cheFare: 500 progetti per la cultura

Un anno fa a doppiozero (sito, rivista ed editore digitale, incubatore culturale) ci siamo chiesti: cosa possiamo fare di molto pratico per contrastare il senso d’immobilità che la crisi economica ha portato nel mondo della cultura in Italia? La risposta è stata cheFare: un premio di 100.000 euro assegnato a un progetto di innovazione culturale con un impatto sociale significativo.

 

Pensavamo di ricevere al massimo un centinaio di risposte, e di vagliare un numero anche minore di progetti. Ne sono arrivati oltre 500. L’idea da cui siamo partiti è che le risposte possibili al senso di smarrimento prodotto dai continui tagli ai finanziamenti per la cultura fossero già presenti nelle realtà che agiscono nell’ambito culturale: centri, fondazioni, università, privati, cooperative, realtà non-profit, associazioni. Il problema era piuttosto come far emergere queste realtà già attive sul territorio e dar loro una mano per elaborare un progetto concreto.

 

Abbiamo realizzato un network di partner all’altezza di questo scopo – Avanzi, Fondazione Ahref, Make a Cube, Tafter, Eppela, Meet the Media Guru, Domenica del Sole24ore – e siamo passati all’azione lanciando un concorso rivolto a quelle realtà che quotidianamente operano in questo ambito nonostante la parola d’ordine: “con la cultura non si mangia”.

 

Per farlo ci siamo serviti in modo nuovo delle opportunità comunicative di internet e dei social network. In questo senso cheFare, oltre che essere un premio, è anche un laboratorio che ha come obiettivo quello di rimettere in discussione il modo con cui si progetta e si comunica la cultura. Perciò i canali dei social network (la Fan page di Facebook PremiocheFare e l’account Twitter @che_fare) sono diventati uno strumento innovativo nella gestione dei rapporti con la comunità dei progettisti, e più in generale con tutti coloro che sono interessati ai temi dell’innovazione culturale, del crowdfunding, dello storytelling e della cultura aperta e libera. Abbiamo usato i social network non come vetrine, ma come dei veri e propri mini-blog, dove, invece di limitarci a pubblicare contenuti strettamente tecnici o auto promozionali, abbiamo creato un palinsesto culturale ad ampio spettro al fine di accompagnare gli utenti lungo tutta la giornata postando contributi italiani e stranieri, articoli, link, riflessioni, recensioni.

 

Alla fine il bando si è chiuso il 3 novembre recandoci via email un numero inaspettato di progetti. Al nostro appello ha risposto una folla composita e sorprendente: gruppi di base che operano nei quartieri, nelle scuole e nelle biblioteche, star-up tecnologiche, agenzie di comunicazione e promozione territoriale, case editrici, gruppi teatrali, musei, gallerie d’arte, fondazioni storiche, grandi Ong, università. Una mappa variegata di chi opera concretamente nel nostro Paese intorno ai temi culturali.

 

Sapremo solo il 19 novembre, dopo lo scrutinio da parte di un gruppo di esperti, quali saranno i 40 progetti che verranno pubblicati sul nostro sito per essere votati dal pubblico. Sarà l’inizio di una seconda fase di selezione che porterà i 5 progetti con più voti ad essere vagliati da una giuria, composta da: Paola Dubini, Andrea Bajani, Gianfranco Marrone, Roberto Casati ed Armando Massarenti.

 

Ora come ora non siamo in grado di dire che tipo di progetto arriverà alla fine del percorso di selezione; molto dipenderà dalla “folla intelligente” dei lettori. Possiamo solo anticipare che le proposte riguardano quasi ogni ambito culturale concepibile: stiamo valutando piattaforme online per la realizzazione di documentari e film, ma anche nuovi modi di produzione e fruizione artistica e culturale, app editoriali e nuovi sistemi per la valorizzazione dei beni culturali, e altro ancora.

 

Quello che è certo, è che non potevamo sperare in un segnale migliore: c’è tanta intelligenza al lavoro per il futuro. Oggi, in Italia.

 

 

Questo articolo è uscito su Domenica de Il Sole 24 Ore dell'11 novembre 2012.

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