Pietro Rigolo. Immergersi nel luogo prescelto

13 Giugno 2013

Un nuovo ebook da oggi disponibile nella libreria di doppiozero e su Amazon.

 

Se la vicenda dell’arte della seconda metà del Novecento è inseparabile dalla storia delle mostre e dalla loro decisiva rilevanza nel discorso critico e teorico, l’attività curatoriale di Harald Szeemann va considerata come uno dei suoi risultati più significativi. Forse nessuno ha offerto un contributo più originale e innovativo alla pratica espositiva negli ultimi decenni.

 

Negli anni seguiti alla sua morte nel 2005, diversi studi hanno contribuito a ricostruire le tappe della sua carriera e l’evoluzione del suo “metodo”, mettendo in luce il suo ruolo fondamentale nell’affermazione di una figura, quella del curatore indipendente, che ha acquistato una posizione del tutto nuova, tanto influente quanto controversa, all’interno del “sistema dell’arte”.


L’esposizione diviene con Szeemann un vero e proprio dispositivo, in cui ogni elemento viene posto in relazione con un disegno al tempo stesso altamente personale e criticamente produttivo, capace cioè di proporre interpretazioni alternative, impreviste o eretiche, insieme a vere e proprie epifanie di significato. Così concepita, l’esposizione diviene un medium vero e proprio che si presta a sua volta ad essere criticato e decostruito.


Il libro di Pietro Rigolo ripercorre la dimensione meno nota dell'attività di Szeemann, vale a dire le mostre realizzate a partire dalla fine degli anni Settanta nel Canton Ticino. Con sottigliezza filologica, Rigolo ne ricostruisce la trama di ricerche, idee, scoperte, progetti e collaborazioni, in un percorso che dalle manifestazioni più importanti, come Monte Verità (1978), dedicato al complesso di esperienze che avevano preso dimora sulla collina vicino ad Ascona nei primi tre decenni del XX secolo, giunge agli allestimenti, spesso di piccole dimensioni, realizzati negli spazi più diversi, dalla casa-tempio Elisarion a Minusio (1981), al Museo della Madonna del Sasso a Orselina (1982) al Museo comico a Verscio (2000).

 

La singolare ricchezza della visione di Szeemann è testimoniata dal suo sterminato archivio, vera e propria incarnazione della vastità e capillarità dei suoi interessi, già raccolto in una vecchia manifattura, la “Fabbrica Rosa” a Maggia, vicino Locarno, e ora in via di catalogazione presso il Getty Research Institute che lo ha acquisito nel 2011.

 

Questo saggio offre la possibilità di rileggere dall’interno, con un sostanzioso apporto di documenti e testimonianze inedite, la traiettoria creativa di Szeemann, di ricostruire i suoi riferimenti culturali e gli obiettivi, spesso non facili da decifrare, del suo lavoro. Al di là del suo stesso ruolo fondativo della figura dell’exhibition maker, come lui stesso preferiva definirsi, l’opera e la biografia intellettuale di Szeemann si sono in effetti alimentate di interessi originali e anticonvenzionali, come quelli per le forme d’arte popolari, per l’art brute gli artisti marginali, per i diversi filoni delle tendenze spiritualiste e comunitarie.

 

Come il suo grande contemporaneo e compagno di strada Joseph Beuys, Szeemann ha compreso quanto la fine della spinta utopica del modernismo e il fallimento delle sue promesse di emancipazione abbiano reso la pratica dell’arte più vulnerabile, traendo da questa cognizione una spinta a riaffermarne costantemente l’importanza e a definirne nuove e più ampie possibilità di azione.

 

Dalla prefazione di Stefano Chiodi


 

Pietro Rigolo ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane - Università degli Studi di Siena nel 2011. È stato collaboratore alla didattica presso l’Università IUAV di Venezia (2007-2012), e attualmente lavora alla catalogazione dell’archivio Szeemann presso il Getty Research Institute di Los Angeles.

 

Indice

Prefazione di Stefano Chiodi

Introduzione

Parte I Harald Szeemann a Locarno
I Musei di monte Verità
L’Elisarion a Minusio (1981)
La casa del Padre Museo della Madonna del Sasso a Orselina (1982)
Alcune mostre presso il Museo comunale d’arte moderna di Ascona (1986-1992)
Il Museo comico presso il teatro Dimitri a Verscio (2000)

Parte II di/su/per/con Harald Szeemann: alcune ossessioni
L’uomo, il professionista, il personaggio e la costruzione del proprio mito
Verso l’Opera d’arte totale
Culto dell’io, storia delle intenzioni e necessità interiore
Utopia e riforma della vita
Un metodo astorico e antiaccademico
“Infondere nell’umanità calore e una nuova luce spirituale”:alcune considerazioni su Joseph Beuys
Forme alternative di spiritualità e influssi junghiani

Conclusioni
Il Museo delle ossessioni in riva al lago
 
Bibliografia

 

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