Blablacar: da Milano a Affori senza perder forza

25 Settembre 2015

Ho prenotato un Blablacar

Lo sapete che cos'è un Blablacar?

È una piattaforma on line di ride sharing che opera in 14 Paesi e con oltre 20 milioni di utenti verificati e più di 3 miliardi di chilometri condivisi

È nata in Francia, ma in Italia è arrivata nel 2012

La persona che l'ha inventata si chiama Frédéric Mazzella

L'applicazione per Ios e Android è stata scaricata 15 milioni di volte

Ogni trimestre più di 10 milioni di viaggiatori usano Blablacar

Funziona in questo modo:

devi fare un viaggio in macchina, hai dei posti liberi, metti un annuncio su Internet, chi è interessato si aggrega e così condividete le spese

 

 

Ho usato Blablacar decine di volte

Le persone che ho incontrato in questi viaggi sono parte della nuova umanità della sharing economy

Da questa nuova economia non sembrano passivamente istruiti. La vivono, la radicano dentro di sé, l'annunciano

Modellano le espressioni del volto, lungo questi viaggi in autostrada, ispirati dalla nuova cultura della condivisione

Costituiscono assieme il manuale incarnato e vivente della condivisione

L'umanesimo dei consumi

Durante il viaggio in autostrada usano frasi come mi occupo di, amo viaggiare, mi piace fare nuovi amici, conoscere altre culture

Se tutto nel viaggio ha funzionato, modulano gli stessi concetti nei messaggi di feedback lasciati sulla piattaforma

E di solito va tutto bene

È sempre andato tutto bene

Nessun furto, nessun caso di omicidio

Perché effettivamente tutte queste persone sono persone non solo ideologicamente, ma realmente proattivamente sincere, amabili, civili, programmaticamente, come forse non ne sono mai esistite nella storia dell'umanità

Al fondo della loro coscienza non c'è ideologica falsa coscienza ma uno specchio d'acqua

Tantomeno dentro queste persone è rimasta una scimmia. Gli antenati, semmai, sono stati cancellati. Nessuna eredità. Niente ossa di scimmia ammucchiate in un angolo dimenticato del cervello. Dentro queste persone nate da poco c'è solo un  frullo d'ali

Non un fruscio di cespugli, non la più piccola eco del tonfo di un'antilope

Sono persone in qualche modo lentigginose

Sì, i loro visi sono pieni di lentiggini, gli occhi hanno il colore di una foglia di timo, e le dita sono sempre tiepide, come se avessero appena toccato una tazza di thè

Non puoi temere nulla di male da queste persone

Vi dirò di più: queste persone sono espressione di una nuova frontiera di civilizzazione

Ed è forse questa la specie di uomini e di donne che ti augureresti d'incontrare al termine di un lungo viaggio nello spazio

frustrato dalla solitudine e dal silenzio

seviziato dai tunnel e dai buchi di materia

Un giorno dovevo andare a Bellinzona, in Svizzera

Ho trovato un annuncio su Blablacar

Mi ha risposto un tale, di nome Cosimo

È stato molto secco nel suo messaggio

Da Milano a Bellinzona al costo di sei euro

Gli ho scritto. Ci siamo messi d'accordo

Mi ha accennato di una nuova funzione speciale, inaugurata sulla piattaforma, che prevedeva un pagamento anticipato

Tutto garantito e assicurato dal sistema. Però un po' mi sono insospettito

Ho continuato a scrivergli, come si faceva un tempo:

una lettera al giorno

Accendi la candela, intingi la piuma nell'inchiostro, spegni la candela

Questo tizio non rispondeva

Non rispondeva su internet e neppure ai messaggi sul telefono

Una comunicazione discontinua e quindi stigmatizzabile secondo le regole della netiquette e delle nuove convenzioni sociali della sharing economy

L'appuntamento era fissato per venerdì alle cinque all'uscita della metro di Affori

Quel pianeta verde che è Affori, ho pensato

dove una piccola sede di partito è immersa tra i banani

dove le Fiat e le Renault sembrano canoe

e la biblioteca sporge come il tempio di una civiltà fluviale

L'appuntamento era alle 17

Mi è arrivato un messaggio sul telefono: sono in ritardo di mezz'ora

Nient'altro, non una parola di scuse

Poi un altro messaggio e un altro e un altro ancora

Ritardo totale accumulato: un'ora e mezza

Affori è divisa tra due uscite della metropolitana,

in mezzo io ci sento un fiume, e lungo le sponde canneti e capanne di bambù

A un certo punto questo tizio mi ha detto che stavo alla metropolitana sbagliata,

