I meme indecifrabili della Generazione Alpha

22 Ottobre 2023

«Sticking out your gyatt for the rizzler / You’re so skibidi / You’re so Fantum tax / I just want to be your sigma / Freaking come here / Give me Ohio»

Il testo sopra riportato apparirà pressoché indecifrabile alla maggior parte delle lettrici e dei lettori: la barriera interpretativa non è tuttavia di natura linguistica, ed è solo in minima parte attribuibile a distanze geografiche. Ci troviamo di fronte invece a un’incomunicabilità che appare simultaneamente generazionale e tecnologica, nel senso più ampio attribuibile a quest’ultima parola. Ma andiamo con ordine, cercando innanzitutto di compiere una vera e propria operazione di decodificazione culturale del testo.

Partiamo dalla sua contestualizzazione, per passare solo in seguito a chiarirne le references memetiche: tale porzione di testo appartiene a un recentissimo trend di TikTok (che può qui essere visualizzato più agevolmente anche su Youtube Shorts), che nasce dalla giustapposizione, totalmente casuale, di termini appartenenti alla nuova wave di meme propria della Generazione Alpha. A tenere insieme la trama testuale è dunque, oltre alla riproposizione integrale della base e della linea vocale del brano ecstacy delle artiste indipendenti SUICIDAL-IDOL, un’operazione semiotica che fa piazza pulita di ogni semantica attraverso l’utilizzo del radicale carattere di disseminazione segnica proprio dei meme. 

Se con semantica intendiamo la branca della semiotica che studia le associazioni tra significante e significato, nel caso che abbiamo preso in esame tale associazione è totalmente annullata, tralasciata, resa non necessaria. Gli unici criteri di intelligibilità restano allora la sintassi, se con sintassi intendiamo lo studio dei rapporti formali tra segni, dato che il testo del trend appare avere una coerenza formale, alterata più che altro da significanti a cui non riusciamo ad associare un significato preciso pur cogliendo comunque una sorta di “correttezza grammaticale”; e la pragmatica, vera protagonista di tale operazione semiotica. È proprio tale utilizzo pragmatico e contestuale dei meme la vera chiave di volta nella nostra opera di decifrazione. 

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Il testo originale delle SUICIDAL-IDOL recita: 
Sticking out your tongue for the picture
You're so pretty, you're so popular
I just wanna be your sweetheart
F***ing come here, 
give me your heart..

Ci basterà confrontare i due testi per estrarre la sequenza di termini incomprensibili con cui possiamo stilare un elenco: gyatt, rizzler, skibidi, Fantum tax, sigma, Ohio. Quello che tali espressioni hanno in comune è che appartengono tutte quante alla sfera dei nuovi meme della generazione Alpha, quella nata tra il 2010 e il 2025, una generazione così immersa nel digitale da risultarne plasmata, costituita, determinata. Ed è proprio tale immersione totale e totalizzante a generare fenomeni di distanziamento e di incomunicabilità culturale intergenerazionale. 

Le soglie e le frontiere della ricezione, elaborazione e comprensione di nuovi fenomeni culturali iniziano allora a moltiplicarsi ed approfondirsi: non è più la classica dialettica genitori-figli ad essere in gioco, visto che a variare è l’esperienza che di un media ha una generazione rispetto all’altra anche a distanza di pochissimi anni. Ciò appare testimoniato dalla preoccupazione della Gen-Z, dunque di individui di massimo 26 anni, di essere culturally outdated a causa della crescente difficoltà che riscontrano nel comprendere i meme della Gen-Alpha, esattamente come avveniva e avviene ancora tra quest’ultima e i Millenials.

Quello che dunque si verifica è un fenomeno storico di emarginazione o marginalizzazione ermeneutica: il meme o il complesso di meme che vanno a comporre i vari trend, fungono da indice della capacità interpretativa tanto individuale quanto generazionale. Capire il meme o meno, rivela quanto ancora si sia in grado di tenere il passo rispetto all’evolversi della storia e della cultura memetica, di performare atti interpretativi sui singoli meme, di metterli in relazione tra di loro e, in definitiva, di auto-situarsi nell’attuale fase storica. Non è un caso che sia possibile rinvenire su Internet delle vere e proprie cronologie delle fasi dei meme, che ben evidenziano come all’atto interpretativo corrispondano vere e proprie epoche storiche differenti nella memetica. Non comprendere un meme dell’attuale fase storica o iniziare a trovare difficoltà nel cogliere il senso dei nuovi trend equivale, un po’ hegelianamente, ad essere fuori dalla storia o comunque a rimanere confinati in una fase passata, superata e dimenticata. 

Torniamo ora al nostro testo, sia per analizzare velocemente i suoi riferimenti memetici sia per, ben più interessante, osservare quanto la velocità e simultaneità con cui tali riferimenti sono dispiegati risulti sintomatico di quel fenomeno di distanziamento semiotico e culturale di cui poco sopra. 

