Speciale
In cerca di Elsa Morante
Parlare solo attraverso le proprie opere è stato, per Elsa Morante, un imperativo categorico rispettato fino alla fine. Per questo realizzare un documentario di repertorio storico su di lei è stato molto difficile. Tutti gli scrittori della sua generazione, i più noti almeno, i suoi amici senza dubbio, hanno fatto della presenza televisiva una parte fondamentale non solo della loro attività di intellettuali pubblici ma anche della propria riconoscibilità.
Elsa Morante no. In televisione non c’è mai voluta stare. Anche le sue apparizioni pre-televisive sono poca cosa anche se molto interessanti per disegnare il jet set letterario degli anni Cinquanta.
Ma se si fa eccezione per alcuni cinegiornali conservati presso l’Archivio Luce che raccontano Elsa Morante tra la vittoria del premio Viareggio (1948) e quella dello Strega (1957), possiamo constatare senza tema d'essere smentiti che dopo non c’è più niente.
Neppure dopo l’uscita di La storia, quindi dopo il 1974, le cose cambiano, anzi si fa più evidente l’assenza di Morante che non interviene neppure quando si parla della sua opera.
Questa assenza ci racconta uno dei tratti caratteriali e ideologici più caratteristici di Morante: la scrittrice decide di scomparire dalla radiotelevisione di cui non si fida in quanto simbolo, metonimia, di quella società dello spettacolo che detesta, sempre di più mano a mano che si rivela quanto sia impossibile farne parte in modo critico.
Di questo Morante si rende conto molto presto, scrivendo recensioni cinematografiche per la radio. Il 20 novembre 1951, il quotidiano comunista «L’Unità» pubblica un’intervista alla scrittrice. La Rai, accusa Morante, avrebbe censurato la sua nota al film Senza bandiera di Lionello De Felice, un film di spionaggio piuttosto scadente e retorico.
Il problema è che il film è stato prodotto da Luigi Freddi, ex patron della cinematografia fascista, molto vicino al neoeletto presidente della RAI Cristiano Ridomi: una recensione negativa non è prevista. Ma questo episodio non basta per spiegare l’assenza dall’etere e dagli schermi degli anni a venire. Negli anni Sessanta la critica al fariseismo del mondo dello spettacolo si farà più radicale e definitiva soprattutto dopo la collaborazione alla realizzazione di Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini.
Sappiamo che l’amico le chiederà di scegliere le musiche del film ma guardando le fotografie del set (una fonte preziosissima conservata presso la Cineteca di Bologna) è davvero difficile definire i limiti del suo contributo. La scrittrice parla con gli attori, è sempre accanto al regista dietro la cinepresa, il suo ruolo sembra andare ben oltre quello pur prezioso del consulente musicale.
Note le frizioni che seguiranno proprio in seguito a questa esperienza e le critiche di Morante allo star system che Pasolini invece incarna perfettamente nella sua contraddittorietà.
Questo non significa che Elsa Morante si ritiri dal suo tempo e non intervenga sulle cose che stanno a cuore. Lo fa sui giornali. Nel documentario ho cercato di riportare alcune di queste sue prese di posizione. Non abbiamo lei ma abbiamo le sue parole. Interviene, per esempio, sulla violenza, simboleggiata dall’atomica, tema di grande attualità nei primi anni Sessanta quando Einaudi pubblica La coscienza al bando. Il carteggio del pilota di Hiroshima Claude Eatherly e di Gunther Anders (1961) un libro che segna una generazione e apre la strada al pacifismo come movimento politico degli anni a venire.
Su questo tema Elsa Morante decide di tenere la sua lezione quando viene invitata da Irma Antonetto e dall’Associazione culturale italiana per un ciclo di conferenze che hanno luogo a Milano Torino Roma e Napoli.
Ho trovato la registrazione integrale dell’intervento di Morante a Torino presso gli archivi della Radio della Svizzera Italiana. Un documento inedito fino al mio rinvenimento e preziosissimo che ci restituisce non solo la voce della scrittrice, che abbiamo anche nel discorso di ringraziamento per lo Strega del 1957, ma soprattutto la sua lettura di un testo che lei stessa ha scritto. Il tono è spiccio, non sono abituata a parlare in pubblico, dice, e infatti l’incontro finirà malissimo, con un litigio con il pubblico.
