Blu Bologna

30 Aprile 2013

Salivo a piedi verso San Luca, seguendo il porticato, già uscendo dalla città, che stava già ai miei piedi, sulla destra. Per chi non è di Bologna, San Luca è un santuario, una chiesa in cima a un piccolo colle, cui solitamente si sale in pellegrinaggio quando sia ha necessità di riflettere, di smaltire qualche chilo, di consacrare un fioretto fatto per passare un esame, di pregare per qualcuno, o semplicemente di uscire dalla cappa bolognese... non solo d’inquinamento.

In venti minuti sei fuori, vedi alberi, valli, fiori e case meravigliose, senza macchina, fuori dalla città, fuori dalle ansie della giornata, dalle urla della famiglia, dal cemento, dal “vendesi/comprasi” o dal “cercasi/offresi” cittadino.

 

Di posti così a Bologna ce ne sono sempre meno, isole di libertà non forzata, in cui si può perder tempo con se stessi ma anche con gli altri, in cui capita di ascoltare lingue diverse e di comprendere scopi diversi, in cui lasciar spazio alla vista, notare i dettagli e le ampiezze, in cui ridimensionare le urgenze fino a poco prima considerate stringenti.

Non so se è la parola giusta ma mi viene da chiamarli spazi di sacralità.

Sì, a Bologna di spazi sacri ne sono rimasti pochi, pochissimi.

Oltre San Luca, suonerà forse un po’ strano quel che dico, l’XM24 è uno di questi: San Luca e XM24, perché no? Due posti da frequentare in libertà.

 

 

San Luca è un santuario, l’XM24 un centro sociale nato nel 2002 dal recupero di un fabbricato abbandonato dopo il trasferimento del mercato centrale ortofrutticolo che prima vi trovava vita. L’edificio è stato occupato, risistemato, attivato come luogo autogestito dedicato alla cultura a 360 gradi, dall’insegnamento della lingua italiana alla pratica dell’incisione, dalla sistemazione delle bici, ai dj set... un luogo libero, sacro, appunto, in cui discutere, divertirsi, creare, imparare, gli uni dagli altri. Perno dell’attività il mercato, ovviamente, sulla scia della sua originaria natura: un mercato a km zero che dà spazio ai coltivatori locali... ma non solo.

Fino a ieri quasi un orgoglio per la città, no problem, nessuno li caccia, ci mancherebbe, una realtà che nutre tanta vita... oggi però non più. No, ragazzi, qui sta per prendere vita un quartiere residenziale importante, lo sapevate, va adeguato il piano del traffico affinché questo quartiere sia collegato col centro, quest’area, la Bolognina, potrà finalmente diventare la nuova area cool, con affitti in rialzo (ma la gente non è in bolletta?), tutti i servizi sotto casa, la pista ciclabile, il parchetto dove fare jogging, l’asilo, il centro commerciale, il ristornante etnico... sicuramente potreste spostarvi da un’altra parte... qui è finito il gioco, ora si fa sul serio.

 

Già, perché funziona così, prima li diamo ai punkettoni alternativi, agli artistoidi, che ci controllano l’edificio, lo rimettono a nuovo, si autoproducono cose interessanti, portano gente dall’estero... poi, quando è ora, si vende! Perché? Perché quel che sa fare la nostra amministrazione oggi è batter cassa, vendere mq, palazzi, ex caserme, ex fabbriche, riscuotere affitti, imporne dei nuovi... L’XM24 è solo l’ultimo di una serie, quasi tutti i cinema hanno chiuso per diventare franchising senza che nessuno battesse ciglio, spazi di studio sono stati murati per evitare che si fumassero le canne, degli spazi indipendenti viene costantemente negoziata l’autonomia... sebbene forse non se ne accorgano.

Ma in fondo sì, ci potrebbe anche stare, potrebbe essere una politica. Ma cosa viene restituito? Dove si va a parare? Che politica è?

 

È una politica dove mancano le idee. Perché la buona vecchia Bologna su cui ancora fino a pochi anni fa riponevamo tante aspettative è davvero finita, non c’entra la destra o la sinistra a quanto pare, il problema è un altro, è la mancanza di idee, idee di sviluppo che diano orientamenti, creino innovazione, alimentino gli stimoli e vadano oltre il puro desiderio di affermazione del potere. I soldi c’entrano solo in parte, perché Bologna di risorse, anche non economiche, ne ha sempre avute, c’entra la voglia di fare le cose diversamente, di imparare le regole anche dei giochi degli altri... e invece quel che succede è proprio il contrario, siamo noi, cittadini, che ci adeguiamo al loro gioco, e il gioco che ci stanno insegnando è a chi conta di più, ovvero a chi ha più soldi e posizioni più importanti: nomine, dirigenze, esercizio costante di potere, sottomissioni, de-responsabilizzazioni, annientamenti... mors tua vita mea, ad ogni costo.

