Lo sguardo di uno scrittore e poeta iracheno / Niente di nuovo a Est

27 Aprile 2022

Due giovani uomini si intrattenevano davanti all’ambasciata dell’Ucraina a Baghdad. Erano lì per richiedere il visto. Nella breve intervista rilasciata a una tv irachena, uno di loro ha raccontato di voler andare in guerra contro i russi, giacché era disoccupato e aveva sentito dire che la ricompensa consisteva nel visto con permesso di soggiorno a tempo indeterminato e in 4.000 dollari di stipendio mensile. “Jihād ed espatrio” ha poi aggiunto. Un comico in esilio di origini irachene ha ironizzato in un comedy-show: “I nostri soldati di ventura in cerca di miglior vita in Ucraina, adesso che lì c’è la guerra… forse da morti”.

In Siria, comunque, pare che la Russia abbia reclutato molti combattenti. Questa è la notizia. In migliaia sarebbero dispiegati intorno alla capitale Kiev. La politica russa trova invero forte sostegno non solo in Siria ma anche in alcuni Stati arabi e africani e principalmente in quei Paesi dove i militari sono al comando. E questa è una verità, non una notizia.

 

Secondo l’opinione concorde degli esperti, i dittatori credono che i russi siano affidabili, a differenza degli americani e del resto degli occidentali che sarebbero sempre pronti a piantare in asso i propri alleati quando le cose si mettono male: Shah Reza Pahlavi in Iran, Saddam in Iraq, Mubarak in Egitto e così via. I russi, al contrario, hanno sostenuto militarmente e finanziariamente Bashar al-Assad a Damasco, nonostante il popolo siriano, metà del pianeta e gli islamisti gli fossero contro. Al-Assad è tutt’ora al potere. Si tratta di regioni in cui da decenni guerre e rivolte scandiscono la vita quotidiana. Regioni dove occidentali e russi vendono le proprie armi, sperimentano nuove tecnologie e impongono le loro agende politiche ed economiche. Territori in cui regna il disordine politico, dove le città vengono distrutte e le persone muoiono, mentre quelli che sopravvivono al caos diventano poi profughi, che attualmente, stando al report annuale dell’UNHCR Global Trends, ammontano a circa 84 milioni.

 

Quindi, cosa ha di nuovo la guerra in Ucraina che fa apparire il nostro mondo ancora più incasinato di prima? Mi pare che soltanto il posto sia diverso. Tutto il resto è uguale: russi e occidentali sono in guerra. Niente di nuovo, a dire il vero, dato che si stavano già combattendo in altri Paesi dell’Asia e dell’Africa, direttamente e indirettamente. 

Da sempre i soldati vengono contemporaneamente acclamati e disprezzati: se una delle parti del conflitto li considera eroi, per la controparte sono assassini, e viceversa. Solo coloro che non sono mai stati al fronte si sentono eroi e vincitori, mentre “gli eroi nazionali che imbracciano le armi” o ritornano psicologicamente traumatizzati a causa delle atrocità vissute, oppure sono morti. Considerarli eroi o martiri non può dissimulare la verità: un uomo morto non farà mai più ritorno e un’anima annichilita non potrà mai più guarire. Ogni conflitto armato produce sopravvissuti traumatizzati che non avranno più fiducia nel mondo.

 

Ogni guerra produce sopravvissuti traumatizzati

 

Questo è quel che personalmente so della guerra, essendo già scampato a parecchie guerre e battaglie, in cui anche gli occidentali e i russi hanno avuto un ruolo cruciale. In tempi di guerra la voce della ragione si palesa come un corpo estraneo in bocca che si vorrebbe sputare in fretta. Nell’attuale conflitto in Ucraina non è affatto diverso, basti pensare al soldato ucraino che si è fatto saltare in aria su un ponte per impedire ai carri armati russi di avanzare. Questa è la notizia. Il ragazzo però è morto: non andrà più al cinema, non si innamorerà né farà più parte della vita di qualcuno, i suoi cari non potranno mai più rivederlo. Questa è la verità. Cosa c’è di eroico in tutto ciò? Quel ragazzo non è altro che una vittima di un conflitto tra grandi potenze mondiali e di una politica internazionale fallimentare. Cosa ci sarà mai da acclamare?

 

 

Le voci che elogiano “le gesta eroiche dei soldati” mi sembrano sempre le stesse. La farsa dell’eroismo si ripete in ogni guerra, anche se nessuno si aspettava che potesse trovare così ampio spazio nell’Europa di oggi. La guerra spalanca le porte alla bruttezza nell’animo delle persone. Non ci vuole molto prima che si ammazzino a vicenda per procacciarsi un pezzo di pane con cui sfamare i propri figli. Menzogne, stupri, odio, vendetta: le parole chiave per descrivere quello che accomuna tutte le guerre. Presto la bruttezza non avrà più limiti, si impossesserà di tutto, e se le “gesta eroiche” continueranno a essere glorificate non mi stupirò che chi voglia conservare la mente lucida e non lasciarsi andare all’euforia bellica venga presto bollato come “traditore”.

