. L’occasione era l’uscita di Le strade di Alphaville. Conflitto, immaginario e stili nella paraletteratura (Odoya 2022), libro che raccoglie una selezione ragionata dei saggi di Evangelisti sulla letteratura di genere e i suoi autori pubblicati tra gli anni Novanta e gli anni dieci e poi raccolti in tre volumi tra il 2001 e il 2006 (Alla periferia di Alphaville. Interventi sulla paraletteratura; Sotto gli occhi di tutti. Ritorno ad Alphaville e Distruggere Alphaville). Quei saggi sono testimonianza di come Evangelisti conoscesse a fondo la letteratura di genere internazionale, anche storicamente. Ne era lettore, e studioso appassionato e critico.

Questa sua vasta cultura si ritrova anche nella sua produzione letteraria come autore, come dimostra il recente volume curato da Sandro Moiso e dal sottoscritto per Mimesis, L’insurrezione immaginaria. Valerio Evangelisti autore, militante e teorico della paraletteratura. I suoi romanzi infatti dialogano con i generi e la tradizione della letteratura popolare, dalla fantascienza al poliziesco, dal western al romanzo storico. Li ibridano, mescolando figure realmente esistite ed eventi storici alla dimensione fantastica e all’invenzione letteraria, raccontando di Nostradamus (Magus, 1999-2000) o dei pirati dell’isola di Tortuga (Trilogia dei pirati, 2008-2012), di pistoleri come Pantera o delle lotte sindacali nordamericane (“Ciclo del Metallo”, 1998-2003; “Ciclo americano”, 1998-2011), la rivoluzione messicana (Il collare di fuoco, 2005 e Il collare spezzato, 2006) o saghe di braccianti e contadini romagnoli tra il Risorgimento e la Resistenza (1849. I guerrieri della libertà, 2019 e Gli anni del coltello, 2021; Il Sole dell’Avvenire, 2013-2016). Il tutto all’insegna dell’avventura e del discorso politico, militante, che caratterizza la sua poetica. L’intera produzione di Evangelisti, infatti, racconta un unico grande romanzo, un “One Big Novel”, per riprendere il titolo del suo romanzo One Big Union. Il ciclo di Eymerich, ambientato su tre livelli temporali (il XIV secolo di Eymerich, un presente alternativo e un futuro remoto fino al XXXII), contiene l’alfa e l’omega di tutte le vicende narrate, interconnesse con citazioni e allusioni. L’argomento della narrazione è infatti unico: l’eterno conflitto tra chi detiene il potere e cerca di controllare chi lo subisce, e chi si contrappone allo stato di cose esistente, dalla ribellione eretica al potere della chiesa alla lotta di classe moderna e contemporanea. L’idea è di portare il conflitto all’interno del territorio dell’immaginario, che per Evangelisti va decolonizzato da narrazioni tossiche portatrici dell’ideologia liberista, e rivitalizzato.

A volte il lettore segue le vicende dalla prospettiva dei potenti, altre dai ribelli, dalle “canaglie” onnipresenti nella sua produzione. Come i protagonisti di La fredda guerra dei mondi, romanzo incompiuto che è stato trovato nel suo computer all’indomani della morte. Sono una scalcagnata ma infallibile banda di ladri anarchici (più o meno), sottoproletari francesi, che si trova suo malgrado alle prese con una società segreta internazionale che unisce i potenti del mondo, che vogliono mettere definitivamente sotto controllo il pianeta attraverso la paura degli alieni, che esistono, e contro i quali viene scatenata una guerra a cui è chiamata l’umanità. Ci sono riferimenti alla pandemia del 2020, ai movimenti dell’anarchismo francese di inizio Novecento, al conflitto per un nuovo ordine mondiale (e forse universale), ma purtroppo la narrazione si interrompe in un momento cruciale (come vuole la tradizione popolare…). 

