La mappa della Roma di Cagliostro

24 Febbraio 2014

L’Università dell’Oregon ha lanciato, pochi anni fa, un sito curioso: la versione digitale e interattiva de “La Pianta grande di Roma” del 1748 dell’architetto Gianbattista Nolli. Il sito permette non solo di zoomare le vie e i monumenti, ma anche di sovrapporre i diversi livelli: giocando con le intensità si può colorare il corso del Tevere di celeste, visualizzare le mura, gli ingressi, i giardini e le fontane della città, evidenziare gli antichi quartieri, cioè i rioni (Borgo, Campitelli, Campo Marzio, Colonna, Monti, Parione, Pigna, Ponte, Sant’Angelo, Seustachio, Trastevere e Trevi) e, soprattutto, divertirsi a sovrapporre l’attuale fotografia satellitare della città alla Roma di metà Settecento. L’esperienza di navigazione è notevole perché la carta del Nolli è uno dei più preziosi documenti urbanistici mai conservati. Gli accademici americani la definiscono, senza mezzi termini nell’introduzione al sito, “one of the most revealing and artistically designed urban plans of all time”.

 

 

A prima vista si può notare l’accuratezza dei dettagli e la tridimensionalità. Il fatto, ad esempio, che la “Pianta grande” abbia le altimetrie, distinguendo perfettamente i sette colli. Ogni singola via e vicoletto sono definiti con precisione e, cosa per nulla scontata, sono riprodotte le piante di edifici pubblici come le chiese e i palazzi. Così, oltre a seguire il percorso delle mura repubblicane e aureliane, quelle erette dai papi oltre-Tevere, o a farsi un giro per il Tridente che parte da Piazza del Popolo o per il lungo rettilineo di Via Giulia, o ancora a perdersi in una Trastevere piena di orti, è possibile “entrare” a Palazzo Venezia e al Quirinale, dentro il Collegio Romano, a Sant’Ivo alla Sapienza, spingersi addirittura in periferia, a San Giovanni in Laterano.

 

Colpisce il fatto che la città sia molto piccola, ridotta all’attuale centro storico, e che oltre le mura ci siano campagna o coltivazioni. Colpisce, tra le altre cose, che nell’attuale quartiere Prati, a ridosso di San Pietro, ci siano solo “vigne” e prati, appunto. Una città che in età romano-imperiale, sotto Augusto, arrivò a toccare il milione di abitanti, doveva averne meno di 100mila quando Nolli realizzò la “Pianta”. Oggi, diversamente da quanto pensano molti dei suoi abitanti – che trascorrono la maggior parte del tempo nel traffico cittadino – la popolazione della metropoli non raggiunge i 3 milioni e non è in crescita, tutt’altro.

 

Sovrapporre la Pianta del Nolli all’odierna fotografia satellitare rende palesi due constatazioni contrastanti: la prima è che le ultime grandi trasformazioni di Roma sono dovute all’Unità d’Italia e al regime fascista; la seconda che buona parte della planimetria e l’urbanistica raggiunte nel 1700 sono arrivate, nella sostanza, fino a noi. Infatti, esclusi gli argini del fiume, l’Esquilino e altre piccole aree di matrice “piemontese”, escluse le vie trionfali fatte “aprire” da Mussolini nel cuore della città, l’idea della città si è consolidata proprio in quel secolo per arrivare coerente al nuovo millennio.

 

 

Nel Settecento non sono stati soltanto i quattro Giubilei della Chiesa settecenteschi a richiedere una restaurazione e una sistemazione della città, la causa di questo consolidamento urbano è da individuare soprattutto nell’apertura di Roma all’Europa. Il XVIII è stato, tra molte cose, il secolo che ha visto la nascita del “turismo”, con i grand tour e il diffondersi della riscoperta della civiltà classica, la moda per le rovine, l’amore per l’antico. Roma si è aperta al mondo e ha deciso artificialmente, in quel periodo, una facciata da mostrare ai primi turisti, tra i quali il più famoso fu Goethe, una sorta di scenografia credibile.

 

“Anche la città – metà anni venti del secolo decimottavo scavallati – provava a rifarsi il trucco e nel quartiere c’era un certo trambusto, gran fermento. Si approssimava il solenne strazio del Giubileo e ogni stradina, piazza, corte, chiesa, voleva ridarsi una mano di smalto o farsi proprio daccapo, splendida e nuova. L’evento sommo, quello di cui cianciavano un giorno sì e l’altro naturalmente pure le gazzette, erano i lavori misteriosi a piazza di Spagna”.