E questo è quel che ci viene poco a poco impresso.

 

 

Dunque, che importa se la qualità della nostra vita è peggiorata, se amici e parenti hanno smesso di venirci a trovare svenati dalle multe, se il ragazzo ventenne in divisa che siamo felici abbia un lavoro mentre chiediamo indicazioni ci fa la multa per la sosta in doppia fila, se invece che fuori da cinema e librerie storiche i ragazzi stanno in fila all’apple store, se un caffè al bar arriva a costarti un euro e venti, se le piste ciclabili finiscono sui vialoni, se smetti di andare al mercato in “piazza” per non sentirti un turista pirlone, se il tuo capo, figlio di papà, più giovane di te, si è comprato la laurea, se dottorati cinquantenni fanno ancora i power point a professori novantenni, se i trentenni al golf club discutono se è meglio Madonna di Campiglio o Cortina ma non sanno dov’è Sarzana, se c’è chi può fare una telefonata e chi deve mettersi in coda, se i ragazzi scalpitano in attesa della vertical session o della white sensation invece che all’uscita dell’ultimo album di una nuova band (quale, effettivamente?), se gli studenti usciti dal triennio di filosofia non sanno chi è Morandi, Giorgio, non Gianni, se i nostri freezer sono pieni di quattrosaltinpadella da scaldare al microonde e mangiare davanti alla serie televisiva del mercoledì sera... ?

 

Che importa? A chi importa? A loro, a chi sta al potere, sì, a loro va bene così, nel piccolo della nostra città... nel piccolo di ogni relazione, tutto ciò si alimenta nel piccolo di ogni dialogo o non dialogo, di ogni scelta o non scelta. Tutto ciò si alimenta educando all’indifferenza verso l’altro e il suo pensiero, alla mancanza di rispetto, al disinteresse e anzi all’indipendenza dall'altro, alla diffidenza, alla difesa.

Ecco che ti senti preso in giro, che te la prendi con chi esegue gli ordini dall’alto, con chi cerca di arrangiarsi come può, con chi si veste in un certo modo, con chi ha i cani, con chi ha le pellicce, con chi cerca di stare dalla parte di chi conta, con chi finge, con chi ti mente, con chi ti frega... tu, contro di lui, e lui chi è? Nient'altro che un comune cittadino come te, magari un tuo collega, un tuo vicino di casa, un tuo parente...

 

Io non capisco molto di politica, anzi la detesto profondamente, non ne capisco il linguaggio, le parole mi suonano vuote, senza contenuto, inutili, non riesco a farne tesoro, ma qui non stiamo parlando di politica, ma di strategie di dominio che si vedono, si sentono, mentre trasformano il nostro paesaggio, visivo, urbanistico, umano.

Per chi come me non ha voglia o strumenti per capire che sta succedendo lassù, in alto, nelle stanze del potere, ancora una volta ci ha pensato l’arte, ci ha pensato Blu, con un dipinto, un’immagine, proprio come succedeva nel medioevo in chiesa quando la pala d’altare ammoniva e istruiva i fedeli sulle cose del mondo.

 

Blu si è preso il muro dell’XM 24 proprio quando il Comune ha dichiarato la demolizione e ci ha disegnato sopra. Diciamo pure dipinto, perché quel lavoro è durato oltre un mese, otto metri per otto, dettaglio per dettaglio, segno dopo segno, pennellata dopo spazzolata.

E già questo basterebbe come messaggio: il fare e basta, senza tanti indugi, senza troppe parole.

