Dire ti amo
Mi accorsi dell’importanza del giorno di San Valentino nei giorni di febbraio del 1991, tra il 10 e il 20 ogni porta di casa era addobbata di decorazioni floreali, ogni negozio pieno di regali, ogni strada illuminata, la gente si scambiava: “Buon San Valentino!”, sembrava Natale. Il 14 febbraio 1992 non me ne accorsi. Nel febbraio del 1991 ero ad Amherst, nel Massachusetts, mentre l’anno successivo ero in Italia. Vent’anni fa e oltre per noi il Valentino più famoso era ancora, per gli intellettuali, Cesare Borgia e per il popolo la poesia di Pascoli e le decorazioni delle tovagliette che si usavano al mattino a colazione: Valentino e Valentina, che mostravano di amarsi e servivano a farti cominciare bene la giornata.
Col tempo però il giorno di San Valentino divenne sempre più importante e in breve soppiantò la festa della mamma, che di solito è a maggio, e perfino l’8 marzo, giornata della donna. San Valentino è la festa degli innamorati. Ma l’amore che cos’è? Se lo chiede anche la traduzione italiana di un fado portoghese cantato da Milva: “Ahi, l’amore che cos’è”.
L’amore contiene sempre una parte di eros, più o meno marcata e secondo George Bataille (1897-1962) l’erotismo è la caduta della discrezione. Nell’erotismo la pelle che avvolge e fa da confine a un corpo si compenetra tra due corpi che diventano uno solo. Non siamo più unità distinte perché ci fondiamo in un corpo solo, perdiamo la nostra individuazione. Nello stesso tempo l’indiscrezione segna uno spazio privato in cui il mostrarsi nudi, il toccarsi, il parlare in maniera differente l’uno all’altro sono ammessi.
Tuttavia amore ed erotismo non si identificano. I codici affettivi sono così sfumati, così difficili da gestire. Un gesto amoroso, una carezza, si può trasformare in uno schiaffo, un abbraccio in una lotta. Radicale ambiguità, prodotto della civilizzazione umana. Ognuno sa qual è il limite di ogni particolare tipo di amore. Lo sa? Forse ora non più, gli eventi umani del secolo scorso e di questo sembrano avere messo in serio pericolo i codici affettivi, la rêverie materna, l’amicizia e lo stesso eros. Forse ha ragione Ivano Fossati:
La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane
Indubbiamente amare non si esaurisce nella frase: “Ti amo”. Anzi, a furia d’insistere con questa frase si rischia di ottenere l’opposto. L’amore non basta dichiararlo, bisogna saperlo praticare. Amare è un po’ come convertirsi, richiede di cambiare radicalmente le abitudini, di andare incontro alla persona che si ama. La ripetizione del “ti amo” rischia di vanificare il gesto amoroso. Quando rimane solo la frase il gesto evapora, si vanifica. Come un padre che ogni volta ti promette che verrà a vedere la partita e inesorabilmente non si presenta, oppure una madre che ti sta sempre addosso, viene sempre a vedere la partita e dopo ti spiega come ti devi comportare in campo, confondendo l’amore con la simbiosi.
Ma San Valentino è la giornata degli innamorati, quella giornata che oggi si commemora quasi allo stesso livello in cui si festeggia negli Stati Uniti. Emulazione degli usi e costumi dell’Impero, oppure crescita della consapevolezza che, almeno una volta l’anno (come l’istituto cattolico della confessione), gli innamorati debbano celebrare la loro unione.
L’amore è scambio affettivo, relazione, non è un’astrazione. Per anni gli intellettuali lo hanno deriso come un concetto melenso e ora che sta evaporando rapidamente dalla scena sociale se ne pentono. Persino gli psicoanalisti dimenticano facilmente i loro colleghi che scrivono d’amore. Per Sándor Ferenczi (1873-1933) la psicoanalisi è un gesto d’amore, per Julia Kristeva (1941) uno scambio amoroso, per Elvio Fachinelli (1928-1989) e Christopher Bollas (1943) il transfert è relazione affettiva radicale. Di là da ogni contenuto è terapia. Non si tratta degli innamorati, vero, ma di una relazione affettiva, d’amore. Dunque l’amore ha sfumature diverse: quella di due giovani compagni, che promana un eros attivo, indiscreto, quella di due amici, quella genitoriale o quella della terapia, della relazione d’aiuto, della solidarietà, e tante altre. Bisogna però desiderare il codice affettivo, le sfumature, è un impegno, una responsabilità. Che senso ha dunque il Valentine’s Day? Imitazione americana oppure scoperta di un giorno per festeggiare la relazione amorosa tra partner? Tutt’e due, forse, ma San Valentino vuol dire anche che l’amore significa, anno dopo anno, invecchiare insieme.
Perdo i denti, perdo i capelli
perdo la mente, ma tu sei qui
L’amore è guerra, ma è sereno
Nel giorno di San Valentino
(James Taylor, trad. mia)