Ho sentito dire che qualcuno, al sapere in anticipo l'argomento da me scelto, ha mostrato una certa perplessità: come se, da parte mia, questa fosse una scelta, diciamo, curiosa. Invece, a me sembra evidente che nessun argomento, oggi, interessa, come questo, da vicino, ogni scrittore. A meno che non si vogliano confondere gli scrittori coi letterati: per i quali, come si sa, il solo argomento importante è, e sempre è stata, la letteratura; ma allora devo avvertirvi subito che nel mio vocabolario abituale, lo scrittore (che vuol dire prima di tutto, fra l'altro, poeta), è il contrario del letterato. Anzi, una delle possibili definizioni giuste di scrittore, per me sarebbe addirittura la seguente: un uomo a cui sta a cuore tutto quanto accade, fuorché la letteratura. Allora non c'è dubbio che il fatto più importante che oggi accade, e che nessuno può ignorare, è questo: noi, abitanti delle nazioni civili nel secolo Ventesimo, viviamo nell'era atomica.
Elsa Morante interviene anche sul più controverso caso di cronaca dei suoi tempi: il processo Braibanti. Il caso Braibanti è uno dei casi più celebri dei tardi anni Sessanta: l’artista e autore teatrale viene accusato di plagio nei confronti di uno studente maggiorenne e per questo condannato a 11 anni di carcere. Il 17 luglio 1968 appare su «Paese sera», la veemente accusa di Elsa Morante.
Mi rivolgo alle Signorie Vostre dopo aver assistito ad alcune udienze del processo Braibanti, ora concluso. E in proposito scusate se approfitto subito dell’occasione per pregare, di qui, tutti gli Italiani di buona volontà – a esempio quelli che tante volte sono accorsi a manifestare contro la guerra in Vietnam – di recarsi talvolta anche nei nostri tribunali. Conosceranno così quanti Vietnam, nel nostro stesso territorio italiano, aspettano ancora una liberazione. Quanto a me che qui mi rivolgo alle Signorie vostre (in proposito, devo ancora presentarmi: mi chiamo Morante Elsa. Italiana. Di professione poeta), io ignoravo che il libero insegnamento delle proprie idee si configurasse nella nostra Repubblica, in un reato.
Ma Elsa Morante va oltre e nomina in questa lettera la parola che nessuno osa pronunciare: omosessualità. Se Braibanti è stato condannato infatti il motivo non è certo il plagio ma la sua dichiarata omosessualità.
Il premio Nobel André Gide, uno dei numerosi omosessuali che si sono altamente distinti nella storia della civiltà e della cultura, fra i quali mi limito qui a ricordare solo un altro: Michelangelo Buonarroti noto anche in Italia, specialmente nella sua effigie che è stampata in miliardi di copie sulle nostre banconote da diecimila lire a corso legale, ebbe una volta occasione di dichiarare che fra le più nobili qualità delle opere culturali e poetiche si dà sempre quella precipua di inquietare le menti giovanili.
Del resto, che le menti giovanili siano inquiete senza bisogno dei poeti, è la storia stessa a dimostrarlo. È scoppiato il Sessantotto, in Italia e nel mondo.
Elsa Morante lo osserva partecipe, e, a differenza del suo amico Pasolini, si schiera subito dalla parte dei giovani che scendono in piazza e che chiama “i felici pochi". A questa gioventù, infatti, Elsa Morante dedica il suo poema Il mondo salvato dai ragazzini (1968, Einaudi). Su questo gli archivi RAI conservano una bellissima lettura dell’amica regista Liliana Cavani che ho scelto di riportare in parte insieme all’intervista a Patrizia Cavalli, una fonte più nota ma che vale la pena continuare a guardare e ascoltare.
L’ho già accennato: nemmeno quando esce il romanzo La Storia, Elsa Morante partecipa al dibattito su di lei che la RAI organizza con i lettori e in studio dove sono, invece, Enzo Siciliano e Cesare Garboli:
Elsa Morante e La Storia, credo che detto questo la conversazione di stasera non ha bisogno di preliminari presentazioni… Ma Elsa Morante non è qui, devo dire che con Francesca Sanvitale non possiamo che rammaricarci di questa assenza ma Elsa Morante sono anni che si rifiuta a interviste di giornalisti sui mass media. C’è però Cesare Garboli.
Garboli: Purtroppo non sono Elsa Morante…
Siciliano: Chiederò allora a Garboli un ritratto di lei… Dello scrittore e della persona.
Garboli: Dello scrittore sarebbe troppo complesso, della persona… Elsa Morante è una forte emotività sposata a una struttura robustamente razionale. (…) Ma preferirei parlare del romanzo e non della sua persona.