L’arte d’altra parte è così. È l’arte a prendersi la briga. Quella stessa arte che viene chiamata in causa quando c’è da risolvere qualcosa, quando non ci sono soldi, quando diventa troppo faticoso... l’arte non si risparmia, non calcola, non teme (e parlo di arte come scelta, di lettura, interpretazione, contraddizione della realtà). E Blu è un artista, per chi non lo conoscesse (beh, per chi non lo conosce è il caso che si vada a guardare il sito blublu.org, essendo tra i più grandi autori del nostro secolo... senza firma però, perché la sua arte non si mette in casa né ha un’istanza economica, forse politica e certamente artistica), formatosi a Bologna ma ormai dovunque, nel senso che agisce e vive ovunque, è un cittadino del mondo. Sì, lui lo è. Lui disegna sui muri, nei cortili, dentro ai tubi, disegna l’uomo. Sì, semplice, disegna l’uomo nel suo fare e disfare, nel suo trasformarsi, nel suo essere in lotta con la natura, nelle sue ossessioni, nelle sue follie: un uomo che funge da specchio a chi lo guarda, un uomo sproporzionato, spesso goffo, stupido, a disagio, che fa fatica a controllare il suo corpo o che giganteggia baldanzoso. L’uomo, il suo essere eroe, vittima, carnefice, procreatore di se stesso e del suo ambiente, il suo auto-riferirsi, la sua bramosia di conoscenza, il suo costante fallimento, il suo precipitare, il suo essere paradossale, il suo essere massa, robot...

 

Su quel muro dell’XM24 Blu è come se ci si fosse immolato per raccontarci Bologna, oggi, lui che ormai la vede da fuori. Le due torri ci sono, le mura di cinta, il sindaco, le bici, la mortadella... ci sono tutti gli elementi d’hoc nel suo murales, ma non è precisamente la cartolina che siamo abituati a vedere su google, o a leggere sui giornali. Anche chi non ha gli strumenti per riconoscere tutto e tutti (per questo suggerisco magari di andarselo a vedere dal vivo e di ascoltarsi la presentazione che ne ha fatto Wu Ming), chi non è di qui, chi non ha letto Il Signore degli anelli, chi non ha visto Guerre Stellari, chi non sa chi è Uilli, o non vede nel centro sociale Atlantide che una porta delle mura cittadine, chi non sa che gli animali della bandiera dell’XM24 sono un cane, un piccione, un topo, beh, chiunque, proprio chiunque, di certo, una cosa la capisce: siamo in guerra.

Già. “Occupy Mordor” ci dice di una Bologna in guerra. La dichiarazione è sancita, questo muro dipinto la sancisce, qualora qualcuno non se ne fosse accorto. E non si tratta della politica, della destra e della sinistra, della religione, sono i cittadini ad essere in guerra, gli uni contro gli altri.

 

Bologna brucia (è questo il nome del festival dedicato a tutti gli spazi occupati in città), brucia di odio e tensione malsani, brucia di invidia, di diffidenza, Bologna fa paura, è una città che, oggi, fa paura. Si respira ansia, preoccupazione, delirio, la gente parla e teme il fallimento, economico ma, peggio ancora, personale: o sei dentro o sei fuori. La lotta che racconta Blu d’altra parte è proprio questa: tra chi è dentro le mura e chi è fuori... la gita fuori porta, oltre le mura? E chi ci pensa più, ora occorre barricarsi, tirare fuori armi e bagagli contro tutto e tutti. La lotta è tra chi vuole arricchirsi e comandare e farlo vedere, e chi ha altre priorità, come inventare software, imparare a coltivare, divertirsi, comunicare, ricavarsi spazi di creazione e ricreazione, spazi di sacralità... qualcosa come coltivare le proprie idee, senza timore, magari anche senza finalità?

 

Ma a ben guardare lo spettro si allarga: sul murales i cittadini non sono solo bolognesi, sono cittadini contro cittadini in ogni città, in ogni regione: troviamo sigle, segni, riferimenti troppo chiari per non parlare a tutti... No VAT, No TAV, l’estintore di Giuliani al G8, i libri scudo dei Books Bloc, gli a/i (autistici inventati), la (((i))) di indymedia, combattono contro casse e cassieri, forconi, caschi e scudi corazzati, ruspe, camion. Burattini contro ciclisti, mortadelle contro cocomeri, controllori contro controllati, banchieri contro ravers... gli uni contro gli altri, l’uno contro l’altro, all’insegna dell’individualismo e della legge del guadagno... all’insegna della paura, quella paura che non fa che arricchire psicologi, osteopati, becchini...

 

Quand’è successa questa roba? Chiediamocelo, per cortesia, chiedetevelo per cortesia... adesso, appena uscite e incontrate qualcuno, cercate di non odiarlo perché ha la giacca più bella della vostra, perché ricopre una carica più alta, perché vi ha attraversato la strada inaspettatamente, perché il suo cane ha pisciato sulla gomma della vostra auto, perché è lento a riempire le buste al supermercato... non rendiamoci stupidi, non rinunciamo al nostro pensiero di uomini, al nostro corpo di animali sociali, al potere delle nostre idee.

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