 

Queste parole non sono estratte da una cronaca dell’epoca, ma da un poderoso romanzo storico uscito quest’anno sulla vicenda di Giuseppe Balsamo, meglio noto come il Conte di Cagliostro. Nello specchio di Cagliostro. Un sogno a Roma di Vittorio Giacopini (Il Saggiatore 2013) è proprio il romanzo che racconta quel secolo e quella città, che utilizza la mappa del Nolli come mezzo di ricostruzione e metafora dell’intrigo politico al centro del racconto storico, che fa capire come il Settecento sia stato un momento cruciale per la storia di Roma.

 

 

 

La vicenda del conte Cagliostro è nota ed è stata fortunatissima in letteratura e al cinema: quella del mago, truffatore, massone, raggiratore di corti di mezza Europa, emblema dell’arcitaliano. Nel mezzo secolo che precede la Rivoluzione francese, la vicenda di Cagliostro, ancora ammantata di fascino magico e massonico, è stata spesso letta come metafora della perdita di illusione delle certezze dell’“antico regime”, come pre-annuncio delle insidie e della mistificazione della modernità. Giacopini – che in questi anni è stato apprezzato come uno dei migliori scrittori che ha rilanciato il “romanzo storico” non lasciandosi limitare e incasellare dal genere – spiazza l’aspettativa di un prevedibile romanzo sull’imbonitore siciliano.

 

Nello specchio di Cagliostro è, infatti, un romanzo sul doppio, che sceglie come protagonista il Cardinale Francesco Saverio de Zelada, eminenza grigia del potere ecclesiale e membro della Compagnia di Gesù, l’antagonista del geniale imbonitore. Il romanzo non è ambientato per le corti d’Europa, ma è chiuso, quasi asserragliato, in quella Roma mappata dal Nolli. Le pagine più intense sono proprio quelle dedicate alla paranoia dell’alto prelato, all’incubo che Cagliostro sia proprio l’annuncio della Rivoluzione, alla descrizione del potere vaticano che rimanda nell’immediato alla carta della città: “Proprio qui al centro di Roma, nel cuore stanco di un regno immortale, i gesuiti s’erano costruiti una cittadella autonoma, una sorta di repubblica devota con leggi e regole proprie, un territorio a parte.

 

C’è un mondo dentro al mondo, un sottomondo con la sua geografia esclusiva, con le sue mappe. C’è un mondo dentro al mondo e ci sono città sepolte o celate nella città; città abusive”. Giacopini scava nel pozzo della storia servendosi di documenti cruciali come il Compendio della vita e delle gesta di GIUSEPPE BALSAMO denominato il CONTE CAGLIOSTRO, che venne redatto su commissione del Santo Uffizio sotto il governo del monsignor Giovanni Barberi, in occasione del processo nel 1791, e ricreando una lingua attendibile settecentesca, un pastiche di dialetto e latino, misti al burocratico del potere per dare le giuste sfumature di voci a un intrigo politico e umano. Infine, il romanzo conduce attraverso questa trasformazione della città, fa comprendere come in quel secolo il governo vaticano aveva l’ambizione di riforma e riordino pubblico: “Ma Roma non era solo quella sfilata di lustrini e brillocchi, cerimonie.

 

Per via dei quartieri nuovi in costruzione, la popolazione dell’Urbe, già smagrita, tornava a rifiorire lentamente e le esigenze si moltiplicavano. Benché papa Braschi – il bellimbusto – sembrasse interessato quasi esclusivamente al Museo Clementino o al palazzotto del nipote, si erigevano anche opere pubbliche e la «cricca» ferveva, prosperava. Un’altra Roma – di bisogni e miserie, d’abbandoni – prendeva forma accanto allo scenario per i turisti. Oltre le quinte false, oltre il luccichìo degli specchietti buoni per le allodole, si costruivano orfanotrofi e scuole, caserme”.

 

L’impressione, visitando la versione on-line della Pianta di Gianbattista Nolli e leggendo le descrizioni del romanzo di Giacopini, è quella di confrontarsi con un’idea di città che, sebbene stratificata, si stava assestando e definendo sia nella sua apparenza estetica che nella sua sostanza urbanistica di luogo di potere, intrighi e misteri.  

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