Speciale

Il Camminante

3 Agosto 2011

Camminare vuole essere uno spazio aperto capace di descrivere, accogliendo i più diversi materiali, le emozioni, il paesaggio, l’atto fisico, gli incontri connessi con il vagabondare e l’andare a zonzo. Inviate i vostri pezzi a camminare@doppiozero.com (massimo 3000 battute)

 

Nel “Camminante” si sta due ore su un sentiero ombroso che sale verso monte. Si procede per un paio di chilometri verso uno sperone di roccia scampato alla dinamite degli estrattori di granito e alle bulinate degli scalpellini che fino a 50 anni fa si ammalavano di silicosi per levigare e scolpire in forma di tubi, di architravi, di colonne, di cordoli, di lastre, la pietra bianca picchiettata di nero che la montagna teneva in seno; pregiata pietra che girava il mondo e lastricava anche le strade di una città come New York, per esempio. Poi è arrivato il cemento, e poi l'asfalto; così lo sperone in perpetua trasformazione ha assunto quella forma di onda congelata nel vuoto sopra il lago, e il santuario della Madonna del Sasso che lo sovrasta ha smesso di tremare e di scuotersi, rischiando di precipitare ad ogni momento nelle acque sottostanti. Ai piedi dello sperone, e anche intorno alla piccola radura che che vi si adagia, si vedono accatastati l'uno sull'altro, in ripida pendenza verso il paese, enormi massi di forma regolare che si sono come fermati di colpo, un giorno, ad ascoltare l'improvviso e definitivo silenzio seguito all'ultima esplosione della polvere nera, all'ultimo rombo delle frane scese a valle dalla montagna spaccata e sbriciolata, all'ultimo grido che avverte i lavoratori del cessato pericolo. Ora il silenzio si è fatto più profondo perché esaltato dai mille suoni che la foresta cresciuta sopra i resti dell'attività estrattiva emette frusciando e suonando. E lì in mezzo, ben oltre il tramonto di un'afosa e semipiovosa giornata di luglio, ci siamo noi: quattro attori, una regista e un pugno di settanta spettatori, sospesi nel silenzio e nell'immobilità che precede l'applauso. Siamo all'ultima scena dello spettacolo IL CAMMINANTE di Teatro delle Selve e 'O Thiasos TeatroNatura, regia e drammaturgia di Sista Bramini, da un'idea e progetto di Franco Acquaviva, con Franco Acquaviva, Camilla Dell'Agnola, Anna Olivero, Carla Taglietti. Una due ore di inerpicata solitudine collettiva che si rispecchia nelle scene, nella rete drammaturgica e spettacolare che attori e regista hanno tramato per settimane lì, in quel luogo, provando, per restituire al pubblico il senso di un rischio non fisico, ma d'anima, del teatro. Camminare qui non è solo l'atto fisico del transitare da un punto ad un altro della montagna, è un livello della drammaturgia e un rimando alla storia del camminare come pratica eretica, che si è sempre situata ai limiti delle società costituite. Livello drammaturgico che si manifesta nella vicenda del personaggio chiave dello spettacolo – Julo - che scappa e corre e cammina per anni alla ricerca della vita perduta, di una riconciliazione, dopo un tremendo parricido e matricidio di cui è stato invasato autore, e i cui molteplici segni premonitori rintoccano con la fatalità del destino e la forza perturbante del mito lungo tutto il corso della vicenda. Quel camminare degli attori è un rimando alla vita sempre sulla soglia tra legale e illegale, dei Camminanti. Uomini e donne che vivono sulla propria pelle il contrasto tra libertà nel tempo e nello spazio – gioiosa e desolata - e vita regolata con le sue strutture di prigionia. La vita dei Camminanti della Bassa Novarese tra risaie e fattorie. Figure nomadi, di liberi pensatori, che praticavano il libero amore e vagavano da un territorio ad un altro suonando, cantando, divulgando le nuove idee socialiste agli albori del secolo XX, campando di piccoli furti ai danni dei grandi proprietari terrieri, ma mai di rapine indifferenziate o sanguinose. E il camminare degli spettatori? Un esercizio di silenzio; di forma e sostanza della camminata; di ascolto simultaneo e di attivazione cinestetica di tutti i sensi. Un camminare multisensoriale, in cui la chiacchiera da passeggiata scompare naturalmente, e viene sostituita da quello stato sospeso e inquieto - chiamato incanto, imatonia - che il  bosco e il sentiero, così plasmati teatralmente, suscitano negli spettatori. 

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