Sulla violenza contro le donne. Meglio dubitare
Nel corso della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle donne (25 novembre, per chi l’avesse dimenticato) in tante e tanti si esprimeranno. Da quando anche in Italia si è “scoperta” l’esistenza della Giornata e notevoli casi di violenza sulle donne sono venuti alla luce (non tutti, anzi!), abbiamo purtroppo assistito a un’escalation d’interesse per il fenomeno. (Pasolini ne avrebbe scritto a meraviglia. Non in quanto gay. Era e rimane un acuto interprete di alcune ipocrisie e paternalismi.) Dico “purtroppo” in quanto diverse manifestazioni di solidarietà, o altro, non sono giunte da persone competenti di emotività e sessualità, bensì sono giunte per cavalcare avvenimenti ormai “modaioli”, che occorre appunto cavalcare, per non rimanere fuori dal giro. Per quanto creda che parecchi uomini e parecchie donne (nessuna generalizzazione) dovrebbero guardarsi con sincerità alla specchio ogni mattina, riflettendo sulla propria consapevolezza e, di conseguenza, sulla possibile necessità di esaminare la propria esistenza con qualche buon specialista delle varie branche della psicologia, qui il discorso che vorrei impostare si dirama in altre direzioni. Di matrice quasi prettamente filosofica.
La storia inizia da lontano. Stando ad Aristotele, la femmina/donna è passiva e irrazionale, il maschio/uomo è attivo e razionale. Storia, che, nella nostra comune ottica sfortunatamente eteronormativa, se non eterosessista, influenza, volente o nolente, molte e molti tra noi, seppur ce ne si accorga raramente. Come finisce la storia? Non a lieto fine. L’uomo di sesso maschile viene giudicato idoneo al potere e dispone di tutto il coraggio per comandare – e perché non anche per violentare, psicologicamente e fisicamente, la donna di sesso femminile? D’accordo? No! Però, tentiamo di uscire dalle convenienze e dagli standard delle masse, a non adeguarci sempre e costantemente a ciò che va per la maggiore, provando a puntare il dito sulle donne.
Proviamo a chiederci quante donne trascorrono anni con uomini “bruti, senza virtute e canascenza”, dicendosi costantemente “li amo”, oppure minimizzando ogni atto rivolto contro loro stesse da questi stessi uomini. Anzi, fornendo addirittura una qualche sorta di quella spiegazione agli atti di costoro. Donne, certo, inconsapevoli e probabilmente socraticamente ignoranti di se stesse. Donne masochiste? Non saprei. Donne, comunque, che provengono da ogni classe sociale: non dimentichiamolo. E donne forse pure sadiche nei confronti di altre donne. Quante di loro, e di noi, si sono lanciate in serie campagne contro ciò che accade in quei paesi in cui le donne vengono costantemente messe alla gogna? Quante di loro sanno anche solo che in Nepal le donne subiscono lunghe e pericolose segregazioni, ogni santo mese, se mestruate? Mentre in molti altri paesi, nel caso il loro comportamento non risulti “ligio”, la loro morte viene loro assicurata? E pensare che con uomini di questi paesi non sono poche le donne occidentali a esitare a condividere il talamo. Palese, però, che non tutte le donne si assomiglino, come del resto, non tutti gli uomini. Ci sono donne e uomini meravigliosi che pensano, e pensano per l’intera vita, e per loro, violenza psicologica o fisica, nonché botte, o trattare l’altro-da-sé come un bel bersaglio con cui giocare a freccette, rimangono al di là della concepibilità logica.
Ci sono donne e uomini intelligenti, per cui rimane essenziale praticare la criticità, ovvero lo sguardo acuto, che in alcune trappole non cade. Ma come e perché negarlo? Ci sono anche donne e uomini stupidi. Le note leggi di Carlo Cipolla sulla stupidità umana e quanto la si sottovaluti e quando ci danneggi rimangono sempre da tenersi presenti. E, come scriveva Bertrand Russell, «The fundamental cause of the trouble is that in the modern world the stupid are cocksure while the intelligent are full of doubt». Meglio allora dubitare, anche sulla violenza maschile e sulla complicità di molte donne nei confronti dei loro arpioni-maschi, occidentali o no.