In tale testo coesistono diversi elementi, alcuni dannosi e negativi, altri semplicemente ironici o addirittura demenziali: abbiamo gyatt, un termine sessualizzante per riferirsi al posteriore di una ragazza; rizzler, colui che possiede il rizz ovvero l’abilità di “conquistare” ragazze; e sigma, una categoria mutuata dai corsi di seduzione per definire l’uomo che comprendendo il funzionamento della società gioca contro le sue regole. Ma abbiamo anche Fantum Tax, una sorta di tassa da chiedere ironicamente agli amici quando “scroccano” il tuo cibo; Ohio, lo stato americano in cui, secondo la community di TikTok, accadono fenomeni paranormali e inquietanti; skibidi, riferimento alle Skibidi Toilet, protagoniste di una serie popolarissima tra i giovanissimi che mette in scena uno scontro eterno tra gabinetti con la testa e uomini-cassa o uomini telecamera, vedere per credere!

Oltre a ribadire la necessità di sforzarsi per comprendere tali meme, al fine per esempio di contrastare stereotipi, mascolinità tossica, machismo o sessualizzazione, un’opera impossibile se nemmeno si capisce il nuovo linguaggio attraverso cui tutto ciò alle volte si esprime e l’ipocrita ironia a cui spesso si fa appello, nel caso del testo che abbiamo preso in esame è tuttavia all’opera un altro tipo di processo. La caratteristica principale di quest’ultimo è infatti di prendere tali meme, condensarli nella parodia di una canzone e dunque ripeterli simultaneamente, randomicamente, e senza alcuna contestualizzazione o, meno che mai, significazione. 

I termini in gioco sono allora significanti sparati in faccia agli utenti, che devono essere autonomamente in grado di cogliere quanti più riferimenti possibili, riferimenti che non sono però né a un significato stabile né tantomeno a un singolo meme, quanto piuttosto ad un universo memetico, un immaginario, un orizzonte complessivo, come quello della serie di video che compone il mondo delle Skibidi Toilet, quello dell’utilizzo di termini come rizzler nell’ambito della seduzione e della corrispettiva ironia su questo stesso tema, o ancora quello dell’Ohio come luogo del paranormale. 

Se esternamente, quindi, abbiamo una rete di meme messi in comune dalla loro medesima appartenenza generazionale, internamente ognuno di essi è un rimando a una molteplicità di elementi, non ad un singolo meme, sia esso immagine, video o termine utilizzato sul web. A una rete esterna, generazionale, corrisponde così una rete interna, tecnologica, che consiste nella virtuale infinità di contenuti a cui l’internet sembra dare accesso, in un processo baudrillardiano di rimando infinito di cui abbiamo già parlato altrove.

Non ci resta allora che domandarci come e da che prospettiva fare fronte a tutto ciò: da un lato, c’è chi cerca ad ogni costo di moralizzare e denunciare tali contenuti, spesso adottando posture ridicole per mascherare ipocritamente la vera origine sociale di mentalità o comportamenti dannosi; dall’altro lato, c’è chi si sforza ad ogni costo di rimanere rilevante rispetto ai trend, in una sorta di sindrome di Peter Pan votata però al riconoscimento che sembra urlare “vi prego, guardatemi ancora, sono ancora giovane, io vi capisco!”. 

Uno sguardo equidistante da tali estremi, capace di riconoscere ciò che non va senza coprirsi di ridicolo pur rimanendo aggiornato su ciò che consumano quotidianamente i più piccoli, si fonda su un equilibrio delicato e dinamico, capace di rimodularsi di volta in volta in base al ruolo e alla posizione sociale che i soggetti che lo attuano occupano, siano essi genitori, educatori, singoli utenti, studiosi, politici, attiviste e attivisti. Chi scrive può limitarsi dunque a parlare per sé, da studente e aspirante studioso, consigliando vivamente un approccio ispirato all’ethnologie du proche di Marc Augé, che tuttavia acceleri quest’ultima sfidando i limiti tradizionali delle discipline tanto scientifiche quanto umanistiche e della ricerca in generale. 

Sfidare l’incomprensibilità di TikTok, ma più in generale di tutti i luoghi e di tutti i prodotti culturali che entro tali luoghi si originano e diffondono, è il primo passo per una ethnologie du proche 3.0 cosciente della doppia distanza generazionale e tecnologica che necessariamente informa il suo lavoro e sinceramente interessata a comprendere, scoprire ed esplorare l’Internet dei giovanissimi, anche giudicandolo quando serve, a partire però sempre dalla connessione con i desideri, i sogni, le aspirazioni, ma anche i turbamenti, le preoccupazioni, le angosce dei membri della Generazione Alpha: perché in queste ultime ci sono immersi tanto quanto sono immersi nel digitale… 

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