 

Bisogna guardare prima alla propria integrità morale

 

“Il comune di Monaco di Baviera ha sollevato dall’incarico il direttore d’orchestra russo a capo dei Münchner Philharmoniker, per non aver preso le distanze dal sovrano russo e dalla sua invasione dell’Ucraina”. Questa è la notizia. Forse che il noto direttore di orchestra intendesse rimanere neutrale rispetto al conflitto in atto come fecero gli svizzeri durante la Seconda guerra mondiale? Forse teme di passare per “traditore” in Russia? In verità non si conoscono esattamente le ragioni. Dice un vecchio adagio: la fretta è del diavolo. Di sicuro lo conosceranno anche in Baviera.

La Autorennationalmannschaft (nazionale tedesca degli autori) è una squadra di calcio composta da scrittori. Alcuni di quelli che ne sono stati membri figurano tra i grandi nomi del panorama letterario tedesco. Tra loro c’è chi una volta ha raccontato di aver giocato in Arabia Saudita. Che fosse al corrente del fatto che in quello stesso stadio, in cui ha giocato con la nazionale degli scrittori, le persone vengono flagellate o decapitate con una spada per aver espresso la loro opinione? Munito di spada, persino un cancelliere tedesco si è dato alle danze in Arabia Saudita dopo aver sottoscritto alcuni accordi; lo stesso che continua a intrattenere rapporti con il sovrano russo.

 

Dov’era finita l’integrità morale allo stadio? Forse che i sauditi puniti per le loro opinioni non siano da considerare persone meritevoli di supporto morale? Se mi mettessi a fare l’elenco di tutti gli eventi eticamente discutibili a cui hanno partecipato alcuni letterati tedeschi, non la finirei più; si va ben oltre Günter Grass in Yemen o Hans Magnus Enzensberger a Dubai. Quindi, prima di iniziare a parlare dell’integrità morale degli altri, sarebbe doveroso guardare alla propria, o mi sbaglio?

 

Ancora un esempio: su un treno ICE tre giovani uomini bevevano birra. Chiacchieravano di parecchie cose, di tanto in tanto anche della guerra in corso. Era il 5 marzo 2022. Io tornavo da una lezione tenuta a Karlsruhe e andavo a casa, direzione Berlino. Uno di loro sosteneva che finalmente sarebbero arrivate molte donne in fuga dalla guerra, “belle ragazze che hanno cura del loro aspetto”, “non come le nostre donne”, “finalmente qualche vantaggio anche per noi”. Ridevano, come se avessero fatto una battuta divertente.

 

Molti hanno cominciato a demonizzare tutti i russi

 

Quanto sessismo, razzismo e banalità genera la guerra! Le rifugiate ucraine, che molti vedono “bianche”, “cristiane”, “sexy” e “appartenenti alla nostra stessa cultura”, sono profughe come tutti i profughi del mondo. Tra qualche mese saranno considerate un peso. Presto si tornerà a dire: “non possiamo accoglierli tutti”. Hanno perso la casa, il lavoro e la vita di tutti i giorni. Ieri avevano una dimora, oggi sono ospiti, domani saranno indesiderati. Donne e bambini prigionieri all’estero, fuggiti nell’incertezza. Hanno lasciato indietro mariti, figli, fratelli e padri costretti alla guerra. Il governo ucraino non consente agli uomini di lasciare il Paese. Cosa farà lì chi è pacifista? chi non ha mai impugnato un’arma? In guerra non c’è risposta a simili domande.

 

E i russi? quali russi? i russi medi che vorrebbero vivere pacificamente? Non gli sarà mai concesso di vivere in pace. Saranno costretti, da chi detiene il potere in Russia, ad andare in guerra o a osannarla; chi dissente finisce in carcere o perde il lavoro. Qualcuno ha iniziato a demonizzare tutti i russi; altri ribadiscono invece che il poeta Puškin non sia il nemico, così come nemmeno Tolstoj. Che scoperta! A breve il “cattivo” russo sarà ritenuto addirittura peggiore dei jihadisti, dato che questi sono in gran parte nemici della Russia contro cui da anni combattono in Siria, ad esempio.

 

Forse i jihadisti avranno presto un ruolo diverso: non più terroristi ma combattenti per la libertà, come accadeva tempo fa in Afghanistan e oggi in Yemen con i sauditi e i loro alleati occidentali, dove persino Al-Qaeda combatte contro il nemico comune. Forse si dischiuderà uno scenario completamente diverso…

Cosa è cambiato quindi nelle ultime settimane? Il mondo non è affatto diventato più incasinato, è sempre stato incasinato; nemmeno la guerra è diventata più brutta. La guerra è e sarà sempre il male peggiore di cui gli uomini sono capaci.

 

Abbas Khider è uno scrittore e poeta di origini irachene emigrato in Germania. Traduzione dal tedesco di Angelo Salvatore Scotto Rosato.

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