Ragazzo, per sopravvivere scrivi!
Ragazzo, non fare il giornalista!, il mio primo articolo pubblicato da doppiozero, ha creato una vivace discussione fra i commenti e ha avuto il suo momento di gloria sui social network. Indicativo come anche i giornalisti più esperti e formatisi nel passato abbiano concordato con quanto scritto, sintomo di un cambiamento nel mondo del giornalismo che, soprattutto dall’interno, è stato notato da tutti. La polemica sui blogger non pagati all’Huffington Post ha fomentato la conversazione sulla crisi economica dell’informazione, ma nessuno pare conoscere la via per risolverla.
Comunque bando alle ciance: avevo promesso di svelare la soluzione personale trovata al problema del lavoro per chi ha come punto di forza l’italiano e ora mi appresto a spiegarla.
Lungi da me, nel primo articolo, dare la colpa della morte della figura del giornalista (nb: non del giornalismo) a internet. Come si può dare un risvolto così negativo a una tale innovazione?
A parte il giornalismo, internet ha cambiato il modo di stare sul mercato di tutte le aziende. Dalla catena di supermercati alla casa di moda, ogni settore dell’economia ha dovuto modificare il modo di relazionarsi col cliente. Avere un sito internet dai contenuti ben scritti, una pagina facebook aggiornata, un ufficio stampa veloce e di qualità sono diventate delle necessità primarie per tutte le ditte. Ed è proprio in questo campo che consiglio di entrare. Community manager, social media editor, digital pr e uffici stampa 2.0 puntano tutto sulla comunicazione diretta e ben fatta. Chi meglio di una persona che ha studiato giornalismo e ha fatto pratica in quel campo, sa usare la lingua italiana così bene da adattarsi ai differenti tipi di pubblico? È vero esistono lauree pertinenti per quei settori, ma la crisi è crisi e questo pezzo parla di come ottenere uno stipendio non di come vivere felici. I mestieri collegati ai nuovi media sono un ottimo modo per restare in sintonia con le proprie ambizioni e non mettere a riposo al cervello. Sono professioni creative che combaciano perfettamente con la voglia e le intenzioni di un aspirante giornalista. E non c’è da turarsi il naso: sono gli impieghi del futuro e sono ben retribuiti, lo stesso non si può più dire del giornalista. C’è da sfruttare il buco che l’esplosione di internet ha causato nelle aziende un tempo non avvezze alla comunicazione: l’ufficio stampa classico non basta più, servono persone in grado di twittare, di scrivere il blog aziendale e di redigere comunicati pronti per il sito online.
Per chi sognava di fare il giornalista non sarà nemmeno difficile: se vi avessero chiesto di scrivere un articolo sul nuovo disco di un artista lo avreste fatto, se vi chiederanno un post sulle storia della pasta per il blog della ditta dovrete scrivere e scovare informazioni allo stesso modo, come se fosse un pezzo per la stampa. Per chi è bravo a scrivere, e presumo che chi esce da una scuola di giornalismo (nda: non vi iscrivete) lo sia, questi nuovi compiti lavorativi saranno facili da mettere in atto e vi lasceranno molto tempo libero. Tempo libero da sfruttare per scrivere dei veri argomenti di vostro interesse su un blog personale o su un blog ospitato da un famoso giornale. In questo senso i blogger non pagati hanno senso di esistere: come hobby, come sfogo creativo per chi fa altro. E se col tempo avrete aggiornato con cura e precisione il vostro blog, state certi che quando la testata che lo ospita avrà un buco libero (cosa che rimarrà difficile, per i dubbiosi rileggere il primo pezzo) sicuramente penserà a voi. Ora, non cominciate a candidarvi per ruoli di architetti, account pubblicitari o fotografi: non bisogna esagerare e se comunicazione e giornalismo hanno un forte legame, non ve ne sono altrettanto forti con gli altri settori.
A ben pensare, questo post potrà dare fastidio a due tipi di persone: i puristi del giornalismo e i laureati nell’uso dei nuovi media.
Ai primi chiedo per favore di indicare l’albero da cui raccogliere i soldi per chi vuole mantenersi mentre continua a cercare posti di lavori nelle redazioni dei quotidiani, ai secondi dico che crisi uguale competizione e se qualcuno sa fare bene il proprio lavoro non deve temere nulla.