L’amica geniale a fumetti
Una ragazza mora, con indosso un vestitino chiaro, seduta sul letto in camera sua, scalza, guarda un rametto di sorbe che ha appena appeso a un chiodo vicino alla finestra. È una vignetta di un fumetto, ma potrebbe reggere benissimo come illustrazione singola, e anche come dipinto, per la tecnica utilizzata. Il fumetto è l’adattamento di L’amica geniale di Elena Ferrante, da poco pubblicato da Coconino Press, con Chiara Lagani ai testi e Mara Cerri ai disegni. La vignetta è quella di cui Chiara Lagani ha già parlato proprio qui su Doppiozero, nel suo diario, svelando un particolare del dietro le quinte di questo lavoro. Credo sia molto rappresentativa, questa vignetta.
Nel romanzo la narrazione si ferma un attimo prima: la scena è raccontata da Lenù, che dalla sua finestra vede l’amica Lila appendere a un chiodo le sorbe, appena ricevute in dono da un ragazzo, e per un attimo Lenù aveva creduto potessero essere sue. Tutto è visto e raccontato dal punto di vista di Lenù. E se ho controllato bene, nella serie tv questa scena nemmeno c’è. Invece il fumetto ci porta dentro la stanza di Lila. Con un leggero smarcamento dal testo originale, vediamo per un attimo le cose dal suo punto di vista. “Potrei sostare un giorno intero, penso, su quest’immagine”, aveva scritto Chiara nel suo diario. Credo sia perché il disegno di Mara esprime una sensazione universale, che va al di là della storia che si sta raccontando: quella disegnata potrebbe essere una qualunque ragazzina alle prese con i primi contraddittori, timidi, ingarbugliati corteggiamenti maschili.
La versione in forma di graphic novel di L’amica geniale dà il meglio di sé in momenti come questo, che non sono rari nel libro. È un bel risultato se si pensa che per le due autrici si tratta di un debutto con questa forma espressiva. L’idea è nata su proposta dell’editore, che ha messo insieme due artiste provenienti da mondi diversi, ma a loro volta legate da un’amicizia. Entrambe avevano già lavorato su materiale di Elena Ferrante.
Chiara Lagani per la compagnia Fanny & Alexander ha già portato sul palcoscenico lo spettacolo Storia di un’amicizia, ispirato storia di Elena Greco (Lenù) e Raffaella Cerullo (Lila). Mara Cerri, illustratrice, animatrice, ha invece illustrato il racconto per ragazzi La spiaggia di notte (Edizioni e/o, 2007). A supervisionare il lavoro, Davide Reviati, uno degli autori di fumetti più interessanti del panorama italiano, abituato ad avere a che fare con narrazioni lunghe, lunghissime, e complesse (come nei suoi fumetti Morti di sonno e Sputa tre volte, entrambi editi da Coconino Press).
Si sa che ogni adattamento, per essere davvero fedele, non deve aver paura di tradire l’originale. Qui le due autrici sono riuscite a racchiudere tutta la vicenda raccontata nel primo volume della tetralogia di Elena Ferrante in circa 250 tavole a fumetti: tavole che hanno una gabbia semplice, quadrata, spesso su due sole vignette, e diversi disegni a tutta pagina o a doppia pagina.
Molte scene e personaggi per forza di cose sono assenti, ma il testo, asciugato e assottigliato, riesce a restituirci l’amicizia tra Lila e Lenù in maniera completa, comprensibile tra l’altro anche per chi non ha mai letto il romanzo. Rispetto alla versione televisiva, ritorna la voce narrante della Lenù adulta, e di conseguenza torna anche la lingua italiana usata nel romanzo, con brevissime incursioni nel dialetto. Questo lavoro di sottrazione sul testo lascia al disegno il compito di guidare i lettori: così spesso i pennelli di Mara Cerri dilatano il racconto e le atmosfere, andando anche oltre quello che si può leggere nel romanzo originale.
Le due autrici non hanno timore di riempire le pagine di colori e di silenzi. E forse è tutto qui il segreto di questo lavoro ben riuscito. Di certo Chiara Lagani ha portato nel fumetto molte lezioni apprese in teatro – ad esempio, rispettare i momenti di silenzio presenti nella storia – e a sua volta Mara Cerri ha attinto dalle tecniche del cinema d’animazione – vedi l’uso di dissolvenze, zoom, campi e controcampi.
