Nobel 2020 / Louise Glück, tre poesie

8 Ottobre 2020

Pubblichiamo la traduzione di Nicola Gardini di tre poesie tratte da The Wild Iris (1992). 

 

 

Il papavero rosso

 

Il massimo

è non avere

mente. Sentimenti:

oh, quelli ne ho; mi

governano. Ho

un signore in cielo

che si chiama sole, e mi apro

per lui, mostrandogli

il fuoco del mio cuore, fuoco

come la sua presenza.

Che altro può essere una simile gloria

se non un cuore? Oh, sorelle e fratelli,

eravate come me una volta, tanto tempo fa,

prima di essere umani? Vi

concedeste di aprirvi

una volta per poi non aprirvi

mai più? Perché in verità

adesso io sto parlando

come voi. Io parlo

perché sono distrutta.

 

 

 

Vespro

 

Una volta credevo in te; ho piantato un fico.

Qui, in Vermont, paese

senza estate. Era una prova: se l’albero viveva,

allora tu esistevi.

 

Questa logica dice che non esisti. O esisti

esclusivamente nei climi caldi,

nella torrida Sicilia, in Messico, in California,

dove crescono inimmaginabili

albicocche e fragili pesche. Forse

vedono la tua faccia in Sicilia; qui, vediamo appena

l’orlo del tuo vestito. Devo addestrarmi

a dare una parte dei pomodori a John e a Noah.

 

Se c’è giustizia in qualche altro mondo, a quelli

come me, che la natura spinge

a vite di astinenza, dovrebbe toccare

la parte più abbondante di tutte le cose, di tutti

gli oggetti della fame, l’insaziabilità

essendo lode di te. E nessuno loda

più appassionatamente di me, con

desiderio più dolorosamente frenato o più merita

di sedere alla tua destra, se esiste, partecipando

del perituro, il fico immortale,

che non viaggia.

 

 

 

I gigli bianchi

 

Mentre un uomo e una donna fanno

un giardino tra loro come

un letto di stelle, qui

fanno passare la sera d’estate

e la sera diventa

fredda del loro terrore: potrebbe

finire, sarebbe capace

di devastazione. Tutto, tutto

può perdersi, nell’aria odorosa

le strette colonne

che salgono inutilmente e, di là,

un ribollente mare di papaveri –

 

Taci, mio amato. Non mi importa

quante estati vivo per tornare:

questa sola ci ha dato l’eternità.

Ho sentito le tue mani

seppellirmi per liberare il suo splendore.

(Traduzione di Nicola Gardini).

 

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