che avevo capito male

ma non era così:

si era sbagliato lui a scrivere

ma ho fatto finta di niente

Col mio trolley mi sono diretto verso la fermata giusta

bevendo una coca cola dalla lattina

nella luce beata e calante di Affori

la luce ambrata del fiume che si riflette sulle vetrine dei bar

delle lavanderie cinesi

sui volti degli indigeni

sulle aste degli occhiali degli anziani

sul ceto medio sopravvivente che mi sembrava

aver vissuto una vita precedente in un fumetto di Bonelli

intassellato in comode vignette

ma ho dovuto aspettare ancora un bel pezzo

incredibile:

alla fine Cosimo è arrivato

Con lui c'era un altro viaggiatore, di nome Javier

E la macchina?

Non c'era

La macchina non c'era

“Dobbiamo prendere l'autobus”, mi ha detto Cosimo, ma solo per un paio di fermate: “la macchina è a casa di mio fratello”

Cosimo mi sembrava nervoso, fatto di coca

Che cosa nascondeva in quello zainetto nero di nylon, così stipato e gonfio da sembrare squadrato, fatto di pietra?

E che cos'era quella regione di capillari spaccati sulle guance?

E quel riflesso umido sotto le narici?

Siamo saltati sull'autobus, una specie di traghetto con la pala che ha lasciato la sponda e se n'è partito per un corso d'acqua sconosciuto

fiume Congo, che si snoda, curva e si dilata alla luce e nell'ombra

L'autobus tremava tutto, Javier sorrideva:

“Sono Venezuelano”, mi ha detto

“Ok”, gli ho risposto

mentre sentivo l'acqua tonda come un pancia

scorrere sotto l'autobus

Altro che due fermate

non ci fermavamo più

Ho fissato la faccia da palestinese di Cosimo e gli ho detto:

“Io a Bellinzona dovrei scendere vicino a un teatro, non so dove sia esattamente questo teatro,

comunque in centro”

Cosimo mi dice che non se ne parla. Mi lascerà al casello o alla fermata di un autobus

Cosimo non vive nella nuova cultura della condivisione

Lavorava come cuoco in America, a Miami

Ora lavora in Svizzera, a Lucerna

L'ho guardato, stupito e disarmato, ma pure incazzato e con una grande voglia di menargli

Alla fine siamo arrivati

“Dove cazzo siamo?”, mi sono chiesto

“Dove cazzo ci ha portati adesso?”

Eravamo in un parcheggio, stretto da tre palazzi grigi

tre carceri di massima sicurezza, costruiti ai confini della giungla

“Questa è la macchina, aspettatemi qui, devo salire da mio fratello”

Passa mezz'ora

In questa mezz'ora io e Javier parliamo di Miss Universo

fantastichiamo

stabiliamo un'intesa latina

Il Venezuela ha donato all'umanità ben sette Miss Universo

Maritza, Gabriela, Barbara,

che adesso vediamo sorridere con denti bianchissimi

praticamente davanti a noi

sul trono del mondo

anche se sappiamo che non stanno sorridendo a noi

ma alla stampa radiotelevisiva

dentro quella grande sala che si è per un istante materializzata tra le carceri

mentre come un debito si accumula l'insofferenza immensa per l'attesa di Cosimo

Doveva metterci un attimo

ma è passata un'altra mezz'ora

C'è gente che si fischia da un terrazzo all'altro

qualcuno che gira in bicicletta intorno al parcheggio

una giovane donna che urla dentro a un telefono

un polpaccio disegnato da un tatuaggio

il passo di un'antilope

“Qui stanno spacciando”, mi dico

e in quella macchina ferma laggiù, mi rendo conto, stanno aspettando qualcuno

che porti una busta

Cosimo non è ancora tornato

Vedo donne che preparano da mangiare troppo presto

nelle cucine, dietro le tende

Decido di andarmene

“Ciao Javier,

ci vediamo prima o poi. Da qualche parte ci rivedremo”

e prendo il trolley

che fa quel suo rumore sordo e rabbioso sull'asfalto

e maledico Cosimo

chiamandolo dentro di me figlio di puttana

mentre nella vegetazione

le scimmie gridano il loro verso pauroso

e aspettando l'autobus vedo il fiume raffreddarsi

farsi verde scuro

nella conca più ombrosa

e sento la terra nel crepuscolo ridiventare Terra

pianeta antico e spaventoso

che mi dai affanno

amore violento in cui è bello tornare a respirare.

 

Ivan Carozzi leggerà questo brano oggi 25 settembre all'interno di InEdito 2015 | Etcetera Etcetera, macao, Milano

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