Quanto scritto è oggi leggibile in La fredda guerra dei mondi. Romanzi brevi e racconti ritrovati, appena uscito per Mondadori e curato da Franco Forte, che introduce così il romanzo: «Nella scaletta che Valerio aveva preparato, il romanzo prevedeva quarantacinque capitoli di cinque pagine ciascuno, per un totale di duecentoventicinque pagine, e dunque qualcosina di più di un romanzo breve. Di questi quarantacinque capitoli ne aveva già scritti diciassette, che trovate qui di seguito (manca il capitolo dieci, che non siamo riusciti a recuperare)». Il testo che leggiamo rientra appieno in quanto abbiamo detto prima, sia come argomento, sia come partecipazione al “One Big Novel”, grazie ai numerosi riferimenti (già presenti nel racconto) ad esempio ai livelli futuri del ciclo di Eymerich, in primis con la presenza della famigerata Euroforce. E il titolo da un lato ovviamente ricorda il celebre romanzo di H.G. Wells La guerra dei mondi, dall’altro è una sua attualizzazione, riprendendo un’espressione storicamente caratterizzata come “guerra fredda”. 

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Il romanzo incompiuto nasce però da un racconto omonimo, uscito nel luglio 2020 nell’antologia Millemondi Urania n. 87 intitolata Distòpia (pp. 229-259), curata dallo stesso Forte. Ed è stato proprio il curatore che gli ha proposto di sviluppare il racconto in un romanzo breve. Una proposta accettata con piacere, e portata avanti fino alla fine. Non è però corretto pensare che il romanzo dovesse per forza evolversi (e concludersi) come il racconto, anzi. È utile, a questo proposito, leggerlo nel volume insieme alla riedizione di altri racconti e romanzi brevi di Evangelisti. La scelta è stata senz’altro opportuna: troppo debole commercialmente il romanzo breve incompiuto come pubblicazione autonoma, e comunque parte di una produzione, quella dichiaratamente fantascientifica (per quanto sempre all’insegna dell’ibridazione), che vanta anche altre opere meno note al grande pubblico. Ora sono raccolte in un volume di oltre 500 pagine che raccoglie ventisei testi. Alcuni sono riconducibili all’orbita del ciclo di Eymerich: “La sala dei giganti”, primo embrione del romanzo La luce di Orione, “O’ Gorica tu sei maledetta”, strettamente connesso a Cherudek, o i divertissement “Eymerich contro Palahniuk” e “Eymerich contro Dan Brown”, recensioni narrative e ironiche che vedono i due scrittori finire tra le grinfie dell’inquisitore, e il racconto, derivato da uno sceneggiato radiofonico ,“Wilhelm Reich contro l’America”, con lo psicanalista protagonista anche del livello intermedio di Il mistero dell’inquisitore Eymerich. C’è poi “Paradice”, che diventerà la narrazione temporale futura di Black Flag, del Ciclo del metallo, nonché anello di raccordo tra questo ciclo e quello di Eymerich, in quanto la protagonista Lilith riapparirà, proseguendo la sua avventura, in Rex tremendae maiestatis. Sempre primi embrioni sono anche “I fratelli della costa” e “Controinsurrezione”, rispettivamente di Veracruz della Trilogia dei pirati e dei romanzi risorgimentali italiani. Questo testimonia come i racconti fossero anche territorio di sperimentazione narrativa, poi sviluppabile in romanzi, come appunto Forte ha proposto per “La guerra fredda dei mondi”. Romanzi che appunto, come La luce di Orione con “La sala dei Giganti”, o Veracruz con “I fratelli della costa”, potevano prendere direzioni ben diverse. 

Nell’insieme, infine, i racconti sono anche testimonianza di un lato poco studiato di Evangelisti, quello comico. Battute di spirito, gag, commenti ironici, nomignoli irriverenti che creano complicità con il lettore sono pressoché una costante di questi racconti, fin dai titoli: basti pensare a “Stanlio & Ollio, Terror Detectives”, “Cicci di Scandicci”, o al satirico “Il procuratore Sciabolaro e il caso Nazario Sauro”, sul caso Cesare Battisti (che diventa Nazario Sauro sfruttando l’omonimia tra il nostro contemporaneo e il patriota morto a inizio Novecento). E si riscontra ironia anche nell’autobiografico “I cinesi al liceo”, sull’inizio della militanza politica dello stesso Evangelisti, e – volendo – persino in “Day Hospital”, in cui Evangelisti racconta della sua malattia. In questo caso, però, il sorriso è molto amaro.

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