Piero Leddi, dipingere il mistero dell’esistenza

11 Ottobre 2022

L’Archivio Piero Leddi, in corso di catalogazione a Milano, oltre a una gran mole di opere, contiene documenti importanti per la conoscenza della vicenda umana e artistica di Leddi (S. Sebastiano Curone, 1930 – Milano, 2016) ma anche della storia sociale e culturale di Milano del secondo dopoguerra. Dai materiali di cui sta curando l’ordinamento, Mariachiara Fugazza, col rigore filologico che contraddistingue il suo costante e fulgido impegno storiografico (magistrale la sua cura dei Carteggi di Carlo Cattaneo), pubblica ora pagine significative tratte dagli appunti che il pittore ha affidato a quaderni e agende negli anni 1958-1959, edite da Mimesis: Piero Leddi, Dipingere è un rischioso inizio.

Anche queste pagine hanno una valenza multipla: sono preziose per ricostruire un passaggio cruciale nel percorso creativo e intellettuale di Leddi e, allo stesso tempo, offrono elementi per la conoscenza di quanto si muove nella realtà milanese, in particolare sul fronte della pittura.

Quantunque non siano affatto pensate per essere pubblicizzate, le annotazioni presentano una qualità di scrittura che, come non manca di rilevare la curatrice nell’introduzione, è in perfetta sintonia col lavoro artistico. Vi si legge la stessa ansia di conoscenza, lo stesso desiderio di mettersi alla prova. Ma con una specificità: la parola, nell’arrivare a noi grazie a questo libro, esplicita e aiuta a meglio comprendere quanto è presente nella pittura: il rovello, le incertezze, gli avanzamenti. Siamo infatti messi in condizione di seguire passo passo il dialogo serrato che l’artista intrattiene con sé stesso a proposito delle sue prove d’artista. Un dialogo senza autoassoluzioni e, per certi versi, spietato (un abito morale che Leddi non dismetterà mai).

Si potrebbe parlare di rigore protestante, ma la matrice è un’altra: sta nella vita condotta prima dell’inurbamento a Milano, a S. Sebastiano Curone (Al), a stretto contatto con il lavoro artigiano (il padre era falegname) e con il mondo contadino. Il pittore in formazione tratta sé stesso come un maestro di bottega tratterebbe un apprendista: la richiesta di perfezione è senza scusanti e senza sconti. Solo che qui la perfezione non è fissata in modelli, ma è l’oggetto stesso della ricerca: un nucleo infuocato e, per molti aspetti, oscuro che muove il fare artistico e che si precisa strada facendo, senza che venga mai raggiunta una meta ultima, ma solo avamposti da cui muovere per altre avventure.

Per chi le legge ora, queste pagine tratte dal diario intimo vengono così ad assumere il carattere di abbozzo per un romanzo di formazione. Ma lo scritto straborda anche di materia drammaturgica – tanto che se ne potrebbe trarre un atto unico – per due qualità intrinseche. La prima l’ho in parte anticipata: il dialogo che Leddi ha con sé stesso, a cui si affiancano gli scambi e il confronto con gli artisti con cui egli si trova a condividere tratti di strada: quelli con Ernesto Treccani e Giuseppe Guerreschi, restituiti con maggiori dettagli, e quelli solo accennati con Tino Vaglieri, Mino Ceretti, Bepi Romagnoni, i Plescan e Floriano Bodini (a cui si aggiungono i rapporti con alcuni critici, a cominciare da Mario De Micheli e Raffaele De Grada).

Emerge un sodalizio diverso da quello delle avanguardie (le quali, per certi aspetti, appaiono più simili a partiti politici): un convivio senza infingimenti e diplomazia e non inquinato da competizione: semplicemente alimentato da una comune passione e dall’amore per la verità. Un modo di relazionarsi che nei primi quindici anni del dopoguerra ha interessato altri ambiti (la letteratura, il teatro, l’architettura, l’editoria) e che ha immesso una linfa vitale nella città di Milano consentendole di non essere solo la capitale economica ma anche il centro culturale più fecondo del Paese.

La seconda qualità drammaturgica del testo va ricercata sotto traccia e consiste nella presenza di un coro silente: gli artigiani e i contadini da cui Piero Leddi ha imparato l’etica e il senso del lavoro. Una presenza/assenza divenuta parte della sua coscienza e guida del suo modo di essere e del suo fare artistico e che l’artista, esule dalla sua terra, chiama a giudice del suo cammino. È qui, del resto, che Leddi àncora la sua visione del mondo e un’incessante meditazione che egli saprà tradurre in pittura.

Ed è qui che si delineano i temi su cui si snoda il suo lavoro: la crisi delle campagne, l’esodo, l’impossibile ritorno, lo smarrimento degli animali, lo spaesamento degli strumenti di lavoro, il conflitto di meccanico e organico, la barbarie consumista, le nuove apocalissi (Icmesa), il disorientamento degli umani, l’inadeguatezza degli intellettuali. Temi che tuttavia non esauriscono i suoi interessi. La sua esplorazione si spinge più in là: verso i misteri dell’esistenza.

Un’incessante interrogazione che porta il disegno e la pittura a esplorare nuovi orizzonti: la comunanza degli esseri viventi (con l’emergere di una pietas sorvegliata, a tratti caustica e autoironica), la metamorfosi come inquietudine e possibilità dell’esistenza, i traumi (le teste violentate). E, per non perdere mai di vista la realtà, la rivisitazione dei miti antichi, di alcune epifanie religiose e di momenti della storia umana (la peste manzoniana, la rivoluzione francese). Fino a misurarsi con un mito contemporaneo: quello del conterraneo Fausto Coppi, per Leddi un angelo dalle ali spezzate. 

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Piero Leddi, [Interno d'auto con passeggino],1959, matita e acquerello su carta

Una ricerca per cicli (ognuno con una produzione cospicua) che conferma la tenacia e, insieme, l’indomabile insoddisfazione e la fame di conoscenza di questo artista la cui opera si può sintetizzare nell’aggettivo civile. Un risultato conseguito attraverso un saldo ancoraggio al vero e con una impostazione epica che tuttavia lascia intravedere una vena lirica, irsuta e scontrosa come tanti suoi animali.

Quel che mi è rimasto nella penna, lo dico in altra forma:

Sofferenti
assorti
nobili
prigionieri di un destino ignoto
eppure crocevia di metamorfosi.
Corpi
scavati
scarnificati
indagati
interroganti.
Sospesi sulla soglia
tra compimento e disfacimento
regola e ribellione
furore e mansuetudine
scontrosità e tenerezza
implacabilità e pietas
patimento e dignità
asperità e accoglienza
solitudine e condivisione
irruenza e misura
inquietudine e pacificazione
deformazione e bellezza.

Fedeltà al vero
e scavo nel mistero dei destini
Alcioneo, Europa, Pasifae
il Minotauro, Icaro, Fausto Coppi
e S. Sebastiano 
la discesa dello Spirito
Sant’Anna
il Risorto
il miracolo della bambina
la peste
la rivoluzione
le apocalissi della storia
e quelle quotidiane.

Le figure e i monumenti
la natura e la città
le auto come nuove caverne
le feste inquiete
le vite disperse
le discussioni vane.

L’aratro, la falciatrice, la pialla
il lavoro artigiano
i saperi antichi
le tavole dell’Encyclopedie ricostruite
come museo vivente.

Scontro e contaminazione
di organico e meccanico
umano e animale precipiti
sintesi
di dissacrazione e contemplazione
di classico e anticlassico.

Pittura come
combattimento con l’angelo.

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