Se c’era una disegnatrice in grado di rendere per immagini il concetto di “smarginatura”, questa era proprio Mara. L’episodio della smarginatura, il momento in cui Lila sembra estraniarsi dal proprio corpo e vedere le cose e le persone da un altro punto di vista, è sicuramente uno dei più riusciti in questo lavoro. La notte del 31 dicembre 1958 i fuochi d’artificio illuminano il cielo sopra il rione dove vivono le due amiche. Illuminano anche il volto di Lila, di rosso, di blu e infine di verde, fin quando una piccola crepa si apre sul suo volto, come se fosse quello di una bambola di porcellana. In cielo gli ultimi fuochi diventano dipinti astratti e vignetta dopo vignetta dissolvono in nero, il nero di “una massa scurissima” sospesa sopra il mare.
Ci sono molti momenti di questo genere in L’amica geniale a fumetti. Di alcuni ci si rende conto a una seconda lettura (ma ogni fumettista sa che certe cose agiscono sotto traccia anche alla prima!), come la scena del ballo di Lila, in cui la ragazza emana un’energia che i maschi sentono e da cui vengono come storditi. Questo strano “fluido" è reso graficamente dal verde smeraldo del vestito di Lila che lascia piccole macchie di colore intorno al disegno, mentre lei si muove.
È il colore a dettare le atmosfere del racconto, e spesso Mara gioca sui contrasti. Le tinte pastello del cielo e dei palazzi del rione illuminati dal sole cedono il passo, man mano che si scende verso terra, agli ocra delle strade sterrate, al grigio dei giardinetti polverosi in cui Lenù e Lila giocano, corrono, cadono, tirano e ricevono sassate. Poi ancora più giù, nella cantina buia dove, secondo le bambine, vive don Achille e dove sono finite le loro due bambole.
O il buio del tunnel che le due amiche devono oltrepassare nella loro escursione fuori dal rione. Qui c’è un altro momento di smarcamento rispetto al testo di Elena Ferrante: le cose che le bambine vedono fuori dal rione (un cavallo bianco, un uomo che mostra il pene, un bambino, una donna) si susseguono una dopo l’altra come in un sogno, con dialoghi che nell’originale non ci sono, e paesaggi molto surreali, alla De Chirico in certi momenti, finché il temporale che sorprende Lila e Lenù non ci accompagna su toni azzurro-grigi, verso una tavola nera a tutta pagina: è il momento in cui Lenù sospetta che quella gita, fatta di nascosto dai genitori, fosse un modo di Lila per punirla.
Alcune tavole originali realizzate da Mara Cerri per L’amica geniale sono esposte a Ravenna, nell’ambito della mostra Nella contea di Coconino, fino al 31 luglio al Palazzo Rasponi Dalle Teste. Osservandole ci si può rendere conto di come ha lavorato la disegnatrice. Ogni vignetta vive su un foglietto a sé, e i foglietti sono stati poi incollati in successione a formare le singole tavole e le varie sequenze. Proprio a Ravenna Mara mi ha spiegato di aver lavorato alla storia senza procedere in ordine cronologico, ma seguendo dei fili nascosti della narrazione e scoprendo dei collegamenti interni nel testo di Elena Ferrante.
Le due amiche dialogano, Lenù fa una domanda e magari la risposta di Lila arriva molte pagine dopo, le loro vicende, soprattutto quando, dopo la fine della scuola elementare, le loro strade si dividono, viaggiano su linee parallele che spesso si incrociano. A volte si sovrappongono, ed è di nuovo il colore a segnare questi momenti: il nero della lavagna del ginnasio di Lenù diventa così un passaggio per il volto e le parole di Lila, che non si lasciano cancellare.
A Ravenna, dove eravamo entrambi per la Coconino Fest (una tre giorni di mostre e incontri che la casa editrice ha organizzato a inizio luglio) ho chiacchierato a lungo con Mara, molte delle cose che mi ha detto sono finite in queste righe. Ogni tanto, nelle pause del festival, l’ho sorpresa a leggere un libro: era Storia del nuovo cognome, il secondo capitolo della tetralogia di Elena Ferrante, quindi aspettiamoci di rivedere presto Lila e Lenù nella loro versione a fumetti.