Un'opera di grande importanza
Mi guarda con gli occhi della mucca, o forse del cane abbandonato e triste che mi toglieva il sonno da bambino, mentre mi dice che la sua famiglia è una stirpe di guardie papali, papaline anzi, dice, ma che ora ha dei problemi, che c’è un dramma economico in casa sua, quella casa che due imbianchini meridionali stanno dipingendo e che noi attraversiamo per arrivare alla biblioteca, e poi al garage, dove sono le cose che vuole vendere.
Le altre le conservo gelosamente, mi dice, le conservo perché non mi fido, perché anche uno sguardo, e ci sono persone anche con uno sguardo simile al laser, possono incenerire un incunabolo, o far sparire in un secondo un manifesto – una grida – del 1600 sotto i miei occhi senza che io nemmeno abbia il tempo di accorgermene. Lei capisce, no? Capisco, dico. Mi accompagna e parla da solo mentre io lo seguo e ho messo una camicia bianca perché al telefono mi era sembrato uno da formalità, uno di quelli che la cultura la vogliono soprattutto nei vestiti. Mi ero sbagliato, come capita, e lui infatti è davanti a me tutto in jeans, sandali e un pacchetto di Pall Mall blu che spunta da una tasca, ma come mangiato, rovinato, come se non le fumasse davvero ma le tenesse lì dove le aveva tenute un tempo e dove le sigarette devono stare. Anche io ho le mie, ma non gli chiedo se posso fumare.
Nel garage dove mi fa entrare, dove entriamo, ci sono nove scatole di cartone e un piccolo laboratorio di elettrotecnica: saldatori, cavi, misuratori di Ampère e altri strumenti che non conosco e non so identificare. Ecco, questi sono i materiali di cui vorrei liberarmi, dice. Qui nel comparto matematico ci sono i libri di analisi e questo e quest’altro. Nel comparto organizzativo, invece, questo su come gestire il personale, quest’altro sul trasporto degli esplosivi in camion a rimorchio rigido o mobile; nel comparto lingue, che è quello che può vedere alla nostra destra, le grammatiche per imparare lo spagnolo con le VHS e l’inglese facile per tutti.
Sono libri di un certo pregio, come vede, dice, e io zitto nella mia camicia bianca mi inginocchio ma solo per far finta, ad esempio questo ha il timbro del ministero della sanità perché è l’unico manuale autorizzato per trattare le terapie di recupero nei malati di sclerosi. La parola comparto, detta da quest’uomo organizzatissimo che ha la fronte rotta e gli occhi obesi fuori dal comparto delle orbite mi rompe il petto, mi fa tremare le mani e le gambe e mi rendo conto, improvvisamente, che non so cosa dirgli. Ma è lui a cogliere la mia difficoltà, anticipandomi: lei cercava letteratura, no? cioè romanzi. Sì, sì, mi occupo principalmente di quello, dico io, aprendo una scatola che contiene la Storia della letteratura di Francesco de Sanctis stampata in volumi da arredamento da una certa Kronos Europa Edizioni.
Ecco quella è un’opera di grande importanza, dice, Kronoseuropea, così dice, come se volesse farmi intendere che lui tutto padroneggia e tutto intende della sua biblioteca, quella tiene un mezzo scaffale. Io poi ho anche altre cose, ma le tengo in un monastero vicino a Viterbo dove i cistercensi fanno entrare solo chi io autorizzo ad entrare. Sa, sono cose di grande valore e non posso mica tenerle qui a Reggio Emilia. Lì i monaci ricevono delle richieste e al telefono mi chiedono il permesso di far entrare questo o quell’altro. Ma io non mi fido tanto.
Io mi fido troppo di solito, invece, e spesso mi trovo a comperare anche quando non dovrei. Ma non questa volta. Mi alzo in piedi e gli dico che mi dispiace, che non sono riuscito a trovare niente. Ci diamo la mano mentre lui continua a guardare a terra. Lo lascio in garage a sistemare le scatole, scusandomi per dieci volte e dicendo che mi dispiace di avergli fatto perdere tempo. Lui dice che non fa niente, che era già capitato. Poi risalgo in macchina e faccio al contrario la via che mi ha portato da lui. Via Johannes Gutenberg, inventore dei caratteri a stampa.