Merano / Paesi e città

20 Maggio 2011

Ritenuta a torto una città turistica, Merano è da sempre (anzi da un paio di secoli) una città di cura.

Luftkurortera la definizione corrente nelle guide di inizio Novecento, ossia luogo dall’aria curativa. Oggi, naturalmente, la definizione non risponde più al vero; a volte, d’inverno, l’aria è irrespirabile; anche qui sono costretti a bloccare il traffico.

Ciò nonostante permane quest’associazione d’idee, fra la città o cittadina e la malattia. Sarà forse per questo che molti turisti (non tutti, certo) hanno un aspetto sofferente, debilitato, spento e paiono trascinarsi per i viali e le promenades, ansimando, sbuffando, lenti come gottosi? Sarà per questo che l’età media dei medesimi si aggira tra i settanta e gli ottanta, al punto che un poeta sudtirolese, N.C. Kaser, la definì, alcuni anni orsono, casa di riposo della Germania federale?

 

Merano vanta tra i suoi ospiti scrittori illustri.

Bisognerebbe specificare: scrittori malati illustri. Benché spesso lo siano diventati dopo, illustri. Dopo che la malattia che li aveva portati a Merano, in cerca di guarigione, li aveva fatti morire.

Il poeta Morgenstern, per esempio. Che venne a più riprese a Merano. Che si sposò addirittura, a Merano. Perché, se non vi aveva trovato la salute (era tisico, come parecchi, all’epoca, primi del Novecento), vi trovò l’amore. Qui, a Merano, Morgenstern, cambiò stile. Abbandonò il non-sense predadaista che caratterizzava i suoi testi grotteschi, fumisti, patibolari e si produsse in alcune poesie più tradizionali, in onore dei monti azzurrini di Merano (probabilmente le Alpi del gruppo del Tessa), illuminati dalla luna.

Poi, nel 1914, qualche mese prima dello scoppio della guerra, morì, a Merano.

 

Nel 1920, primi d’aprile, arrivò a Merano Kafka. Il giornale cittadino dell’epoca, che registrava i nomi degli ospiti, lo qualificò non come scrittore, romanziere o altro, ma come impiegato (Beamter). Soggiornò prima in un hotel di lusso, che oggi è una scuola; poi trovò una pensioncina (“Ottoburg”) che gli si confaceva di più, sia in quanto più economica, sia perché gli ricordava una tomba di famiglia; anzi, una fossa comune. È noto che il carteggio con Milena iniziò proprio da qui, dalle stanze della pensione "Ottoburg", che oggi è un condominio.

Nel luglio del ‘20, da Praga, Kafka scrisse a un’altra sua amica, Minze Eisner, che i tre mesi a Merano non gli erano serviti a niente, dal punto di vista della salute (Meran hat mir gesundheitlich nichts geholfen).

 

Ezra Pound invece, che giunse a Merano nel 1958, vi si trovò bene. Si fermò due anni addirittura, nel castello della figlia, a Tirolo (quattro chilometri da Merano). Però bisogna ricordare che Pound era reduce da dodici anni di manicomio criminale.

 

A me piace molto, quest’anima di cronicario esteso, di lazzaretto diffuso, che ha Merano e che Kafka riconobbe a colpo sicuro, dietro la facciata ridente, solare, mediterranea.

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