Speciale

Doni imprevisti / L’Italia che verrà

17 Marzo 2020

Il virus del pianeta è l’uomo delle prime file,

i banchieri, i potenti mercanti

i più lesti tra i politicanti.

Nelle retrovie dell’umanità

ancora batte il cuore,

la figlia va a trovare la madre

e la madre teme che la figlia si ammali,

il barbiere di pomeriggio

non sa bene che fare,

ora per lui è sempre lunedì,

l’uomo che passeggia con il cane

ha perso da poco il fratello per un tumore,

il barista cerca fotografie della sua giovinezza,

i fidanzati lontani si chiamano spesso,

una signora di Bergamo è andata al cimitero

a trovare suo marito,

in un paese della Sardegna c’è uno 

che non sa niente di quello che sta accadendo.

Io da qualche giorno ho smesso di guardare la televisione.

Ieri sera ho scritto in rete

che forse a qualcuno poteva fare piacere

parlare con me, visto che io ho una lunga pratica

col panico, coi nervi accesi.

Sono giornate lunghe, s’affacciano doni imprevisti, 

restano vecchie muffe, ma per favore niente discorsi

grandi sul mondo che verrà e sul mondo che c’era.

Raccogliamo il bene possibile in ogni dettaglio:

un buon litigio, la fioraia che ha offerto i fiori

che non può vendere, le fisarmoniche alle finestre,

il barista in pensione del mio paese che si è fatto

una mascherina con un pezzo di scottex casa e una molla,

il governatore che odia chi cammina per strada,

il sindaco di Bari che piange camminando per la sua città,

il Consiglio dei Ministri che si interroga se il negozio

di ferramenta vende o meno beni di prima necessità.

Ci sentiremo bene, ma ci sentiremo anche più poveri

di batticuore nell’Italia che verrà.

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