Speciale
Giorno 17 / Ibrido
Ibrido è oggi ciò che esiste nello sguardo di un altro, che sempre è definito-da-un-altro come categoria del non puro, dell'impuro, del mescolato, del mescidato. Non conta che esser-puro non esista, che il sangue non esista che la sua natura non sia visibile, che sia ibrida ogni forma della specie umana/non umana, le sue cellule che sono uno con più uno, i suoi mondi interni di batteri, archeobatteri. Ibrido è ciò che dissolve, dinosauro in uccello, lupo in cane, che è acquisto-e-perdita. Che si adatta. Che si tramanda. Che sopravvive, se sopravvive, perché ha nuovi sensi per nuove figure del mondo. Ibrido è figura: del più di uno, del molteplice, del non-Parmenide, quindi sempre in divenire, forma del fiume che si getta in mare, che si fonde. Ibrido avviene sempre in un tempo che è dopo, se c'è un prima in cui è diviso ciò che è riunito nel suo corpo. È la parola che è sempre un nome proprio nella lingua, a cui si riunisce come se provenisse da una lontananza per cui non esisteva parola, prima. Una lontananza che non poteva essere chiamata, se ogni parola serve per chiamare.
Ibrido è figura dell'unione. Ibrido avviene sempre come attraversamento, come ponte tra i mondi possibili che sono infiniti – e dunque c'è certamente anche adesso un mondo possibile in cui tu esisti ancora – i mondi come le generazioni delle foglie che tornano alla terra, si dissolvono si infiltrano sciolgono con acqua e vento sono la terra stessa, vita che forma vita. Ibrido è generazione. Ibrido è Melusina che nasconde il suo essere drago in un solo tempo della notte o del giorno, dietro una porta da cui filtra una luce splendente, dentro un giuramento che nelle fiabe è dato sempre per essere violato. Ibrido allora sarà ancora ibrido se non è consapevole di sé, se su di lui/lei non c'è più sguardo, se alla luce del sole Melusina può essere drago, sirena, scivolare nell'acqua di fiume che si ibrida in mare? Ibrido siamo noi nell’acqua, ritornati, ricondotti a oceano.