Lettere a Romeo Castellucci | Cinema

7 Febbraio 2014

Che il cinema trovasse ampio spazio nell’omaggio che il Comune di Bologna ha voluto offrire in questo 2014 all’arte di Romeo Castellucci è fatto connaturato alla radice profonda del suo teatro, che è quintessenzialmente un teatro d’immagini.

 

Dal film “Valse Triste” di Bruce Conner

 

La Cineteca di Bologna è felice di essere il luogo dove si svilupperà la riflessione sul dialogo tra le immagini del teatro di Castellucci e quelle del cinema da lui studiato, amato e scelto, per una delle due sezioni in cui il dittico della nostra retrospettiva, L’atto di vedere con i propri occhi, si compone: da un lato una retrospettiva che presenterà la documentazione – in alcuni casi rarissima – degli spettacoli di Castellucci, e, dall’altro, attraverserà un secolo di storia del cinema, da fondatori di un cinema dell’anima come Carl Th. Dreyer alle più recenti sperimentazioni.

 

Un’immagine dal montaggio video degli spettacoli anni 80 della raffaello sanzio

 

La vocazione alla sperimentazione sembra guidare Castellucci anche nella sua veste di “curatore cinematografico”, e ritrovo nelle opere che ha scelto il suo desiderio di lavorare ai “margini” delle arti. Nel nostro caso specifico, al margine – che si fa quasi impercettibile – che dovrebbe dividere cinema e teatro. Impercettibile come nel suo ultimo Parsifal, andato in scena al Teatro Comunale, un allestimento nel quale le citazioni cinematografiche erano estremamente suggestive perché, come sempre nella sua arte, pertinenti (si pensi al primo atto, con il bosco in perenne movimento o al secondo, con i riferimenti a Kubrick e Ken Russel, all’uso seducente e folgorante della luce che attraversa tutta la messa in scena).

 

Un’immagine da uno spettacolo degli anni ‘90

 

Ma c’è un altro punto, a mio avviso fondamentale, nelle scelte cinematografiche di Castellucci, a partire già dal titolo ha voluto dare alla retrospettiva e che prima ricordavamo: in tutti i suoi spettacoli, come in tutti i film che ha scelto emerge chiara e forte un’etica del rispetto per lo spettatore. L’atto di vedere con i propri occhi: Romeo Castellucci ribalta dal punto di vista del soggetto l’oggettività delle immagini che percepisce. E invita tutti noi a compiere un atto così vitale e necessario.

 

Il programma

 

Dall’8 al 25 febbraio il teatro della Socìetas Raffaello Sanzio si fa cinema di Romeo Castellucci, con nove programmi e due incontri presso la Cineteca di Bologna di piazzetta Pasolini. Si potranno vedere in esclusiva materiali rarissimi degli esordi della Socìetas, da Santa Sofia alle Oratorie fino ai miti, brani di spettacoli più recenti da Amleto a Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, con i cicli della Tragedia Endogonidia e della Divina Commedia.
Completano il palinsesto alcune opere tratte dalla storia del cinema, selezionate dallo stesso Castellucci e firmate da Carl Th. Dreyer, Alan Clark, Martin Arnold, Superflex, Stan Brakhage, Terrence Malick, Brothers Quai, Bruce Conner. Sono i film d’affezione, le ombre cinematografiche che hanno nutrito l’immaginario del regista.
Qui il programma completo della Cineteca, ospitato all’interno della monografia dedicata dall’assessorato alla cultura del Comune di Bologna a Romeo Castellucci e alla Socìetas Raffaello Sanzio, E la volpe disse al corvo. Corso di linguistica generale, a cura di Piersandra Di Matteo.
Per approfondire la conoscenza di questa straordinaria compagnia di creatori, nel catalogo ebook di doppiozero segnaliamo il prezioso saggio di Oliviero Ponte di Pino Romeo Castellucci & Socìetas Raffaello Sanzio.

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