Siciliano: Un polverone, lo sai anche tu, certo … si è arrivati persino a teorizzare che non esista legame tra qualità e successo. Tu che ne dici di questo polverone?
Garboli: Io ho ascoltato tanti giudizi sul romanzo della Morante e vorrei far parlare la Morante. Nella Storia c’è un personaggio, un intellettuale Davide Segre, un intellettuale anarchico e di estrazione borghese che per fare questa esperienza entra in fabbrica a lavorarvi come operaio ... «D’un tratto bruciante come una frustrata gli guizzò nella testa quest’unico pensiero spaventoso: finché degli uomini o anche un solo uomo sulla terra sia forzato a una simile esistenza, discorrere di libertà e bellezza e rivoluzione è impostura». Io non credo che questo sia vendere disperazione ma sia proporre speranza….
Elsa Morante si ritrae, ancora una volta, di fronte alle critiche che giungono non del tutto inattese. Sa bene di non avere un punto di vista conciliabile con la forte spinta politica che anima anche alcuni fra i suoi amici più cari. Discute proprio su questo con Goffredo Fofi:
Caro Goffredo, quanto ti ammiro e ti stimo e ti invidio (con amore) per questa tua santa fede e fiducia nella storia. Ma a me la Storia in certi momenti (come adesso) fa solo paura.
Sandro Penna chiude il suo libro (ti ricordi) con la mosca impigliata nel miele. Ora a me in questi giorni la storia pare un ragno e che il mio libro, tutti i miei libri dico, dovevano forse finire così.
La violenza sembra avvolgere di nuovo la società italiana. Il 1974, l’anno di La Storia, è anche l’anno di due terribili stragi, la strage di piazza della Loggia il 28 maggio e la strage dell’Italicus, il 4 agosto.
La realtà pare dare ragione più a Elsa Morante che ai suoi critici. Non sono tempi di utopie. Tocca stare con gli occhi ben piantati di fronte a sé, nel presente e fare il possibile per non rimanere invischiati, come i protagonisti del suo romanzo, come mosche nel miele della Storia. Come dice Cesare Garboli nel dibattito televisivo già citato:
Ho l’impressione che la cultura italiana sia ideologicamente impreparata, sia stata colta di sorpresa da questo romanzo, capisco che il romanzo è irritante e scandaloso, ma ho l’impressione si fatichi a capirlo. Io ho questa impressione: La Storia della Morante è un romanzo contro la violenza. Contro la violenza delle istituzioni che è in certo modo codificata dal sistema. Noi viviamo sotto violenza, le istituzioni fanno violenza alla vita.
Per questa difficoltà nel reperire fonti visive il mio documentario ha attinto a lettere, articoli, fotografie (quelle conservate da Patrizia Cavalli e messe a mia disposizione dagli eredi Carlo Cecchi e Daniele Morante). Per questo alla fine l’ho intitolato In cerca di Elsa Morante, perché è la storia di una ricerca che prende le mosse dal suo studio ricostruito presso la Biblioteca nazionale centrale alle memorie dei suoi amici, come Goffredo Fofi, alle parole di chi l’ha conosciuta conservate negli archivi della RAI: Alberto Moravia, Bernardo Bertolucci, oltre ai già citati.
Un ultimo disperato tentativo di trovare tracce del suo volto oltreché della sua voce l’ho compiuto guardando tutti i documenti di archivio dove erano presenti, fra il 1954 e il 1975, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini.
Non è raro infatti che nell’archiviazione sfuggano alcuni personaggi se non sono i protagonisti dell’evento che si sta descrivendo: così, grazie a una tenace pazienza, ho trovato un’immagine mai più vista dopo la messa in onda nel 1963.
Ci sono Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini seduti uno accanto all’altra, lei ha i capelli raccolti in un fazzoletto, come l’abbiamo vista in tante fotografie, sorridono e scherzano tra di loro. Un frammento prezioso che racconta uno dei momenti luminosi della storia di questa amicizia.
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In occasione dei 50 anni dalla prima pubblicazione del romanzo La Storia di Elsa Morante nel 1974, Biblioteche di Roma e doppiozero propongono dal 24 settembre al 17 dicembre 2024 una nuova rassegna Alfabeto Morante, Lezioni in biblioteca dedicata a una delle autrici più significative del Novecento.
Martedì 17 dicembre ore 11.00 Biblioteca Guglielmo Marconi.
Elsa Morante: un documentario con Vanessa Roghi.